(12/9/24) Due giorni fa, commentando le reazioni al piano presentato da Mario Draghi alla Commissione europea, un ambiziosissimo progetto di riforma e di investimenti da 800 miliardi, in larga parte pubblici, da finanziare attraverso eurobond, mi ero divertito a sottolineare una tipica contraddizione dei populisti italiani. Pur di scagliarsi contro Draghi e ripetere i soliti argomenti (chiamiamoli così) contro l’odiato tecnocrate, leghisti e grillini finivano per allinearsi all’odiata Germania e ai famigerati paesi frugali, massimi sostenitori di quell’austerità e di quel primato del mercato che sulla carta i populisti vorrebbero combattere. Devo però correggermi. Mi era infatti sfuggito il contributo al dibattito di Nicola Fratoianni, che assieme ad Angelo Bonelli guida Alleanza Verdi Sinistra, e due giorni fa si è affrettato a chiarire che «l’Agenda Draghi non può essere il programma del campo alternativo alla destra». Essendo quella degli eurobond la principale battaglia del fronte democratico-progressista e anti-austerity dai tempi di Jacques Delors, mi domando quindi quale sia, in tema di competitività europea, l’agenda Fratoianni: un piano di investimenti pubblici da 800 mila miliardi, da 800 milioni di miliardi, da 800 mila milioni di miliardi? Un eurosuperbonus con cui finanziare la ristrutturazione del debito, della casa al mare e anche di quella in campagna di ogni singolo cittadino europeo?