(Cundari) Per quanto mi riguarda, in un prezioso libriccino pubblicato un anno fa dalla fondazione Ugo La Malfa («Sullo stato dell’opinione», capitolo introduttivo del saggio del 1922 di John Maynard Keynes «A Revision of the treaty») ho trovato questa fulminante definizione di un certo modo di affrontare il dilemma del populismo:
«I moderni uomini politici hanno per metodo quello di proclamare tante follie quante ne richiede il pubblico e di praticarne il minimo compatibile con ciò che hanno detto, confidando che questa follia delle azioni, che deve far seguito alla follia delle parole, si riveli presto come tale e offra un’opportunità per tornare nuovamente al buon senso – il metodo Montessori per quel bambino che è il pubblico».
È un ritratto che sembra calzare perfettamente a Ursula von der Leyen e a tanti suoi colleghi, ma che potrebbe andare altrettanto bene per molti esponenti del centrosinistra italiano da anni impegnati fino allo stremo nel corteggiamento dei populisti grillini, e per questo capaci di seguirli in tutte le peggiori follie degli ultimi anni, dal taglio alla cieca dei parlamentari con cui hanno sfregiato le Camere e la Costituzione fino al superbonus con cui hanno sfasciato i conti pubblici, per non dire degli ultimi vistosi ondeggiamenti persino in politica internazionale. Nel loro caso, però, non sono così sicuro che ci sia tutta questa speranza, e forse nemmeno il desiderio, di tornare al buon senso.