Chi ha visto la partita dell’Inter con il Manchester City avra’ avuto modo di rendersi conto di un concetto che ormai e’ chiarissimo per chi, come me, pur non essendo un tattico o un match analist, ama spesso seguire la squadra di Pep Guardiola. Propongo di osservare con attenzione, per esempio, la differenza che corre tra una squadra allenata da Italiano (la Fiorentina lo scorso anno e adesso il Bologna) e il Manchester.
Italiano quando la sua squadra risale il campo per attaccare vuole tre uomini che si posizionino sul limite dell’area di rigore avversaria. Insomma, intende attaccare la porta avversaria con molti uomini, ma nonostante questo bel proposito le sue squadre hanno tutte proprio il problema di non riuscire a segnare molto. Perche’? La mia risposta e’ questa: perche’ non sa riempire l’area, come invece riesce a fare Guardiola con il suo City.
L’intento di Guardiola quando attacca e’ uno solo, avvicinarsi all’area avversaria con il fraseggio ma lentamente e inesorabilmente tentare di riempire l’area avversaria con almeno 5, 6, 7 uomini. Molte reti che segna sono frutto di questo intento, perche’ piu’ uomini riesci ad avere in area, maggiori sono le probabilita’ di riuscire a trovare il goal.
Le squadre italiane invece, parlo di quelle proattive, di quelle che cioe’ intendono dominare con il possesso palla e il fraseggio, hanno questa difficolta’, di riempire l’area. In genere ci sono due ali che sulle fasce tendono a fare il cross e un centravanti che solo soletto nell’area aspetta che gli arrivi il pallone. Al massimo e’ accompagnato da un altro compagno che si inserisce. Intendiamoci, Guardiola non rinuncia a nulla, tenta di arrivare a segnare anche con lanci lunghi (finanche del portiere Ederson) e improvvise verticalizzazioni, ma quando gli avversari si chiudono il suo fraseggio, magari lento, insistito, prolungato, a tergicristallo, dalla destra a sinistra e viceversa, si propone un solo unico scopo: quello di riuscire a riempire l’area inesorabilmente con il maggior numero possibile di giocatori. Ne ho contati in molti frangenti addirittura 7.
Non vedi cioe’ come nel Bologna 3 uomini che stanno sul limite dell’area, ma vedi tanti giocatori (da 5 a 7) che stanno ben dentro l’area pronti a ricevere palla o a intervenire. Tutto il gioco passa dalle due fasce, presidiate a sin. da Greelish e spesso De Bruyne, e a destra da Bernardo Silva, o Foden, o Doku, o Savinho. Ma tutta la serie di passaggi che si scambiano a 40, 30 mt dall’area avversaria, a tre quarti campo, Rodri, Lewis, Gvardiol, Gundogan, e i difensori, mirano pian piano a portare quanti piu’ uomini all’interno dell’area di rigore. Quando qualcuno crossa da destra o da sinistra, in area non c’e’ solo Erling Haaland ma quasi una intera squadra.
In Italia ancora vediamo molto spesso qualsiasi cross, neppure fatti dal fondo ma da trequarti, tentare di raggiungere uno, massimo due giocatori che stazionano nell’area. Ecco allora che Guardiola, un vero maestro, dal tiki taka si e’ evoluto sino a organizzare un gioco collettivo che con il possesso palla (voluto perche’ ” se abbiamo noi la palla non corriamo rischi di subire reti avversarie”) si propone uno scopo evidente: occupare l’area avversaria. Ecco quindi che quella serie di passaggi insistiti che a molti spettatori sembrano noiosi (e si chiedono: ma non e’ meglio verticalizzare?) sono una trappola che scatta inesorabile. Una volta riempita l’area si passa al cross o al triangolo per consentire il tiro in porta. Detta cosi’ sembra facile ma occorrono 11 uomini che sanno prima di entrare in campo cosa debbono fare.