Cercavo su Google un vecchio pezzo che Aldo Grasso (1949) aveva scritto su De Andre’ e mi appare AS (Andrea Scanzi, Arezzo, 1974) su youtube il 4/1/24 che per 30 minuti insolentisce Grasso. Titolo: Ormai Grasso non ne indovina una. E straparla pure di Gaber (di cui non sa nulla).
AS e’ un noto giornalista e scrittore, attualmente opinionista di È sempre carta bianca e scrive su Il fatto quotidiano dove ha una sua rubrica da molti anni. Sposato, poi ha avuto un legame con Selvaggia Lucarelli ed e’ attualmente fidanzato con una sua collega e collaboratrice de L’Espresso.
Per mezzora AS insolentisce Grasso, critico televisivo del Corsera, per quel che ha scritto sul documentario di Riccardo Milani Io, noi e Gaber. Come ripeto sempre perche’ e’ il mio mantra, nella nostra vita possiamo parlare di tutto ma la cosa piu’ importante non e’ il cosa ma il come.
Siccome da anni quando appare Scanzi in tv io cambio programma, questa sua invettiva consente di approfondirlo sul piano psicologico. Si scaglia contro Grasso perche’ a suo dire lui, AS, sa tutto di Gaber e lo adora, mentre Grasso non sa nulla e allora cosa scrive a fare, questa vecchia cariatide? Solo che piu’ e piu’ volte nella mezzora l’accusa maggiore che viene rivolta a Grasso, peggiore del fatto di scrivere su un artista di cui non sa nulla, e’ quella di essere renziano.
L’invettiva, tipica del genere oratorio, in letteratura si caratterizza o come un genere a sé stante o come una sezione di un’opera più ampia, in cui l’autore si rivolge con rabbia e toni accesi contro un avversario o una fazione avversa (reale o astratta, tramite l’uso di una prosopopea). Nel caso di AS, pertanto, l’invettiva contro Grasso e’ una sezione di un’opera piu’ ampia che concerne Matteo Renzi, il traditore rinnegato della sinistra dei puri e duri. I toscani non solo sono specialisti del tono di aspro rimprovero o di accusa (Ahi Pisa, vituperio delle genti del bel paese là dove ‘l si suona…!– Dante), ma abitano il luogo dove i termini “guelfo” e “ghibellino” che oggi noi usiamo correntemente per indicare curve opposte, vennero inizialmente utilizzati per definire le opposte fazioni fiorentine e toscane del duecento. La prosopopea di AS, che pratica i teatri e la tv e quindi, piu’ che la scrittura ha il birignao tipico dei teatranti, accusa Grasso di essere un vecchio col grammofono nel tempo di Spotify. Invece di fare l’umarel in giro per i cantieri continua a scrivere di cose che non conosce. Negli anni ottanta le sue critiche avevano un peso, adesso i social lo rendono patetico ed inutile.
La veemenza reiterata nel ribadire i concetti che ho appena riassunti (renziano, umarell, inutile, ignorante) rendono AS con questo video un documento storico dell’epoca in cui viviamo. Dal 2018 anno in cui gli italiani vollero i grillini e l’uno vale uno, sono emersi in tv questi mignimogni prisuntusi (cosi’ li definiamo a Nicastro), AS e il suo capo Travaglio, o il gemello diverso Padellaro.
All’inizio sembravano “ospitate” dalla Gruber invece altro non erano che una triangolazione politica M5S-Cairo-Il Fatto. La 7 ha preservato l’unico spazio libero dal Fatto il venerdi’ con Propaganda live, dove la presenza di Filippo Ceccarelli, Francesca Schianchi e Paolo Celata rappresenta una eccezione. Non è un mistero per nessuno poi che Mentana non soltanto non sopporti la Gruber ma neppure Travaglio e che mai nelle sue maratone e nei suoi programmi abbia fatto intervenire uno del Fatto (solo una volta ho visto Padellaro). Comunque sul film di Milani (in pieno accordo con quello che ha poi scritto Grasso) nel 2023 avevo scritto sul blog questo:
(frasco) Il regista Riccardo Milani nel 2023 racconta Gaber (1939-2003) facendo parlare troppo la famiglia e poi Morandi, Mogol, Fossati, Jovanotti… Che cosa abbiano a che fare con Gaber Capanna e Bersani (simboli del ’68 e di quale sinistra?) resta un mistero. L’unico che ne può parlare a ragion veduta è Michele Serra, perchè da anni guarda la realtà italiana con ironia e dissacrazione. Ne potrebbero parlare Baricco, Francesco Merlo, Bartezzaghi, Aldo Grasso, perchè non ci sono più Eco, Ettore Scola e Berselli. Gaber col teatro-canzone ha inventato un genere che ha rivoluzionato lo spettacolo italiano, si è ritagliato una forma artistica che non a caso è stata un unico. Dopo di lui più nessuno. La sua è la storia di un cantante che dopo aver praticato la tv e i cantautori diventa un intellettuale il cui scopo di tutta una vita (breve) diventa quello di far saltare in aria le ideologie. Gaber è stato un dinamitardo, che ha messo le bombe (con Sandro Luporini) sotto i cantautori alla Fossati, la politica di sinistra ipocrita e da Ztl (oggi alla riscoperta dell’identità!), la borghesia consumista, il dirittismo (pensiamo cosa avrebbe detto oggi della politica woke).