Da non so piu’ quanti anni se metti intorno ad un tavolo persone di estrazione diversa ma che si richiamano alla sinistra italiana (non includo i grillini perche’ per me sono destra) la discussione -ecco la costante che osservo io- rompe la misura del tempo e potrebbe svolgersi non nel 2024 ma nel 1970. Ovvero 54 anni fa.
Davanti a questioni internazionali cruciali, la guerra in Ucraina, quella Israele/Palestina, il putinismo, l’America di Trump e Biden, gli italiani di sinistra si dividono senza tregua in tre aree, le quali secondo me sono le seguenti: (1) Gli antiamericani; (2) Gli europeisti filoamericani; (3) Quelli che cercano ancora la terza via, sulle orme di Berlinguer.
Possiamo anche indicare i giornali di riferimento delle 3 aree: (1) Il Fatto e una fazione dei 5Stelle sono contro l’America e Israele e dunque Putin e’ ormai il campione dell’antimperialismo yankee (2) Corriere della sera, Linkiesta, il Foglio e il direttore di Repubblica, Molinari, sono dalla parte dei democratici americani e di Israele; (3) Il Manifesto, la redazione di Repubblica, la Stampa, sono ancora alla ricerca di una terza via e praticano il vecchio “ne’-ne'”: ne’ con Biden, ne’ con Trump; ne’ con Netanyahu ne’ con l’Iran, e cosi’ via.
Questa ultima posizione, la terza, io la definisco in genere come “gruppettara“, perche’ deriva direttamente dalle formazioni extraparlamentari di sinistra degli anni settanta che tutti ricordano come fossero alla ricerca di un modello politico diverso da quello sovietico (al quale apparteneva il Pci). In quel tempo il revisionismo antisovietico porto’ alla scoperta del terzomondismo e dei non allineati, a suggestioni cinesi, a simpatie per la guerriglia cubana, per i palestinesi, per la rivoluzione dei garofani portoghese…Ecco, per esempio a Lamezia Terme e’ ancora pienamente operante una sinistra, dentro e fuori il pd, ancora gruppettara, con suggestioni anticapitaliste (ripudio di mercato e concorrenza declinato nell’avversione per il liberismo e la globalizzazione), filopalestinesi, multiculturali, terzomondiste, giusto condite con un pizzico (ma giusto un pizzico) di europeismo, dal momento che l’UE per l’appunto appare “oggettivamente” terzo tra America e Russia.
L’avvento di Elly Schlein come segretaria del pd ha reso piu’ forte questa area che ho chiamato “ne’-ne'”, gruppettara sempre alla ricerca della terza via. Infatti Schlein ormai ricorda Corrado Guzzanti quando imitava Romano Prodi, descritto come un semaforo, immobile, imperturbabile. Come Prodi, Schlein non si scompone mai, non litiga con gli alleati nemmeno quando questi le ficcano un dito nell’occhio, come è successo ieri sul voto parlamentare sul Cda Rai, con Giuseppe Conte trattativista e lei pura e dura sull’Aventino. È un muro di gomma quando i cronisti le fanno rilevare contraddizioni e incoerenze: il voto a Strasburgo sull’Ucraina?
Ecco, notate bene come ha risposto la leader pd quando le hanno fatto notare la strana posizione assunta dal pd: «E che problema c’è, la posizione è una sola, tutti hanno votato la mozione finale tranne Cecilia Strada e Marco Tarquinio che sono indipendenti».
Solo che tutto il mondo sa che sul punto cruciale, quello delle armi a Kyjiv in grado di colpire i bersagli russi, il Partito democratico ha votato in modo difforme dal Pse dividendosi clamorosamente tra sì, no e assenti.
Ecco, la mia disamina e’ giunta al termine e posso formulare una conclusione che e’ questa. Finanche a Lamezia, come a Strasburgo e dappertutto, le forze di sinistra italiane ancora nel 2024 non riescono neppure ad allinearsi, a condividere, le posizioni dei socialisti europei.
E’ esattamente quello che fecero il Pci e Berlinguer quando si resero conto che fosse preferibile l’ombrello della Nato per potersi staccare da Mosca. Non volevano piu’ avere a che fare con i sovietici eppure si consideravano “diversi” dai socialisti europei, dall’Spd tedesca, dai danesi, dagli svedesi, dai laburisti, dai belgi, dai francesi. Tutti questi erano accusati di essere riformisti, mentre la sinistra italiana cercava la sua terza via “ne’-ne'”, lontano dall’Urss ma anche dagli Usa. Contro Israele ma con i palestinesi, Arafat allora, e con tutte le lotte di liberazione del mondo.
Vedere oggi che al Parlamento europeo il pd si spacca pur di non allinearsi al Pse sull’uso delle armi per un paese aggredito come l’Ucraina, mi mette addosso una tristezza indicibile. Perche’ vedo come le lezioni della Storia si continuano ostinatamente ad ignorare, rimanendo sempre -era lo slogan del Manifesto- ostinatamente dalla parte del torto.
Insomma, noi in Italia continuiamo ad avere comunisti irriducibili che non hanno mai voluto superare la scissione di Livorno del 1921 con i socialisti. Per me questo irriducibilismo e’ davvero un terribile dramma storico che andrebbe spiegato da qualcuno bravo. Se ci fate caso, gli Irriducibili sono sempre fermi alla stagione dell‘Ulivo, la scommessa di fare il compromesso storico tra l’anima cattolica-popolare e i comunisti, con il suo immobilismo (Prodi: io sto fermo, come un semaforo, non mi muovo). Nessuno che, pur dopo aver visto bene come tale coalizione alla prova del governo non funziona -perche’ mettere assieme l’anticapitalismo e il riformismo e’ esperimento contro natura- non voglia riprovarci. Irriducibili e pure illusi. Se glielo fai notare ti rispondono che tu non credi piu’ all’Utopia. Infatti e’ cosi’, io non ci credo piu’.
L’impossibile si puo’ e si deve sognare, ma si deve abbandonare quando hai tentato di metterlo in pratica e hai visto che e’ impossibile. Altrimenti significa che credi nei miracoli. Anche se sei ateo.