A scuola senza telefonini, saranno ritirati all’ingresso: il divieto (intervallo compreso) al liceo Volta di Torino

Divieto assoluto di smartphone nel biennio del liceo scientifico Volta, intervallo compreso. I telefoni degli alunni di prima e seconda saranno ritirati all’ingresso delle 8 e restituiti soltanto all’uscita alle 14. Il progetto «No smartphone» è stato approvato prima dal Collegio docenti e poi all’unanimità dal Consiglio d’Istituto convocato giovedì sera.

L’azione educativa, così è stata definita dal liceo, sarà messa in pratica non appena arriveranno gli armadietti per custodire i telefoni sotto chiave da posizionare in ciascuna delle 18 classi del biennio. «Siamo arrivati a questa decisione osservandoli durante l’intervallo: molti non si alzano dal banco, non si guardano in faccia», spiega la preside Maurizia Basili, preoccupata perché i ragazzi socializzano sempre meno tra loro e nelle pause preferiscono i video giochi o i social sul loro dispositivo. «Se gli insegnanti li riprendono – prosegue la preside –, si arrabbiano sostenendo che è il loro tempo libero». Da qui lo stop ai cellulari, che va oltre il divieto di usarli durante la lezione, anche per scopi didattici perché fonte di distrazione, come da circolare del ministro Valditara valida però soltanto nelle scuole dell’obbligo.
«L’invito a tenerli spenti nello zaino non basta – sostiene la preside Basili –. Per i docenti diventa un incubo controllare, soprattutto ai cambi d’ora e negli intervalli». Secondo il liceo Volta, sono i più piccoli a rifugiarsi più spesso nello smartphone, anche in funzione protettiva, «evitando un sano confronto tra pari». Tanto che il provvedimento si limita alle classi prime e seconde «in obbligo di istruzione e meno mature sul fronte dell’autoregolazione».

In questione c’è il benessere psicologico e la convinzione che «la scuola sia primariamente luogo di relazioni e che queste siano un importante fattore di protezione, soprattutto in adolescenza». Da un punto di vista pratico, sarà un onere in più per docenti e collaboratori scolastici. «Una semplice scatola dove riporre i telefoni non è abbastanza sicura per l’intera giornata, valgono migliaia di euro – fa notare la preside –, perciò abbiamo optato per gli armadietti che abbiamo trovato sul web, già adottati da un istituto di Milano: se fosse necessario utilizzare device elettronici per le attività didattiche, si useranno i tablet della scuola o il laboratorio di informatica».
Ogni mattina l’insegnante della prima ora dovrà ritirare i dispositivi di tutti, chiudere l’armadio e consegnare la chiave in presidenza, con il favore dei genitori.

La maggior parte sostiene il provvedimento. «Sono d’accordo e lo trovo istruttivo: li sequestro anche io a casa, usandoli si perde la cognizione del tempo», sostiene l’imprenditore Dario Casalini, padre di tre figli, uno di loro in prima al Volta. «Il telefono è pensato soltanto per svagarsi e non per imparare – aggiunge –. La scuola è un tempo di lavoro e i ragazzi non hanno la maturità di usarlo per studiare: non penso sarà un problema farne a meno, visto che alle medie si faceva già così». Per molti non c’è stata ancora occasione di parlarne in famiglia. Non è detto che i ragazzi lo sappiano, anche perché i rappresentanti d’istituto degli studenti non sono ancora stati eletti. «Penso che sia un’ottima idea non avere distrazioni, sapendo che il telefono è custodito in un posto sicuro e nessuno lo tocca», aggiunge una mamma che preferisce restare anonima e individua un solo svantaggio: «dover avere sempre i contanti per comprare la merenda al bar». Per un’altra mamma, anche lei più che d’accordo, «l’unico rischio è che recuperino al pomeriggio».