La storia di Buzz Lightyear e il momento in cui capiamo di essere semplici giocattoli

Buzz Lightyear è un personaggio immaginario protagonista dei quattro film d’animazione della serie Toy Story diretta da un genio che si chiama John Lasseter (regista dei primi due film). Adesso vorrei spiegare perche’ vale la pena approfondire questo personaggio per far capire molte cose sulla nostra vita sia agli adulti che ai bambini.  Tutti noi umani infatti siamo Buzz, solo che molti di noi, pur invecchiando non lo capiscono. Questo concetto elementare che e’ una terribile verita’-rivelazione nel momento in cui gli uomini lo scoprono, si capisce meglio attraverso le peripezie di Buzz in Toy Story. 

Buzz, inizialmente, si crede un vero Space Ranger e si comporta come tale. Il suo motto e’: «To infinity… and beyond!» ovvero «Verso l’infinito… e oltre!». E’ un giocattolo insomma che non sa di esserlo e dunque arrivato in camera di Andy, il bambino che lo possiede, crede di essere atterrato su un pianeta sconosciuto in cui il terreno (la coperta del letto) sembra instabile, e che la sua astronave (la sua scatola) sia stata danneggiata e debba essere riparata. Buzz è un tipo molto aperto e fa presto amicizia con gli altri giocattoli di Andy, mentre con uno di loro, lo sceriffo Woody, inizialmente le cose non vanno bene, perche’ Woody e’ invidioso da quando ha visto di non essere piu’ il giocattolo preferito di Andy, che gli preferisce Buzz.  Woody comunque tenta più volte di farlo ragionare e di spiegargli che è solo un giocattolo, ma Buzz non gli crede. Buzz è estremamente orgoglioso ed è anche molto determinato e non si arrende facilmente neppure in situazioni critiche. Il suo unico scopo, inizialmente, è quello di sconfiggere il perfido Imperatore Zurg, nemico giurato dell’Alleanza Galattica. E’ soltanto quando Buzz vedra’ in televisione una pubblicità di giocattoli, e si rendera’ conto che centinaia di Buzz Lightyear come lui sono messi in vendita su uno scaffale di un negozio, che la sua vita cambia. Buzz scopre di essere un semplice giocattolo (prima credeva di essere e si comportava come un vero Space Ranger) e cade per tale motivo in una forte depressione, ma Woody riesce a farlo tornare in sé facendogli capire che essere un giocattolo significa avere un proprietario che lo ritiene importante. Dopo questa avventura, tra Buzz e Woody si instaura una profonda amicizia.
Attraverso questo film e la storia che racconta e’ possibile agli adulti far capire ai bambini come noi tutti “cresciamo” dentro le varie fasi della nostra vita. Infatti da bambini tutti noi tendiamo a immaginarci di essere quello che non siamo, personaggi immaginari. Altre volte tendiamo a metterci accanto dei personaggi altrettanto immaginari (chi non ha avuto un amico inventato col quale giocavamo insieme?). Sono fasi necessarie della vita in cui si tratta di costruire il Se’, ovvero di definirci in rapporto agli altri, che sono sia gli adulti che gli altri bambini, e dunque di definire la nostra personalita’ che e’ sempre unica e diversa rispetto a tutte le altre. Capire chi siamo, cosa vogliamo, cosa desideriamo, cosa ci piace e cosa non ci piace, si impara pian piano e si cresce dunque appunto sostituendo l’immaginazione con la realta’. Prima ci immaginiamo di essere degli Space Ranger e ad un certo punto crescendo ci rendiamo conto di essere solo un giocattolo che ha le fattezze di uno Space ranger. 

Ora, questo passaggio, inevitabile ma anche necessario, non tutti lo fanno allo stesso modo e negli stessi tempi. L’immaginazione (per esempio che Babbo Natale ci porti i regali a Natale) non scompare per tutti alla stessa eta’ e quindi nel gruppo dei pari ci sono livelli diversi di consapevolezza, insomma si cresce ma le differenze si avvertono e si fanno sentire, a seconda anche del contesto in cui si vive, della famiglia, dell’educazione che si riceve, della scuola che si frequenta, degli amici che si hanno.

Vorrei solo aggiungere come sia del tutto evidente che alcuni di noi, pur diventando adulti, e uomini fatti, magari sposati, con figli, o nipoti, restano ancora bambini nell’immaginarsi e credersi Space Ranger impegnati a  sconfiggere il perfido Imperatore Zurg, nemico giurato dell’Alleanza Galattica.

Crescere, e abbandonare il ruolo importante che avevamo immaginato di poter svolgere prendendo atto che siamo solo dei semplici giocattoli come tanti altri, a  disposizione di bambini che possono divertirsi con noi sino a quando ne hanno voglia, per poi abbandonarci e dimenticarci per sempre, non e’ affatto facile. Anzi, direi che forse e’ la prova piu’ impegnativa di tutta una vita. Non si sviluppa solo depressione come avviene a Buzz ma  il momento in cui prendiamo atto della realta’ e dobbiamo abbandonare l’immaginazione puo’ determinare proprio un crollo psichico.

C’e’ tutto questo (e molto altro) in uomini che uccidono le mogli non accettando una separazione, ma anche in politici che non vogliono lasciare il potere e il ruolo, oppure in tante persone che hanno creduto di contribuire a Cause Giuste e sono ad esse diventate fedeli sino a quando la realta’ si rivela ben diversa da quello che avevano immaginato. Capire di essere un giocattolo spesso e’ il dramma piu’ terribile che ci possa capitare. Nello stesso tempo, capire che un semplice giocattolo ha una funzione importantissima (una vera Missione nella vita), quella di rendere felice i bambini che giocano, e’ altrettanto determinante, in quanto il sentirsi inutili, sprecati o anonimi e’ l’altro nostro dramma esistenziale.