Teatro Grandinetti, Speranza: «Se non lo avessimo acquistato ora sarebbe un supermercato»

Cosa direste di un piccolo comune italiano dove un ragazzo di 15 anni non e’ mai entrato per tutta la sua vita in un cinema a vedere un film, anzi, che cresce senza sapere chi sia stato Roberto Rossellini o Federico Fellini e guarda solo film americani e solo il genere commedia (Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo sui giovani nati tra il 1982 e il 1994, e il cinema)? Vorrei dirvi che non un piccolo paese ma una citta’ come Lamezia vive tale situazione di privazione culturale: i nostri giovani crescono senza godere dell’arte del cinema.

Di questo piccolo particolare vorrei parlare oggi dal momento che Lamezia non so da quanti decenni non ha un cinema che proietti film, e tutto cio’ risale a tanti anni fa, che sono molti perche’ ad un certo punto, lo ricorderete, il nostro cinema c’era ma funziono’ solo proiettando film porno. E ricordo quel frangente per ricordare a tutti, anche  a quelli che in questi anni organizzano a Lamezia rassegne di film (e poi si lamentano che gli spettatori sono pochi), che una sala cinematografica che abbia un proprietario per sostenersi deve misurarsi con la domanda di mercato.

Ad un certo punto a Lamezia il mercato voleva solo film porno, tutto qui. Ci fu una ripresa intorno agli anni 90 e primi anni 2000 in cui i film commerciali tornarono ad essere visti tra Teatro Grandinetti, Cinema Astra e il redivivo Capitol. Il sipario su tutte e tre le sale, dopo anni di magra e di servizi sempre piu’ fatiscenti, calo’ intorno al 2006. Nel 2010 il sindaco Speranza acquisto’ dal tribunale il Teatro Grandinetti. Il 20 novembre 2018 egli disse (articolo di T.B., la Cnews):

«A distanza di anni rivendico con umiltà ma con dignità la bontà della decisione di comprare il Teatro Grandinetti. Innanzitutto, la scelta dell’amministrazione fu condivisa dal Consiglio Comunale che deliberò formalmente l’acquisto. La stragrande maggioranza delle forze politiche e culturali e l’associazionismo cittadino manifestarono consenso e sollecitarono a far presto. Non lo comprammo sul libero mercato ma dal Tribunale al quale chiedemmo ripetutamente nel corso degli anni ed ottenemmo di ridurre la cifra di acquisto. Se non lo avessimo comprato, oggi in quel luogo sarebbe sorto un supermercato, una banca, un albergo ecc. Così come è avvenuto in tanti comuni italiani. E la città ci avrebbe rimproverato in eterno di non aver avuto la giusta determinazione. Tecnici esperti sostengono che la spesa effettuata dal Comune sarebbe stata moltiplicata almeno per tre se avessimo deciso di costruire un nuovo teatro. La scelta è stata giusta, ma non escludo assolutamente che si siano fatti errori nel procedere. Anche una scelta giusta e lungimirante operata per il futuro della comunità può contenere degli errori nel lavoro degli uffici. Ma tutti abbiamo ormai imparato che non bisogna buttare il bambino con l’acqua sporca ma lavare il bambino».

Cosi’ andarono le cose, e a distanza di tanti anni debbo confermare (come questo blog dimostra) che l’unico contrario alla scelta di acquisto fui io, mentre tutti erano favorevoli. Il prezzo di acquisto fu 4,700 ml (17/12/2010, il Lametino), una sorta di diktat del Tribunale (che agiva sulla base di perizie che come tutte le perizie sul valore di un immobile sono discrezionali) accettato perche’, ecco il timore, si fa avanti un privato, se lo compra, e poi ci fa un supermercato. Che poi, a pensarci oggi, e’ la stessa cosa che si diceva di un altro cinema, il Capitol, dove sorse un Bingo per pochi mesi. Ad oggi, nel tardo 2024, le strutture del vecchio Capitol e dell’Astra risultano abbandonate da anni senza che sia mai stato messo in cantiere nulla per altra attivita’ privata per questioni giudiziarie su cui e’ meglio non addentrarsi. 

Comunque sia, nel 2010 il Comune acquista e passano 8 anni per risolvere una grana: l’immobile acquisito e’ inagibile. Sempre nel 2018 spiegava Gianni Speranza: “…sulla questione del manufatto abusivo, abbattuto sabato scorso, che bloccando le vie di fuga del teatro sarebbe stato, secondo i commissari, una delle motivazioni della non agibilità dell’immobile bloccando così ancora una volta le attività culturali, Giuseppe Costanzo, amministratore del Teatro per conto del Tribunale, mi ha raccontato che nel 2009 (15 mesi prima dell’acquisto) ritenne di inviare una raccomandata specificatamente ed esclusivamente all’hotel Rossini. Vorrei ricordare che, successivamente all’acquisto, i locali sono stati aperti ed hanno funzionato come cinema e come teatro». Tralasciamo l’anomalia (sic) dell’acquisto (immaginate di comprare una casa e scoprire in seguito di non poterci andare addirittura ad abitare per 8 anni) e veniamo ad oggi.

Il Teatro comunale e’ l’ennesimo immobile inutilizzato, il Comune deve provvedere alla sua manutenzione per farvi  giusto qualche convegno e per qualche spettacolo teatrale. E’ cioe’ come lo stadio Carlei, o come sara’ presumibilmente il nuovo Palasport. Opere inutili dal momento che i costi della manutenzione sono superiori alle eventuali entrate che un soggetto privato o pubblico possa ricavarvi (si chiama mercato). Ragioniamo: un privato sano di mente investirebbe i suoi soldi per comprare un immobile se non sa prima cosa ne vuol fare? Ci va ad abitare, lo affitta, lo tiene per rivenderlo a prezzo maggiorato? Ecco, i comuni e gli enti pubblici non ragionano prima, spendono soldi per costruire opere pubbliche sulle quali non hanno nessuna idea realistica su come utilizzarli e/o mantenerli. Il beneficiario non e’ la collettivita’ come dicono, ma la ditta che li realizza (clientelismo degli appalti). Il difficile non e’ costruire un parco, un palasport, un anfiteatro, un cinema: il difficile e’ gestirli. Non e’ impossibile costruire uno, due o tre lungomari, il difficile e’ mantenerli in vita nel lungo periodo con attivita’ commerciali che portino al comune entrate per poter provvedere alla manutenzione.

Le nostre forze politiche populiste (da destra a sinistra, tutte) del mercato se ne fregano cosi’ come dell’aumento del debito pubblico: il comune con il suo personale deve provvedere alla manutenzione dei parchi, degli immobili comunali, delle strutture sportive. Ovvero pensano, nel mentre elargiscono redditi di cittadinanza a disoccupati perche’ se ne stiano a casa, che un comune dovrebbe ingolfarsi di dipendenti e attraverso la sola spesa pubblica, finanziata a debito, gestire immobili e strutture (riparazioni, manutenzione ordinaria e straordinaria). Siccome questo proposito (anche per l’impossibilita’ di riuscire ad aumentare le entrate tributarie e la riscossione) oggi non e’ piu’ realizzabile, ecco allora l’abbandono (dovunque non solo a Lamezia) di parchi, immobili, opere pubbliche, strutture sportive, che diventano strutture fatiscenti, incompiute, dismesse.

Insomma, dopo tale digressione, tornando da dove siamo partiti, Lamezia per giunta e’ citta’ anomala rispetto a quelle con le quali pur vorremmo confrontarci.

A Catanzaro, a Cosenza, a Reggio, i cinema ci sono, oltre ai multisala. A Lamezia, grazie ai Pollice, si sono distribuiti musica classica e teatro e abbiamo, come dicevo, ragazzi e giovani che non conoscono il cinema italiano, ovvero l’arte nella quale, grazie ai nostri Maestri del neorealismo, siamo e siamo stati un punto di riferimento culturale nel mondo.

Si puo’ vivere bene, certo, anche senza sapere perche’ Michelangelo sia stato un grande maestro del Rinascimento, o perche’ Alessandro Manzoni sia stato un Autore tra i massimi della letteratura, o senza aver mai visto Roma citta’ aperta, Otto e mezzo e Ladri di biciclette. Ma e’ l’ignoranza il solo terreno di coltura delle mafie che Lamezia ogni anno con la rassegna Trame analizza e aggiorna nel loro evolversi.  Al cinema spesso si va per vivere vite incredibilmente diverse dalla nostra, per lo stesso motivo per cui si leggono libri, ecco cosa manca ai giovani.

Ci si lamenta che i giovani non leggono, che studiano poco, che sono sedentari. A me preoccupa anche che in questi giorni, per dire, il film di Gianni Amelio Campo di battaglia lo Space Cinema di Catanzaro lo abbia messo in una sala e quello di Lamezia no (lo Space da Milano conosce la domanda, sa i gusti degli spettatori e sa che a Lamezia quel film non va). Gli appassionati andranno a Catanzaro a vederlo, senza problemi, non solo a Lido ma in centro grazie al Supercinema, ma voglio solo dire che a Lamezia sta crescendo una gioventu’ che pensa che il Cinema sia solo i film blockbuster che danno ai 2 Mari.

E’ come i 150 miliardi del Superbonus: non avremmo potuto spenderli in sanita’ pubblica istruzione e ricerca (come ieri Schlein ha chiesto alla Festa dell’Unita’) invece di piangerci addosso come fanno ora i populisti? E a Lamezia i 4,7 ml del Teatro Grandinetti non avremmo potuto spenderli in maniera piu’ proficua? Oggi vale la pena riflettere anche su questo (anche se acqua passata non macina piu’) e anche se la Verita’ in tasca non ce l’ha nessuno. Noi in Italia con la PA sappiamo solo fronteggiare emergenze, non risolvere problemi.