Fabio Caressa di Sky, il populista aziendalista

Fabio Caressa (Roma, 1967) cominciò a 19 anni a lavorare in televisione per Canale 66, emittente locale romana legata a TeleRoma 56. Scoperto dal conduttore radiofonico Michele Plastino, su volontà di Sandro Piccinini passo’ nella redazione sportiva di TeleRoma 56, per la quale ha condotto per quattro anni il TG sportivo. Laureato in scienze politiche comincio’ a seguire per diverse emittenti radiofoniche la Lazio e la Roma nelle partite in trasferta. Nel 1991 venne scelto per comporre la squadra dei telecronisti della neonata pay-tv Tele+ (poi diventata Sky), il che lo costrinse a trasferirsi a Milano. Nel 1991 condusse la prima telecronaca, per Tottenham-Leeds Utd di Premier League, in differita.

Diventato giornalista professionista nel 1994, venne promosso nella stagione sportiva 1997-1998 a voce principale nei posticipi trasmessi da Tele+ e si alterno’ in questa veste con Massimo Marianella fino al 2002. Da giovane è stato socialista e simpatizzante di Bettino Craxi. Dall’11 luglio 1999 è sposato con la giornalista Benedetta Parodi, da cui ha avuto tre figli.

Conosciuta la sua intera biografia, osservandolo su Sky dove conduce Il Club ogni domenica sera con una sua compagnia di giro, e ascoltando (cosa che e’ capitata a tutti gli appassionati di calcio) le sue telecronache sempre in coppia con zio Beppe Bergomi,  su di lui e’ possibile formulare un giudizio psico-attitudinale, come quelli che producono  quelli che devono reclutare personale per le aziende, e lavorano nelle risorse umane.

La sua prima caratteristica, la piu’ evidente, e’ che si considera un aziendalista. Nessuno glielo ha chiesto ne’ imposto, ma lui ha sentito che deve servire fedelmente la causa di Sky con la quale si identifica. Questo suo dover essere rispetto al datore di lavoro lo rende la piu’ grande banderuola che sventoli nelle televisioni italiane. Caressa non esprime mai su nessun argomento la sua opinione sincera. In realta’ non ha pensieri propri. Lui si considera la voce ufficiale di Sky, pertanto ogni sua considerazione o e’ un cioccolatino (una volta si chiamavano marchette) o e’ fiele.  Anno per anno, partita per partita, esprime quello che secondo lui porta acqua al mulino di Sky. E’ facile spiegarlo: quando il Napoli di Sarri con il suo gioco attiro’ le simpatie degli appassionati, Caressa divento’ aedo napoletano perche’ secondo lui, davanti al predominio della juve allegriana, occorreva creare una rivalita’ che rendesse piu’ interessante il campionato. Era un semplice calcolo aziendale. Gli abbonati di Sky sono soprattutto delle regioni settentrionali, e quindi occorreva (nella sua testolina) creare un alone di simpatia per il Napoli per reclutare abbonati al Sud. La stessa identica operazione, scomparsi sia Sarri che Spalletti, la sta ora orchestrando per Gasperini e  l’Atalanta. Lo scorso anno pero’ gli orobici non furono mai in corsa per il campionato e solo in Europa si comportarono bene. Caressa decise allora di far diventare Gasp il testimonial per l’ esclusiva Sky sulla Champions.

Insomma, il gioco delle opinioni del “Caressa aziendalista” cambia a seconda delle stagioni e dei frangenti e lo costringe, questo e’ il coefficiente di difficolta’ delle sue acrobazie verbali, a pompare, esaltare gli emergenti, ma senza mai mancare di rispetto alle tre grandi, Juve, Inter e Milan, che contano pur sempre la maggioranza degli abbonati. Un gioco di prestigio dunque difficile, anzi impossibile, come quello che fanno i giocolieri col gioco dei piatti rotanti sui bastoncini. A cio’ si aggiungano, per capire le sue acrobazie pericolose, i legami familiari. Se il cognato e’ l’ex sindaco di Bergamo, Giorgio Gori (grande esperto di televisione, ma e’ evidente che non gli ha mai dato un solo buon consiglio) i suoi parenti sono di Roma, pertanto nello stesso tempo deve esaltare l’Atalanta ma anche ogni successo delle squadre romane.

Questa che ho appena illustrata e’ la versione del Fabio opinionista, ovvero la seconda parte della sua carriera che a Sky ebbe inizio con il suo famoso “Andiamo a Berlino” passato alla storia delle telecronache come il garibaldino Qui si fa l’Italia o si muore.

In fondo la popolarita’ Fabio la conquisto’ in Germania e il sommo Aldo Grasso lo elogio’ cogliendo la novita’ di un telecronista che rompeva con gli stilemi compassati di Martellini Pizzul e Carosio. Solo che questa novita’ si e’ ben presto rovesciata, come lo stesso Grasso ha poi colto, nella perenne disgrazia di noi poveri telemorenti a casa: costretti a sorbirci la doppia voce di telecronisti che per 90 minuti non smettono di parlare rimbambendoci con osservazioni, precedenti, statistiche (piu’ che telecronache fanno radiocronache). Fabio & Beppe sono ormai due vecchi amici che chiacchierano durante la partita, per cui noi telemorenti (come ci chiama Dagospia) e pure paganti possiamo solo togliere l’audio per zittirli.

Per fortuna, Caressa e’ stato poi da Sky lesinato nelle telecronache con la scusa di dargli un ruolo piu’ importante nel palinsesto (promoveatur ut amoveatur), e pertanto la sua popolarita’ e’ rapidamente scesa al livello dei Marianella, Roggero, Marinozzi (il migliore di tutti).

Resta infine da spiegare il suo tratto distintivo piu’ eclatante in questa sua tarda stagione di opinionista. Fabio e’ aziendalista, banderuola che sventola ad ogni refolo di vento, nonche’ inseguitore incessante di mode, tic, novita’ di giornata (algoritmi, scommesse e calcolo di probabilita’ piu’ che schemi di gioco e tattiche). Ma soprattutto e’ un populista, alla stregua dei quotidiani sportivi italiani. Il Corriere dello sport blandisce i tifosi di Roma e Lazio, La Gazzetta quelli di Inter e Milan, Tuttosport di Juve e Toro. Caressa tenta di esprimere quelle che lui pensa siano le opinioni della maggioranza di tifosi che lo seguono in tv. 

Il suo populismo nasce dalla intima  convinzione che il popolo dei tifosi, quindi le curve, siccome pagano (ma gli ultras piu’ che pagare incassano) devono avere sempre ragione. Fa come certe persone che non avendo idee proprie, in una discussione prima lasciano parlare gli altri e poi scelgono cosa dire. Cosi’ come i partiti fanno proposte populiste selezionate dai sondaggisti, allo stesso modo Fabio cavalca quello che lui immagina pensi o desideri la maggioranza del suo pubblico. Sta sempre dietro i tifosi mai avanti per educarli. Lo si capisce meglio ascoltando i suoi programmi in radio dove, sentendosi piu’ a briglia sciolta, e’ molto piu’ esplicito Lui e Zazzaroni in coppia su una radio romana gridano quel che in tv dicono a bassa voce.

Fabio Caressa e’ un campione tutto da studiare dei guasti profondi provocati dalle tv commerciali in cerca di audience e abbonati. Mentre in Rai contano solo le appartenenze politiche e i comparaggi, e dunque gli indici di ascolto non interessano a nessun conduttore (ma solo far contento il protettore/reclutatore), dentro Sky si e’ imposto il Caressa populista, moralista a modo suo, amichettista e aziendalista che abbiamo sin qui tratteggiato.

All’alba del campionato 24/25 il suo abito da “ultras orobico” che ha indossato da qualche anno lo ha portato (insieme a Marianella) a prendere di mira Koopmeiners colpevole di aver fatto di tutto per lasciare l’Atalanta in forza di una promessa ricevuta lo scorso anno dopo averlo trattenuto a forza (lo voleva il Napoli). Su tutto il resto scruta i tarocchi, per capire il popolo dove si orientera’. Sulla Juventus ad esempio il populista ancora non sa o non ha capito quale umore avra’ il popolo bianconero. Rimpiangera’ i risultati di Allegri? Si innamorera’ del gioco di Thiago Motta? In attesa di dove far cadere il suo populismo, deve dire tutto e il suo contrario, barcamenandosi in un gioco molto piu’ grande di lui per il quale non e’ attrezzato ne’ culturalmente ne’ sportivamente. Perche’ il calcio e’ un gioco bellissimo ma fin quando si parla di gioco, di campo, tutte cose che ai tifosi non interessano per niente. Caressa e’ il tipico trasformista italiano, che cambia maschera a seconda del posto e della giornata. Un personaggio in cerca di Autore che recita in nome e per conto di inventati Interessi Superiori, di Valori, di Principi Morali che lui maneggia secondo stagioni e convenienze. Non ha una bussola ne’ coordinate, procede per tentativi, convinto di avere un gran fiuto per capire cosa vogliono i tifosi. Come loro non ha mai convinzioni stabili, si e’ solo reso ri-conoscibile in un mondo di figurine Panini. La moglie ha fatto per caso carriera con la cucina, lui crede sinceramente di poter cucinare noi telemorenti senza aver nessuna idea di quali impiastri dialettici propina. Crede solo di farlo per una giusta Causa, questo si’, ma non sa come.