Se mi chiedessero quale programma tv farei vedere nelle scuole, nei congressi, all’estero, agli storici, per spiegare in maniera sintetica l’Italia e gli italiani, non avrei alcun dubbio: 4 ristoranti, con Alessandro Borghese, un reality di genere culinario che va in onda dal 2015.
Per chi non lo avesse mai visto su Sky lo riassumo. Borghese va in una citta’ o localita’ e mette in competizione 4 ristoratori proprietari di locali dotati di una caratteristica comune, ad esempio il tipo di cucina o la collocazione geografica, che valutano a vicenda tra di loro le proprie attività, sotto la supervisione di Alessandro Borghese. I parametri di valutazione sono quattro: location, servizio, menu e conto[.
Ognuno dei ristoratori, a turno, ospita per un pasto presso il proprio locale Borghese e gli altri tre colleghi. Dopo ogni pasto, i ristoratori assegnano un voto, da 0 a 10. Una volta visitati i quattro locali, vengono confrontati i voti. Alla fine anche Borghese esprime il proprio voto che si va a sommare ai voti gia’ dati dei ristoratori e può “confermare o ribaltare il risultato finale“. Avendo 40 punti, il conduttore premia sempre la location (bellezza del locale) che ad occhio nudo ogni spettatore puo’ subito apprezzare. I punteggi finali vengono svelati solo dopo la proclamazione del vincitore, che ottiene un riconoscimento in denaro del valore di 5.000 euro da investire nella propria attività.
Questo reality e’ per me la piu’ fedele rappresentazione in scala dell’Italia in cui viviamo e dei suoi abitanti. Non ci credete? Cerco di spiegarlo, per i casi incerti, che, ripeto, sono quelli in cui i 4 locali si equivalgono piu’ o meno e non c’e’ un locale di pregio situato in edifici storici o centralissimi. La sfida tra i 4 ristoratori consiste nel vincere solo 5 mila lire, un’assicurazione e un sistema di allarme. Percio’ molti interpellati non accettano di partecipare. Come fanno allora a trovare ogni volta i 4 ristoratori? Ma e’ chiaro, in gioco c’e’ ben altro, l’onore. Superare i concorrenti e’ questione di onore per cui tutto e’ lecito e in ogni puntata si puo’ individuare subito colui o colei che e’ disposta a tutto per vincere. Tipico degli italiani, che per 5 mila lire sono disposti a compiere qualsiasi nefandezza. Basta chiederlo ai killer professionisti. Gli italiani onesti, i gentiluomini, compaiono anche nel programma ma sono sempre soccombenti e in netta minoranza numerica. Il guaio del programma, che poi in realta’ e’ il suo unico punto di forza, e’ quello di far giudicare il merito non ad esperti super partes ma agli stessi concorrenti in gara. Anche questo dettaglio e’ tipico della nostra mentalita’ italiota convinta che il merito non possa essere misurato in maniera oggettiva. I voti espressi dai concorrenti sono dati soltanto sulla base di pregresse amicizie, rancori, odi, risentimenti, umori del momento, vendette. Borghese invece premia la location, il locale di sicuro piu’ bello o di pregio, anche se presenta qualche pecca nel servizio o nel menu.
Il programma e’ il concentrato percio’ del piu’ becero frasiffatismo che possa immaginarsi. E’ vero tutto e il contrario di tutto. Il conto e’ alto? Voto 2. Il conto e’ basso? Voto 2. Il conto e’ quello che uno si aspettava? Voto 2, mi aspettavo di piu’, o di meno. Il servizio e’ lento? Voto 2, ma lo stesso voto viene dato anche se il piatto arriva troppo presto, se dentro vi si trova un capello, se non ha carattere (e che vor di’?), se e’ troppo crudo, o troppo cotto, se e’ freddo oppure caldo, se e’ troppo impiattato bene o se non lo e’ affatto…Ogni giudizio dato da ciascun concorrente su un piatto presenta la seguente forma: buonissimo ma…un pelino… Insomma ci siamo capiti, come nella scuola italiana che non ama i test oggettivi, il soggettivismo consente di dare i voti a casaccio, trovando una motivazione di comodo, come tutte le pezze a colore che mettiamo a tutte le nostre scelte strampalate, a tutte le scuse che inventiamo per simulare le nostre vendette, ostilita’, conti in sospeso, odi repressi, inimicizie di lungo corso, antipatie.
Naturalmente, l’italiano tipico e’ scemo e non tiene mai conto che chi la fa l’aspetti, sarai sempre ripagato dal prossimo con la stessa moneta. Se te la prendi con Tizio, quando sara’ il suo turno Tizio te la fara’ pagare e quindi e’ solo un triste gioco di contabilita’ tra il dare e l’avere. Vince la gara non il piu’ severo nei voti, il piu’ criticone, il piu’ malvagio, ma, come succede a Miss Italia, il piu’ benvoluto, quello che ha meno nemici, il mediocre che tutti gli altri sottovalutano. Non l’estremista, bianco o nero che sia, ma il concorrente grigio. Il piu’ mediatore ed equilibrista di tutti. Craxi diceva di Andreotti: E’ una volpe ma prima o poi tutte le volpi finiscono in pellicceria. Infatti, Andreotti e’ morto nel suo letto, Craxi in esilio. I ristoratori partecipanti si vede sempre ad occhio nudo che disconoscono Il Principe di Machiavelli o L’arte della guerra di Sun Tzu.
“Se conosci il nemico e te stesso, la tua vittoria è sicura. Se conosci te stesso ma non il nemico, le tue probabilita’ di vincere e di perdere sono uguali. Se non conosci il nemico e nemmeno te stesso, soccomberai in ogni battaglia.” “I guerrieri vittoriosi prima vincono e poi vanno in guerra, mentre i guerrieri sconfitti prima vanno in guerra e poi cercano di vincere.”
Se vedrete il programma, magari con gli studenti e un pubblico desideroso di apprendere, potrete facilmente spiegare l’indole (e la strategia) di ciascun concorrente, magari partendo dalla fine. Prima farete vedere chi vince e poi vedendo lo svolgimento, tutti capiranno facilmente perche’ ha vinto. Questo, ribadisco, se i locali dove sono allocati i ristoranti, si equivalgono.