Giornalisti d’inchiesta e l’eccesso di vita

Selvaggia Lucarelli per “il Fatto quotidiano” – Estratti (Dagospia)

Mentre la giornalista che ha accusato Trocchia e Giudice di averle fatto violenza mi chiarisce che non è sua intenzione rilasciare interviste, Sara Giudice invece ha voglia di parlare. Sente di avere un peso di cui liberarsi perché, come spiegherà nell’intervista, la liturgia del silenzio, nel rispetto delle indagini, è stato un passaggio faticoso.

Come inizia l’approccio tra voi?

A fine serata ero appoggiata a un camioncino, avevo i tacchi che mi davano fastidio, lei si avvicina e mi dà un bacio. L’ho ricambiata in allegria.

C’era tensione sessuale?

Oddio, era un gioco ma l’ho condiviso volentieri, mi è anche piaciuto. Ero anche un po’ stupita di me perché era la prima volta che mi succedeva con una donna.

In che condizioni eravate?

Tutti eravamo euforici, ma lucidi.

Poi?

Poi sento Nello e un mio amico chiamare il taxi. Il mio amico le offre un passaggio e lei dice “no, preferisco andare con loro”.

Cosa succede sul taxi?

Ridiamo. Le dico “vedi che ti ho fatto conoscere Corrado?” (Formigli, ndr). A un certo punto lei mi ribacia e io condivido.

Nello cosa faceva?

Ci guardava, è una delle persone più rigide che conosca, impacciato con le donne. Poi prende coraggio e chiede se può baciarla. Lei dice: faccio quello che dice Sara. Io: fate come volete.

Arrivati sotto casa?

Lei scende. Mi stupisco. Nello paga il taxi. Ci appoggiamo alla saracinesca sotto casa e continuiamo a baciarci. Avevo la bambina a casa, il giorno dopo dovevo partire, dico a Nello: lei va via. Risale in taxi e se ne va.

Cosa vi siete detti tu e lui?

Risaliti in casa scherzavamo, dicevamo: ci siamo messi a baciarci in tre, come i ragazzini.

Le scrivete.

Sì, le scrive Nello, lei ci dice che è a casa, tutto ok.

Ma lei non ti risponde più.

Ho pensato fosse un momento di imbarazzo, di crisi di coscienza perché era fidanzata.

Eri preoccupata?

No, ho un approccio liberale alla vita, mi sembrava assurda questa crisi di conformismo.

A marzo 2023 che succede?

Non sapevamo della denuncia, veniamo convocati dalla questura di Roma che ci notifica l’atto.

Quando leggete l’accusa cosa pensate?

Ho provato profondo dolore. A me dispiace per lei, ho rispetto sacrale per le vittime di violenza, ho provato dolore per quella bugia. Ero travolta da ciò in cui io stessa credevo. Come se le mie battaglie si fossero ritorte contro. Non voglio fare vittimismo, ma il mio era dolore per quella causa che veniva sminuita.

Non ti sei chiesta se a causa dell’alcol la percezione dell’accaduto potesse essere stata diversa?

No, mai. Di quella sera ricordo tutto. Ero euforica, ma eravamo tutti allo stesso livello e presenti a noi stessi. Lei camminava, rideva, faceva battute, ha rifiutato avance nel locale da un’altra persona, ha rifiutato un passaggio.

Voi eravate due, lei seduta in mezzo in taxi: il tassista dice che ci avete provato

Salire in taxi con noi è stata una sua iniziativa, in taxi mi ha baciata lei. Mai l’abbiamo stretta, trattenuta, mai ha detto che non voleva fare qualcosa.

La Verità scrive che sotto casa lei “fugge” nel taxi.

Ma quando mai. Il taxi sarà rimasto neppure un minuto tra Nello che pagava e l’incertezza sul da farsi.

Il passaggio più grave è quello sul GHB.

Quando l’ho letto ho pensato alle cose più brutte: a una trama, qualcosa di più grande di noi.

Mai usata questa droga?

Non so neppure come è fatta. Lei non vi accusa direttamente di averle messo la droga nel bicchiere. Dice che a un certo punto qualcuno alle sue spalle le offre un bicchiere, ma non ricorda chi.

Che spiegazione ti sei data?

Non la ho. Ho letto molto in questo periodo, la lettura serve ad analizzare i fenomeni, e ho capito che il male è banale. Puoi difenderti, ma certe volte capita e puoi fare poco.

La Verità ha titolato sull’accusa di “stupro di gruppo”.

Tutto questo era una cosa così lontana dall’orizzonte delle possibilità che mi sembra assurdo. Mi dispiace per mia figlia, hanno messo anche il nostro indirizzo di casa. La violenza di quelle parole verrà ripulita dalla verità.

Vi aspettavate che uscisse su un giornale di destra?

Sì. Amo Nello ed è anche la persona che stimo di più al mondo. Sapevo che non si sarebbe mai fermato nel portare avanti le sue inchieste. Gli dicevo: “stai calmo, per la nostra reputazione, per la nostra vita”. Alla fine però lo stimo anche per questo, perché non lo fa. Ma sapevo che saremmo stati puniti. La notizia potevano darla, ma non in quel modo.

Siete stati incauti?

Paghiamo l’eccesso di vita forse. Ma se Nello mi avesse dato l’impressione di fare un gesto di troppo nei confronti di una donna l’avrei fermato. Anzi, l’avrei pestato. Io e lui non faremmo mai male a un qualsiasi essere umano.

Quando hai saputo dell’indagine lo hai riferito alle persone con cui lavoravi?

A Formigli.

E cosa ti ha detto?

È stato comprensivo e paterno, mi ha detto di continuare a lavorare.

Pensi che l’articolo de La Verità, così come è stato scritto, sia legato al tuo lavoro a Piazzapulita?

Sì, e ne sono orgogliosa.

Se ci fosse un mandante politico però saprebbero che stai per sbarcare in Rai, nel programma di Monteleone.

Ma La Verità mi colloca ancora a Piazzapulita. Forse non lo sapevano. Forse.

Monteleone che ti ha detto?

Ha espresso solidarietà.