Secondo i dati Istat in Italia ci sono 35.271.829 unità immobiliari (Censimento 2021), quelle non occupate sono 9.581.772 e corrispondono al 27,2% (ovvero una su 3).
Nel 2013 l’operazione “case fantasma”, condotta dall’Agenzia delle Entrate in Calabria, aveva portato all’individuazione di 143.875 unità immobiliari la cui rendita catastale totale – si affermava in una nota delle Entrate – era pari a 54,5 milioni di euro. “La complessa attività di controllo sugli immobili sconosciuti al Catasto – si leggeva nel comunicato – è stata condotta attraverso l’incrocio delle mappe catastali con le immagini aeree rese disponibili dall’Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura. In questo modo è stato possibile avvistare i fabbricati presenti sul territorio, ma non nelle banche dati”.
Nel 2024 i rilievi effettuati dall’Agenzia del Territorio rivelano la presenza di circa 2 milioni di “case fantasma” che secondo un’inchiesta del Corriere della Sera si trovano nella stragrande maggioranza al centro-sud. Le città che detengono il triste primato sono nell’ordine: Salerno, Roma, Cosenza, Napoli, Avellino, Lecce, Palermo, Catania, Bari, Vicenza, Reggio Calabria, Agrigento, Caserta, Potenza, Cuneo.
La Calabria guida la classifica delle regioni italiane con il più alto tasso di evasione fiscale sull’Imu, con un tax gap che raggiunge il 39,6%. Questo fenomeno rientra nel quadro di una più ampia evasione sugli immobili a livello nazionale, che nel 2022 ha generato una perdita stimata di 5 miliardi di euro per le casse dello Stato, pari al 20,9% del gettito teorico dell’Imu. Il dato emerge dalla recente Relazione sull’evasione fiscale e sull’economia sommersa del Ministero dell’Economia, che ha rilevato oltre 2 milioni di immobili non censiti dall’Agenzia delle Entrate in Italia.
Nel 2022 il tax gap dell’Imu (che e’ il divario tra le imposte effettivamente versate e le imposte che i contribuenti avrebbero dovuto versare) è stimato in circa 5 miliardi di euro, pari al 20,9% del gettito Imu teorica. Inoltre la differenza tra la base imponibile Imu teorica e la base imponibile Imu effettiva è di circa 494 miliardi.
Secondo i dati più recenti dell’Agenzia delle Entrate, risalenti a ottobre 2023, in Italia ci sono poco piu’ di 2 milioni di immobili fantasma posseduti da persone fisiche, di cui la meta’ sono abitazioni. Se si includono anche gli immobili strumentali e quelli posseduti da società, il numero totale si avvicina ai 4 milioni. L’indicatore del tax gap varia dal 39,6% del gettito teorico in Calabria al 10,8% in Valle d’Aosta, con valori più elevati nelle regioni meridionali. Particolarmente significativo è il tax gap registrato in Campania (33,5% del gettito teorico), Sicilia (33,2%) e Basilicata (30,1%). Valori più bassi si osservano in Emilia-Romagna (11,1%), Liguria (12,9%) e Marche (13,7%).
Che cosa sono le case fantasma
Le case fantasma sono immobili o porzioni di edifici che esistono fisicamente, ma di cui non c’è traccia in Catasto per vari motivi, ad esempio perché gli edifici sono abusivi e non possono essere dichiarati oppure perché i proprietari non hanno comunicato eventuali variazioni per dimenticanza o per evitare di pagare imposte più elevate.
Normalmente i proprietari delle case fantasma si trovano in una di queste due condizioni: pagano imposte non aggiornate alla condizione reale dell’immobile o non pagano alcuna imposta. Un esempio potrebbe essere un immobile registrato come deposito, ma che in realtà è una lussuosa villa con piscina. Nel 2011, la realizzazione di rilievi fotografici ha portato alla luce circa 2 milioni di immobili completamente sconosciuti.
Poi ci sono i numeri del gioco d’azzardo. Numeri mostruosi e anomalie in Calabria concentrate soprattutto nel Vibonese. Il report di Federconsumatori sul gioco d’azzardo online fotografa la situazione ed evidenzia ombre su un business che prolifera nelle aree a più alta infiltrazione criminale e si lega – è una delle ipotesi – al “nero” del turismo. La Calabria mostra di appartenere a entrambi gli ambiti. Con alcuni centri che spiccano per dati che sembrano impossibili.
A Stefanaconi, ad esempio, si spendono più di 14 milioni di euro all’anno per il gioco d’azzardo online mentre il bilancio del Comune chiude intorno ai 9 milioni. Un dato allucinante che forse rende ancora meglio l’idea rispetto all’altro, pauroso, della raccolta pro capite d’azzardo da remoto: nel 2023 sono stati 9mila euro contro i 4mila dell’anno precedente.
I numeri del rapporto Federconsumatori sono il punto di partenza per un’analisi che non può fermarsi alla ludopatia. La diffusione dell’azzardo online nei piccoli comuni italiani (tra 2mila e 10mila abitanti) ha aspetti paurosi e apre a domande inquietanti sul legame tra questo fenomeno e il riciclaggio di denaro sporco.
Numeri mostruosi. Altri dati monstre: a Praia a Mare (raccolta pro capite: 7. 500 euro) il mercato dell’azzardo online muove più di 35 milioni di euro. Il business a Ricadi vale 22,8 milioni (6. 200 euro per abitante); San Lorenzo del Vallo (6. 100 euro pro capite) quasi 14 milioni; a San Luca 13,5 milioni; a Lungro (dove si spendono 5. 800 euro pro capite) più di 9, per fermarci ai centri in cui la quota pro capite di “investimento” sul gioco online è più elevata.
Al netto delle stranezze al Nord, il nero nella mappa della diffusione dell’azzardo è concentrato nelle regioni meridionali «a maggiore concentrazione della malavita organizzata». Nell’elenco dei comuni che fanno registrare almeno il doppio della media nazionale sono dieci i Comuni palermitani, nove quelli di Messina e Lecce, otto di Cosenza, sette di Napoli, sei di Salerno e cinque di Vibo Valentia.
Il legame tra mafie e azzardo non è una novità. Era già stampato in neretto nel Libro Nero 2024: «In Italia una quota consistente dell’azzardo legale online è da far risalire, con evidenza, all’utilizzo di questo canale, da parte delle mafie, come modalità di riciclaggio di denaro di provenienza illecita. Con prudenza ne stimiamo l’entità in 16-18 miliardi, il 20-22% delle giocate complessive online».
La domanda e’: esiste un intreccio tra azzardo online e turismo? Di sicuro nella costruzione del rapporto è emersa «una anomala presenza di piccole città a economia turistica». Vistoso il dato di Capri, «che nel 2022 era già ai primissimi posti, con 7. 913 euro pro capite, che salgono a 9. 503 nel 2023». E poi altre città di mare e alcuni paesi che si affacciano sul Lago di Garda e sul Lago di Como. Nel report si avanza un’ipotesi: «L’ipotesi che si può avanzare è che una parte del ricavato dell’economia turistica, in particolare la vasta area di irregolarità di questo settore, venga riciclata nell’azzardo online».
E in Calabria cosa accade? L’ipotesi di questo “filone turistico” trova qualche conferma tra i nomi dei piccoli centri più esposti: Praia a Mare, Ricadi, Belvedere Marittimo, San Lucido, Diamante, Tropea, Cetraro sono comuni in cui il turismo è il motore trainante dell’economia. Anche qui ci “salti nella spesa pro capite tra il 2022 e il 2023 anche se meno vistosi che nei comuni settentrionali. Praia a Mare passa da 4mila a 7.500 euro; Belvedere da 3mila a 5.100 euro; Ricadi da 5. 700 a 6. 200; Diamante da 3. 600 a 4. 300 euro; Cetraro da 3. 700 a 4. 200. Per Tropea e San Lucido si sono registrate leggere diminuzioni.
Il fenomeno è vasto, la Calabria è una delle regioni segnate in nero sulla mappa e i numeri sono spaventosi: nei piccoli comuni le cifre complessive del gioco d’azzardo si avvicinano e in certi casi superano il bilancio dell’intera macchina comunale. Qualcosa non va e la legislazione non pare essere indirizzata verso un contenimento del fenomeno.