Forse con il Partito democratico non ci capiamo. Su Linkiesta, e anche mediante cortesi scambi privati, abbiamo posto ai dirigenti del Partito democratico una questione semplice: l’offensiva ucraina sul territorio russo è legittima? Risposta: sì. Ma, soprattutto, è opportuna, utile? Risposta non pervenuta. Almeno, dalla segreteria nazionale. Perché altri (Lia Quartapelle, Lorenzo Guerini, Filippo Sensi) appoggiano con chiarezza e partecipazione personale l’avanzata delle truppe ucraine nell’oblast di Kursk. Invece Elly Schlein e Peppe Provenzano su questo non si pronunciano.
La segretaria è (giustamente) in vacanza, però esiste Internet. Il responsabile Esteri, in una intervista a La Stampa uscita a Ferragosto, ha continuato a ripetere che il problema è politico e che non ci può rassegnare alla guerra: frasi nobili che potrebbe sottoscrivere anche il nostro vicino di casa. No, qui la questione è precisa: il Partito democratico sostiene, appoggia, condivide l’offensiva di Kyjiv in Russia? O, come il suscettibile Guido Crosetto, ritiene che sia un ostacolo alla prospettiva di un negoziato? È una domanda semplice.
Nicola Fratoianni e Giuseppe Conte per esempio rispondono appunto con semplicità: è un errore nell’errore. Basta armi all’Ucraina (cioè o combatte con le mani legate dietro la schiena o si arrende ai russi: è la linea del Cremlino).
Se mettiamo insieme tutto questo abbiamo dunque il partito principale dell’opposizione che coltiva le stesse critiche all’Ucraina mosse dal governo e i due partiti più piccoli, quello populista e quello estremista, su posizioni oggettivamente vicine a quelle di Mosca.
Su Crosetto abbiamo scritto anche troppo: di fatto Giorgia Meloni, avallando col silenzio le parole del ministro della Difesa, si sta spostando su posizioni, diciamo così, molto fredde verso Kyjiv.
Tanto per dirne una, a riprova di questo, il governo avrebbe dovuto protestare con Mosca un secondo dopo che il Cremlino ha minacciato di intentare un processo alla bravissima Stefania Battistini che con Simone Traini, del Tg1, è coraggiosamente entrata in Russia al seguito delle truppe ucraine per documentare la situazione con uno scoop mondiale. In questo caso i partiti di opposizione e il sindacato dei giornalisti hanno chiesto l’intervento del governo per proteggere i due colleghi. Invece, niente.
Insomma, è tutto vergognoso. In un momento delicatissimo, con Kyjiv che sfonda nella regione di Kursk e i russi che penetrano nel Donbas. A due anni a mezzo dall’«operazione speciale», cioè criminale, di Vladimir Putin, a differenza degli alleati (ieri è sceso in campo il Canada per dire che l’Ucraina le armi le usa come meglio crede) l’Italia sta mollando. Con la sinistra in prima fila, a fare il passo del gambero.