Che bello quando a scuola gli insegnanti assegnavano compiti per casa o da svolgere in aula, (non in classe, perché la classe indica la “classe di età” degli alunni! Ma la confusione semantica impera da sempre), poi interrogavano, correggevano, “mettevano i voti” sul registro… sempre senza farsi vedere! Il mistero regnava sovrano, rotto soltanto da quei colloqui con le famiglie, quando finalmente i registri venivano aperti e i voti comunicati, sì, ma solo ai genitori, in quanto responsabili dello sviluppo/crescita e dell’EDUCAZIONE dei figli!
Alla scuola spettava soltanto, e rigorosamente, l’ISTRUZIONE! E il ministero è, appunto, il Ministero dell’ISTRUZIONE! Solo con il fascismo era stato rinominato ”Ministero dell’EDUCAZIONE Nazionale”! Il Duce non scherzava! Il regime non poteva limitarsi ad ISTRUIRE soltanto! Doveva anche EDUCARE ai valori, ovviamente a quelli del fascismo e del regime che aveva instaurato nel Paese.
Io quel periodo me lo sono “sorbito” tutto, come si suol dire! Ecco uno dei temi che ero tenuto a svolgere: “Leggi attentamente il brano del discorso che il Duce ha tenuto il 5 settembre 1935, anno XIII dell’Era Fascista, e rielabora il contenuto con parole tue, (…) E l’alunno, o meglio il bravo balilla, non doveva fare altro che replicare all’infinito le indicazioni del tema.
Tanta acqua, fortunatamente, è passata sotto i ponti ed oggi la scuola non solo è tenuta ad istruire – compito prioritario – ma anche ad adoperarsi perché gli studenti non si limitino ad “imparare”, ma raggiungano anche e soprattutto determinate competenze! E’ un impegno che abbiamo assunto con quel dpr 275/99 (…)
Alla scuola spetta quindi non solo il compito di ISTRUIRE in ordine a date discipline, ma anche di FORMARE la persona ed EDUCARE il cittadino. Un compito complesso, quindi, le cui finalità non sono solo la padronanza disciplinare (l’istruzione), ma anche la progressiva maturazione della persona (la formazione) e la responsabilità civica (l’educazione). In tale scenario – nuovo, rispetto a ciò che la scuola da sempre si prefigge – anche il processo valutativo si è arricchito. I voti attribuiti alle singole discipline e le medie conseguite a fine trimestre costituiscono solo un fattore, ovviamente fondante, ma non più esclusivo e determinante ai fini delle decisioni valutative che un insegnamento collegiale è tenuto ad adottare
Le conoscenze vanno utilizzate e presumono date abilità, sostenute da capacità mirate. Un esempio banale, ma calzante: un neonato ha le gambe, quindi ha la possibilità o CAPACITA’ di camminare, ma la relativa ABILITA’ la conseguirà solo intorno ad un anno di età! Rimanendo nell’esempio, se il nostro bambino, una volta cresciuto, corre i 100 metri in 10 secondi o poco più, potremmo dire che è addirittura COMPETENTE.
Ma quanto detto che cosa c’entra con la scuola, che oggi si deve cimentare non solo con le CONOSCENZE, ma anche con le ABILITA’ e perfino con le COMPETENZE? La competenza, quindi, consiste in un uso mirato, originale e produttivo di un dato corredo di conoscenze e abilità, più spesso pluridisciplinari che disciplinari. E potremmo anche dire che le conoscenze SI MISURANO, le abilità SI VALUTANO; le competenze SI CERTIFICANO. La cosiddetta conta degli errori è sempre l’esito di un’indagine misurativa ed ha un carattere oggettivo. La valutazione va oltre la conta degli errori.
Un esempio banale: Antonio ha scritto un tema di mezza paginetta con dieci errori grammaticali; Luisa ha scritto un romanzo bellissimo con dieci errori grammaticali; l’esito della misurazione è il medesimo, ma la valutazione, ovviamente, no! E potremmo anche dire che Luisa è COMPETENTE in materia di produzione linguistica! Ma in matematica è una frana! Assolutamente incompetente!
Potremmo allora concludere che le conoscenze si misurano, le abilità si valutano e le competenze si certificano! In un crescendo che vanno dal primo all’ultimo giorno di scuola, come si suol dire!