Ammuccia ammuccia ca tuttu pari. Sono stato sempre convinto (e lo argomentai nel libro La fabbrica dei voti finti, Armando editore) che in ogni scuola italiana si sappia tutto di tutti. Non ci sono segreti, e chi li vuol conoscere basta che lo chieda agli studenti (o anche ai muri). Nello stesso tempo, la scuola italiana e’ ripiena di “Illusionisti” ignari di essere solo degli illusi (come tutti gli incendiari che in realta’ sono vigili del fuoco). Si illudono di poter fare i comodi loro senza che nessuno se ne accorga. Il proverbio citato ci avverte da sempre che prima o poi gli sforzi di ammucciare si rivelano vani, impossibili. Ma i grandi illusi(onisti) non demordono, inconsapevoli che da tantissimi anni -diciamo dagli anni Novanta?- i muri delle nostre scuole sono caduti come il muro di Berlino e quindi non solo da fuori si vede tutto quel che succede dentro -ogni edificio scolastico e’ diventato una casa di vetro- ma quel che avviene fuori avviene anche dentro gli edifici. Cosi’ io mi spiego le violenze, le sopraffazioni, il bullismo, le molestie, che avvengono dentro le scuole allo stesso modo di quel che succede nelle citta’. Una volta tutti sapevano che dentro le scuole -come nelle chiese o nei tribunali o nei consigli comunali- non ti potevi comportare come facevi fuori, nelle strade o allo stadio. Oggi invece qualsiasi distinzione e’ saltata.
A tal proposito ho spesso raccontato qualcosa che accadeva nell’istituto che ho diretto dal 1993, giusto per spiegare questa metafora dei grandi Illusi(onisti) -i quali, e lo dico en passant, sono anche quelli che ti spiegano come nelle scuole non sia possibile valutare nessuno, ma solo dare i voti agli studenti-.
C’era una prof la quale era da sempre solita, sin da quando io facevo il supplente nella stessa scuola, uscire da scuola durante un’ora di lezione, sbrigarsi le faccende private fuori e poi tornare tranquilla in classe dopo una mezzoretta. Il suo grande carisma e il terrore che incuteva nei suoi alunni (altri tempi…) le consentivano di ritrovarli chiusi in classe, silenziosi e…in attesa. Racconto sempre questo episodio perche’ la prof si era convinta che nella scuola nessuno sapesse di questo patto segreto tra lei e le sue classi. In realta’ lo sapevamo tutti, ma siccome al Sud non si fa la spia senno’ si va all’inferno, ci si limitava a commentare e basta. Diventato preside, non potevo tollerare l’usanza, anche perche’ tutti sapevano che io sapevo e quindi volevano vedere se ero compiacente come quelli di prima. Allora pregai un bidello molto saggio di avvicinarla un giorno per dirle: prof., secondo me il preside si e’ accorto che la mattina lasciate la classe, io vi ho avvertito. Una semplice frasetta e una prassi durata decenni fini’ come per incanto. Con questo voglio dire una cosa semplicissima nata dalla mia limitata esperienza: nelle scuole ci sono tanti Illusi(onisti), ci sono molte cattive Abitudini, e anche evidenti illegalita’ (lasciare la classe incustodita non e’ una marachella, e’ un reato, per chi non lo sapesse), ma spesso -non sempre, e’ evidente- si puo’ rimediare senza aprire procedimenti disciplinari, senza contenziosi, avvocati, giudici, carte, liti, intemerate; basta una parolina ben detta.
Veniamo allora al caso del liceo scientifico Galilei di Lamezia. Un caso esemplare perche’ la dirigente, attraverso un’incessante propaganda sulla stampa, fatta di manifestazioni, convegni, iniziative, ha saputo in tanti anni costruire la sua immagine pubblica (i dirigenti scolastici calabresi, la cui cultura ha poco a che fare con lo storytelling e molto di piu’ con i fasti del MinCulPop, sono convinti che le iscrizioni dipendano dalla frequenza e lunghezza degli articoli che inoltrano ai siti web). Gli Illusi(onisti), persuasi che sul web possono “raccontarsi” ed incensarsi, si illudono che nessuno sappia, che nessuno si accorga di nulla. E’ una forma chiarissima di distacco dalla realta’ come quella che provano tutti i bambini quando s’immaginano di poter diventare Superman, poi si cresce e si torna con i piedi sulla terra. Della Goffredo, prima nel cerchio dei suoi colleghi dirigenti, poi all’interno dell’USR calabrese, infine nelle scuole che ha diretto, a Lamezia e a Vibo, si sa(peva) tutto.
Per capirci, non c’e’ stata una sola scuola in cui abbia fatto il dirigente in cui non abbia avuto un contrasto insanabile con il suo Dsga. La prima volta se ne senti’ parlare quando dirigeva la scuola media Borrello di Sambiase, il suo dissidio con il segretario porto’ quest’ultimo ad essere ospitato presso l’Usr. Poi cominciarono i trasferimenti della Goffredo nelle varie scuole, con grande sconcerto di tutti gli altri suoi colleghi. Ma come fa, ci chiedevamo, ad essere trasferita ogni anno se ci fanno contratti triennali? Un anno addirittura venne trasferita a Firenze, o in Toscana (non ricordo). L’1 settembre prese servizio in Toscana, ma cambio’ idea e il 10 settembre era di nuovo tornata nella scuola di Vibo da cui era voluta andare via. Ma come fa? Chi la protegge? Una cosa divertente avvenne quando da Vibo torno’ a Lamezia. Un preside sindacalista di Vibo scopri’ che il suo saluto alla scuola vibonese era copia conforme al saluto di una preside di scuola media avvenuto l’anno prima. Gli illusi(onisti) non lo sanno, ripeto, la realta’ non li riguarda.
Una volta diedi un passaggio in auto a Catanzaro alla preside Calabrese del Liceo Galilei. In viaggio lei mi racconto’ cosa le era successo qualche giorno prima. Era stata convocata, credo fosse giugno, periodo di esami di Stato, all’Usr e le avevano detto che il nuovo anno sarebbe stata trasferita a Vibo da Lamezia. ” Scusate, ma perche’ mi avete trasferito? Io quest’anno non ho fatto domanda di trasferimento. L’ho fatta negli anni precedenti, ma quest’anno no.”
” E cosa ti hanno risposto?” le chiesi.
” Mi hanno detto che ormai il mio trasferimento era stato fatto, per cui o accettavo Vibo oppure sarei dovuta andare all’Usr, al liceo scientifico di Lamezia non c’era piu’ posto per me. Capisci, Francesco, cosa mi hanno fatto?“.
Davanti questa confessione, io le dissi l’unica cosa che sentivo di dirle: ” Ma non e’ possibile, Caterina, che tu abbia accettato. Se tu non hai fatto domanda di trasferimento e hai ancora un contratto vigente, non ti possono trasferire d’ufficio e senza un motivo. Tu devi opporti, parlane con un avvocato”. La dirigente non accolse il mio consiglio, se ne ando’ a Vibo e il suo posto lo prese la Goffredo. Quella che nel 2003 dirigeva una delle scuole migliori d’Italia, secondo le rilevazioni Eduscopio. Ma Eduscopio, e la dirigente Princi di Reggio Calabria diventata assessore regionale di Occhiuto, non potevano sapere che sotto il vestito niente. Non potevano sapere come fosse diretto il liceo: impartendo alla Dsga (considerata uno dei dissidenti) l’ordine scritto di non lasciare la sua stanza senza aver prima richiesto il permesso del dirigente; telefonando a qualche genitore rimproverandolo per aver iscritto il proprio figliolo al classico invece che allo scientifico; invitando a firmare tutti -docenti, Ata, genitori e studenti-, come e’ avvenuto qualche mese fa (l’ho gia’ scritto sul blog), petizioni in favore della dirigente su fogli in bianco, a prescindere; insomma facendo il bello ed il cattivo tempo, incurante di norme, formalita’, procedure. Solo potere – gestito con gli amici contro i nemici, nella tipica convinzione che chi non e’ con me e’ contro di me, tanto nelle scuole la maggioranza sta a guardare – e tanta smisurata propaganda sulla stampa. Poi, presumo, qualche ispettore ha voluto guardar meglio dentro la scuola e si e’ fatto qualcosa che la scuola calabrese non aveva mai visto prima: la sospensione nel corso dell’anno di un dirigente di scuola superiore. Un fatto mai successo dal momento che un DG dell’Usr a fine anno puo’ tranquillamente trasferire un dirigente per fondati motivi, ma se lo sospende nel corso dell’anno significa che non ne poteva proprio fare a meno. E’ la prima volta inoltre che una tale sospensione e’ avvenuta per fatti che attengono alla gestione, a Castrolibero nel cosentino, per esempio, la vicenda finita sulla stampa atteneva a molestie di cui era accusato un professore di matematica e l’allora dirigente scolastica del liceo Majorana-Valentini venne accusata di non essere intervenuta. Comunque sia, anche la sospensione che la direttrice Iunti (che ora ha lasciato l’USR calabrese senza esser stata ancora sostituita) con grande coraggio decise, sembro’ vanificarsi allorquando la Goffredo nel mese di luglio rientro’ a scuola, forte di un provvedimento che aveva diminuito la sospensione da 6 a 4 mesi, presentato da lei e dai suoi ammiratori come la pietra tombale sulle ingiuste accuse.
Ora l’avviso di chiusura indagini, che lascia tutti noi garantisti in attesa di scoprire come andra’ a finire sul piano penale la questione. I giudici stabiliranno se sono stati commessi reati oppure no, ci sara’ prima il rinvio a giudizio oppure un’archiviazione. Ma, a mio parere, anche questa che ho tentato di descrivere a grandi linee e’ un’altra puntata della grande saga degli Illusi(onisti), quelli convinti che nelle scuole possono fare quello che vogliono tanto nessuno se ne importa e nessuno se ne accorge.
Ammuccia ammuccia ca pari tuttu.