Marattin, Renzi, Calenda e Bonino

1) Quanto al fu terzo polo, si potrebbero fare ironie su chi scopre solo oggi il fatto che Italia Viva sia un partito personale, in cui, tendenzialmente, si fa quello che dice Renzi, e figuriamoci dentro un partito oggettivamente costruito attorno a lui.

2) Poi sarebbe arduo cercare di rintracciare una chiara ragione politica nella girandola di posizioni assunte in questi anni da ciascuno dei protagonisti, per dividersi e riunificarsi, allearsi e combattersi in tutte le combinazioni possibili (Calenda e Bonino contro Renzi, Renzi e Bonino contro Calenda, Calenda a favore dell’alleanza con il Pd e Renzi contro, Renzi per il ritorno nel centrosinistra e Calenda ostile).
3) Mi pare che il tentativo di eludere le difficili scelte della politica rifugiandosi nei temi, nel programmismo degli unici (presunti) competenti si sia rivelato ugualmente velleitario quando le ragioni della politica sono tornate a imporsi.

4) Per quanto riguarda i liberaldemocratici in particolare, sulla loro triste sorte pesano, secondo me, due (ulteriori) limiti: il non capire che il loro compito non è solo spiegare tutte le cose giuste che ci sarebbero da fare, ma anche perché non vengano fatte, e soprattutto perché chi le propone continui a oscillare tra il 2 e il 3 per cento (indizio: a volte anche perché quelle cose non sono poi così giuste) e il non riconoscere come il primo motivo di questo deplorevole stato di cose sia una conseguenza del sistema elettorale-istituzionale, che consente di fare scelte appena ragionevoli (come durante il governo Draghi) solo in condizioni di assoluta emergenza e all’esplicita condizione di ricominciare come prima e peggio di prima non appena sia passata la tempesta. Su questo punto – in breve, sulla necessità del ritorno al proporzionale – l’unico a essersi reso conto della contraddizione tra la proposta centrista-liberaldemocratica e il sistema bipolare-bipopulista è Calenda, e gliene va dato atto. Quando lo capiranno anche tutti gli altri sostenitori della democrazia liberale, nonché del primato della politica, dei partiti e soprattutto della razionalità, a destra e a sinistra, forse l’Italia potrà finalmente fare un passo avanti, fuori da questo ormai trentennale delirio.