Gianfranco Agapito e’ stato prima mio collega di discipline giuridiche ed economiche al De Fazio di Lamezia e poi un mio professore quando sono diventato preside. L’affetto che ci ha unito in tanti anni e’ stato grande, e anche quando siamo andati in pensione ogni volta che ci incontravamo ci brillavano gli occhi. Gianfranco era cosi’, credeva nell’amicizia e si legava alle persone (e anche agli studenti) in maniera viscerale. I valori in cui credeva li difendeva con ostinazione e ha vissuto con la toga di avvocato cucita addosso. La portava anche a scuola, nel senso che si e’ sempre ritenuto un avvocato che insegnava e posso testimoniare come preside che mai l’avvocatura ha nuociuto al suo servizio scolastico. Era troppo rispettoso dell’Autorita’ ed era cosi’ forte il suo senso di appartenenza all’istituzione (oltre che l’amicizia nei miei confronti) per ricorrere agli espedienti di chi vive la doppia professione con furbizia. Di lui ricordero’ sempre molti momenti “personali” che debbono rimanere riservati, ma soprattutto il suo viscerale attaccamento alla famiglia, alla moglie e al figlio ai quali si e’ dedicato con affetto e devozione. Ho usato il verbo “dedicare” perche’ Gianfranco ha vissuto appunto dedicando tutto se stesso alla professione, alla famiglia, ai valori in cui credeva.
L’ insegnante ideale che ogni preside vorrebbe avere con se’, ma anche una guida sicura per gli studenti, un collega affabile per tutti i docenti ai quali non le mandava a dire. Potrei raccontare molti episodi per illustrare a chi non lo ha conosciuto il suo carattere, ma bastera’ ricordare solo il momento in cui mi affronto’ dopo che io avevo fatto colorare di rosso tutta la recinzione esterna alla scuola, per renderla allegra e riconoscibile subito da tutti. Mi disse “questa non me la dovevi fare, tutto quel rosso e’ un vero pugno nell’occhio”. Era davvero affranto e me ne dispiacqui sinceramente. Passo’ qualche settimana e venne a dirmi ” ho capito perche’ hai voluto tutto quel rosso, in effetti hai ragione, questa scuola e’ piu’ allegra, e ne abbiamo bisogno”.
Gianfranco caro, che la terra ti sia lieve e grazie per tutto.