…il tratto di costa che va da Lamezia Terme fino al versante nord di Pizzo, con in mezzo i circa 6 km di spiaggia del Comune di Curinga il cui mare color pistacchio ha assunto il profilo dell’emergenza vera e propria. Una condizione singolare quella vissuta da Curinga, se fino a qualche decennio fa l’intera comunità si trasferiva sulla spiaggia con una formula insediativa, le “baracche”, che è stata anche antropologicamente approfondita, oggi quella stessa spiaggia, che non subisce alcun fenomeno erosivo, è di fatto inservibile.
Il progetto
Circostanza che ha motivato l’amministrazione comunale ad assumere un’iniziativa singolare e metodologicamente distante dalla rivendicazione o dalla protesta fine a se stessa, nel corso degli ultimi dieci mesi si è scelto infatti di approfondire il problema con una rigorosa analisi del territorio, la verifica di problemi e criticità, l’individuazione delle cause, l’indicazione di interventi necessari e da sviluppare nel breve, medio e lungo periodo.
Il progetto, redatto dall’ex sindaco del Comune ed attuale capogruppo di maggioranza, il dirigente regionale Domenio Pallaria, è stato trasmesso al Presidente della Giunta Regionale, Roberto Occhiuto, all’assessore regionale all’ambiente Giovanni Calabrese, ed ha – sin dal titolo – l’indicazione del suo obiettivo «Risanamento ambientale e valorizzazione della costa compresa tra il fiume Amato ed il fiume Angitola”.
Si tratta, in buona sostanza, di un articolato percorso che consiste nella realizzazione di interventi – strutturali e non – rivolti al disinquinamento del tratto di costa per ridurre (quanto più possibile) le fonti dell’inquinamento e risanare un contesto ambientale che presenta, allo stato ed oggettivamente, una situazione di grave degrado.
Con il sindaco di Curinga, Elia Pallaria, abbiamo condiviso un percorso che è innanzitutto di metodo, servono a poco le proteste o le rivendicazioni, la Regione ed il Presidente Occhiuto stanno facendo quanto è nelle attuali possibilità ma ciascuno di noi può e deve dare il proprio contributo, è questa la ragione per la quale il Comune di Curinga ha scelto di impegnare tempo, energie e competenze per offrire a tutti gli enti coinvolti un piano di lavoro approfondito».
Analisi, criticità e azioni. Valore: 100 milioni
Il progetto predisposto, il cui costo complessivo ammonta a 100 milioni di euro e non lascia nessuno spazio d’ombra su problemi e criticità, contiene la descrizione dell’area, la puntuale analisi delle criticità, le azioni da intraprendere, la stima dei costi e la fattibilità amministrativa. Un approccio, dunque, che è rigoroso nelle premesse e non semplice nelle ipotesi di lavoro, d’altro canto l’area su cui intervenire, la Piana di Sant’Eufemia, ha una superficie di 120 Kmq, comprende 11 Comuni, è solcata da numerosi corsi d’acqua e fossi di scolo, ospita un’area industriale con una superficie di 11,1 Kmq ed è tra le più grandi del meridione. Nell’analisi di contesto sviluppata dal Comune di Curinga e che da conto di un esistente “disordine idraulico” assumono importanza, per le considerazioni che ne conseguono, le indicazioni in ordine alla rete di canali di colo realizzata a suo tempo dai Consorzi di Bonifica e modificata proprio in ragione della nascita dell’Area Ex Sir.
I nuovi canali realizzati sono stati infatti raccordati a monte con i canali di bonifica dando vita ad una rete di 16.881 metri lineari di canali che presentano una superficie di 178.000 mq. Tutto sversa nella parte terminale del torrente Turrina. Altrettanto significativa l’analisi relativa al mancato collettamento nei centri abitati (più del 30% delle abitazioni), alla presenza di aziende agricole e di trasformazione, all’operatività lungo la costa di grandi insediamenti turistici e case sparse, al censimento dei pozzi neri, agli sversamenti illeciti o, in ogni caso, potenzialmente dannosi nei corsi d’acqua. Cruda l’analisi delle condizioni che caratterizzano la Piattaforma depurativa situata nell’area ex Sir di cui vengono denunciate le «evidenti criticità strutturali nelle varie fasi a partire dalla sedimentazione a quella della stabilizzazione biologica, nonché manutentive. Nonché, ed a detta dell’attuale gestore, criticità dal punto di vista gestionale». In difficoltà anche la Linea destinata al trattamento dei fanghi per cui viene proposta, come ipotesi di intervento, «la realizzazione di un impianto specifico al limite ristrutturando all’uopo l’inceneritore già esistente nell’area industriale di Lamezia realizzato negli anni 90 dal Consorzio Industriale di Lamezia Terme ma mai entrato in funzione. Ovvero, la realizzazione di n.1 Digestore Anaerobico per il trattamento del fango mineralizzato e produzione di gas metano a servizio del comprensorio».
Alla Piattaforma depurativa – si legge sempre nel documento – è collegato un sistema di collettamento reflui principale sul quale sono presenti n. 35 impianti di sollevamento, distribuiti lungo i collettori fognari tra i Comuni di Falerna, Gizzeria, Lamezia Terme e Curìnga, impianti che vanno verificati e monitorati. Nel progetto avanzato dal Comune di Curinga vengono indicate alcune iniziative da assumere al più presto come «l’attuazione di un Piano Straordinario di pulizia e manutenzione di fossi (perlomeno i più significativi), canali di scolo e corsi d’acqua con particolare riguardo al fiume Amato, ai torrenti Bagni e Cantagalli, al torrente Turrina; la bonifica dei tratti terminali dei corsi d’acqua, specie il Turrina ed il canale C dell’Area Industriale di Lamezia; il ripristino del rivestimento ovvero il rivestimento dei canali compresi nel perimetro dell’Area Industriale di Lamezia.
In più il blocco degli inquinanti «sui fiumi e sui torrenti maggiori – si legge ancora nel documento – creare, laddove possibile, appositi slargamenti, specie nella parte terminale, per trattamenti preliminari ricorrendo anche alla fitodepurazione e/o comunque finalizzati all’abbattimento di nitrati e fosfati derivanti dai concimi ed altro e, sempre laddove possibile, realizzare delle apposite barriere drenanti». Sul fronte dei controlli il piano prevede il coinvoglimento dei comuni e delle associazioni presenti sul territorio, proposta anche la creazione di una sorta di polizia “fluviale”.
«Dare una risposta territoriale»
Ed infine il profilo della fattibilità amministrativa. «L’idea che ci ha mosso – spiega nello specifico Domenico Pallaria – è quella di costruire – rispetto ad una emergenza che va avanti da diverso tempo – una risposta territoriale che veda in prima linea come soggetti proponenti i Comuni (Lamezia Terme, Curinga, Francavilla e Pizzo) e come soggetto attuatore la Regione Calabria. Coinvolti dovranno essere anche, oltre alla Provincia e ad ARRICAL, ARSAI, Consorzio Unico, Soggetto gestore del SII e Commissario Unico ex DPCM 07 agosto 2023. Nella nostra visione sarebbe utile usufruire anche dell’esperienza specifica maturata da Sogesid quale coordinatrice di progetti di disinquinamento di aree vaste nella regione Campania (es. Disinquinamento dei Regi Lagni).