Il docente italiano “insoddisfatto”. Per cosa?

Il tema del docente italiano insoddisfatto e’ ben presente nella produzione letteraria di Domenico Starnone, da La scuola-ex cattedra a Confidenza (2021) sino all’Amica geniale realizzata insieme con la moglie Anita Raja. E’ il tema del docente che aspira a fare altro nella vita, dal docente universitario sino all’opinionista sui quotidiani, per realizzarsi appieno. Fermo restando che nella vita di ciascuno di noi esiste ogni tipo di aspirazione (un certo Leopardi le chiamava illusioni) o sogno (il mio era quello di giocare in serie A), il docente italiano per me e’ insoddisfatto soprattutto per ragioni economiche. Ho gia’ spiegato altrove a chi in Italia sono imputabili i bassi salari dei proff, qui mi limito ad osservare che finanche i nostri tassisti hanno capito la questione mentre gli insegnanti ancora non ci riescono. Vediamo. I notai e i farmacisti italiani guadagnano molto perche’ il loro numero complessivo rimane basso mentre tanti altri mestieri umili sono sottopagati perche’ molti vorrebbero farli. Giorgio Armani e’ miliardario perche’ sa fare quello che pochi riescono a fare, e cosi’ via, anche se qualunque lavoro uno faccia dovrebbe comunque ottenere una paga dignitosa come prescrive la Costituzione e come esige la dignita’ umana. L’insegnante riceve uno stipendio basso da noi perche’ e’ saltata la selezione in ingresso del concorso pubblico (in Finlandia diventare docente e’ come vincere alla lotteria e quindi i pochi che riescono hanno stipendi altissimi) e ormai, roba dei nostri giorni, il sistema e’ cosi’ ingolfato dal precariato che non basta piu’ neppure risultare idonei ad uno o piu’ concorsi. Sei costretto a rifarne un altro per tentare di vincerlo in una sommatoria di graduatorie che ti fa uscire pazzo. A cio’ si aggiunga che l’aspirante docente comincia sommando al basso stipendio il pendolarismo fino a quando l’entrare di ruolo non si accompagni ad una sede comoda vicino casa (o dal Nord tornare al Sud dove il costo della vita e’ piu’ basso). Dunque, a me pare che l’insegnante insoddisfatto lo sia in prevalenza per ragioni economiche e questo spiega l’invidia verso i presidi ovvero verso ex colleghi i quali sono riusciti ad incrementare lo stipendio.

Cio’ detto, c’e’ un elemento ulteriore che va messo in luce in tale insoddisfazione “economica”. Se prendessimo 100 docenti e si prospettasse loro in concreto la possibilita’ di guadagnare quanto il loro dirigente scolastico assumendo pero’ le stesse loro responsabilita’ civili, penali ed amministrative, quanti di quei 100 accetterebbero?

Mi spiego con un ricordo personale. Un giorno nella scuola che dirigevo un colpo di vento fece cadere durante le lezioni nel corridoio un finestrone. La mia buona stella ha voluto che in quel momento non passasse nessuno altrimenti la responsabilita’ per i danni subiti dal passante, chiunque fosse stato, sarebbe stata solo la mia: non avevo segnalato alla Provincia il pericolo derivante dall’usura degli infissi di legno. Ad occhio li vedevo logorati dal tempo ma non immaginavo o prevedevo che un finestrone si sarebbe potuto staccare. Il dirigente scolastico e’ l’unico responsabile di qualsiasi cosa brutta che avvenga in una scuola, allo stesso modo di un medico ospedaliero per gli ammalati, tant’e’ vero che ciascuno si dota di assicurazione personale per cercare di tamponare. Finanche e’ responsabile anche per quello che avviene lontano da lui, per esempio durante i viaggi degli alunni, dalla scelta del mezzo di trasporto a quella del numero e dei nominativi degli accompagnatori. Non e’ detto che un docente pur di guadagnare di piu’ accetterebbe queste condizioni di maggiore responsabilita’. In genere gli insegnanti questo non lo sanno perche’ tutti hanno in mente le responsabilita’ dei vecchi presidi sino al 2000. I miei colleghi presidi, prima che diventassimo dirigenti, erano irresponsabili avendo un ruolo giuridico di semplici esecutori di ordini e direttive provenienti dall’alto, dal Ministero tramite i provveditori. L’aumento dello stipendio dei dirigenti fu dovuto infatti ad un aumento esponenziale delle loro responsabilita’ in seguito alla costituzionalizzazione dell’autonomia della scuola. Il gioco vale la candela? Chi non risica non rosica, ecco perche’ in Italia molti dirigenti scolastici non vogliono oggi la valutazione anche se potrebbe servire a guadagnare di piu’, ecco perche’ molti docenti non accetterebbero di guadagnare di piu’ se dovessero essere sottoposti a valutazione o se dovessero aumentare le loro responsabilita’.

La insoddisfazione dell’insegnante italiano, per come la vedo io, e’ dovuta a ragioni economiche in quanto agli occhi dell’opinione pubblica (cioe’ degli studenti e delle loro famiglie) egli ormai rappresenta uno sfigato, uno che pur avendo studiato per ottenere laurea e abilitazione (e/o concorso) guadagna poco rispetto a tanti italiani senza titolo di studio che guadagnano di piu’ facendo altri lavori.

Lo sfigato dall’opinione pubblica non e’ considerato tale perche’ il basso stipendio viene messo in rapporto ai benefit dei docenti (vacanze, ferie, orario). Tutta colpa, anche qui, di tutte le trappole e gli equivoci che i sindacati hanno voluto inserire nel contratto collettivo di lavoro, ovvero nell’unico atto giuridico che regola la professione. Voglio dire che se in Italia, come negli altri paesi civili, ci fosse non un contratto tra le parti ma una Legge dello Stato che stabilisse: un docente deve fare a,b,c,d…; deve lavorare 36 ore settimanali; le sue ferie vanno da….a….. Insomma se tutto fosse stabilito dal legislatore, dall’alto, non dalle parti sindacali, finirebbe la manfrina del lavorate poco, avete molte vacanze e via dicendo perche’, si pensi solo all’orario di lavoro, dovrebbe essere sancito per legge -non su un contratto- che esso deve essere di 36 ore settimanali di presenza a scuola. Invece no, ogni docente intende fare 18 ore in classe se ci sono gli alunni e poi il resto fuori dalla scuola (correzione compiti, preparazione lezioni, ecc…). Negli altri paesi europei al contrario si passa a scuola l’intero orario di lavoro e le lezioni sono solo una parte. In Italia no, si preferisce (siamo o non siamo il paese dei furbacchioni e dei sofisti?) che una parte sia orario sommerso, nascosto, lasciato alla libera interpretazione del singolo. Con tutti i conseguenziali equivoci che cio’ comporta.

Insomma, a mio parere, l’insoddisfazione del docente italiano, fermo restando che ciascuno nella sua vita puo’ aspirare a fare tante cose, raggiungibili o meno, e’ prevalentemente di natura economica perche’ cio’ che hanno capito finanche i tassisti (meno siamo piu’ guadagniamo) i professori nostrani non riescono a capirlo. La misura dello stipendio infine in economia e’ sempre direttamente proporzionale alle  responsabilita’ e ai doveri che uno ha. Faccio un esempio. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a cinque anni con la pena da rideterminare in Appello per disastro ferroviario nei confronti di Mario Moretti, ex ad di Rfi, per l’incidente ferroviario di Viareggio, dove la notte del 29 giugno 2009 a causa di un guasto deragliò un carro merci incendiando, in una alta palla di fuoco, un carico di gpl: morirono 32 persone e ne rimasero ferite oltre 100. Uno puo’ anche invidiare l’entita’ dello stipendio di un amministratore di Rfi, ma poi basterebbe pensare che quando avviene un incidente in Italia si cerca un capro espiatorio e il vertice viene tirato in ballo. 

Se non si capisce che maggiori sono le responsabilita’ maggiore e’ lo stipendio significa semplicemente volere tutto senza rinunciare a nulla (cioe’ voler la botte piena e la moglie ubriaca).