Lamezia il centro della Calabria e i catanzaresi miopi

L’Assemblea precongressuale dell’Anci Calabria si e’ tenuta il 17 ottobre a Lamezia. Tranne il 10 luglio quando il sindaco di S. Giovanni in Fiore Rosaria Succurro, presidente di Anci Calabria, riuni’ per due giorni tutti i sindaci sul lago di Lorica, era estate e ha fatto bene, tutte le riunioni dei sindaci calabresi si svolgono a Lamezia. E’ facile capire che la nostra posizione geografica ci favorisce quando da tutta la Calabria si tratta di riunire in un posto facilmente raggiungibile sindaci o persone provenienti da tutta la Calabria. Questo avviene da sempre a meno che non si tratti di Ufficio Scolastico Regionale, ubicato a Catanzaro Lido e sempre pronto a convocare cola’ riunioni regionali. Con le maledizioni dei cosentini e dei reggini che non capiscono ancora perche’, se l’autostrada Mancini l’ha voluta con quel percorso assurdo che conosciamo, le riunioni regionali non si fanno appunto lungo la traiettoria dell’autostrada. E’ la stessa maledizione che Occhiuto invia quando al mattino dalla sua Cosenza deve raggiungere la regione a Germaneto oppure sbarca con l’aereo da Roma e deve sorbirsi il tragitto sino a Germaneto. Sia l‘autostrada che e’ stata fatta, invece che lungo il Tirreno risalendo verso Cosenza, che l’universita’ dei calabresi che venne ideata come un campus all’americana da Beniamino Andreatta per poi essere dirottata in quel di Arcavacata nel lontano 1968, penalizzando Lamezia hanno penalizzato i calabresi.

E’ una piccola verita’ che ricordo spesso per il semplice motivo che la storia ormai ci ha presentato i conti e le sue sentenze; con questo non intendo affermare che Regione, aeroporto, universita’, interporto, dovessero essere allocati nell’area centrale della Calabria. Quante volte in tanti anni ho visto insegnanti e presidi reggini, cosentini, vibonesi, maledire l’Usr che organizzava senza voler sentire ragioni riunioni sempre e solo a Catanzaro. Gli unici che erano contenti erano i crotonesi e i catanzaresi. La piana di Lamezia non e’ stata mai considerata dai leader politici che si sono succeduti dalla prima Repubblica ad oggi, ma appunto, la storia insegna che Catanzaro era un centro burocratico con tutti gli uffici prima della istituzione della Regione e poi e’ diventata quel che e’ oggi, ovvero una citta’ che basa tutta la sua economia sulla sanita’ e sull’indotto. I catanzaresi lavoravano tutti negli anni sessanta negli uffici, adesso hanno a che fare con la sanita’. Ma nonostante sia cambiata la fonte del loro reddito la loro cultura rimane sempre quella della citta’ dei tre colli, sospesa a 300 mt di altezza a guardare tutti con sussiego dall’alto. Quella Regione che si divide zona Germaneto con l’Universita’ e l’azienda ospedaliera ora vede arrivare dipendenti da tutta la regione i quali sarebbero ben contenti, tranne quelli che vengono dal crotonese e dalla cosa ionica, se potessero lavorare nella piana di S. Eufemia. La rivolta di Reggio conclusa con un patto (consiglio regionale a Reggio e uffici della Giunta a Germaneto) restera’ per sempre la tragedia-simbolo delle tante Calabrie che abbiamo unificato in una regione. I calabresi sono divisi dalla lingua e dai dialetti, dai costumi, dalla storia culturale e politica. Quante Calabrie ci sono, tre, quattro o sei? Mormanno cosa ha in comune con Soverato, S. Luca con Riace, gli Arbëreshë calabresi, 27 comunità in tre province, cosa c’entrano con tutto il resto? Se le Calabrie sono comunita’ differenti che vivono nella punta dello stivale mantenendo tutte le loro differenze senza alcuna apertura (al contrario con il massimo della rinchiusura mentale), noi lametini, per natura aperti ed accoglienti, abbiamo avuto  la sfortuna di capitare vicino ai piu’ egoisti di tutti, i catanzaresi. Politicamente molto superiori a noi, non e’ questo il punto, ma cosi’ miopi da non capire che nella piana potevano essere allocati uffici, universita’ e tutte le istituzioni, di cui loro sarebbero rimasti i padroni. Si chiama decentramento. Come fanno le grandi industrie che aprono sedi nel territorio o all’estero per svilupparsi meglio. La mentalita’ o cultura che dir si voglia dei catanzaresi e’ percio’ paragonabile a quella dei calabresi che per controllare sempre i figli gli hanno donato le case sopraelevando le loro abitazioni di due tre piani. Se poi finivano i soldi le abitazioni restavano incompiute a far bella mostra di se’ nel paesaggio.

Qualcuno ricordera’ senz’altro che appena decisero di farsi l’universita’ i catanzaresi, incapaci di guardare al di la’ del proprio naso, fecero svolgere le prime lezioni in una sala di un cinema situato in pieno centro. Ma non basta, pure la nuova Regione, per toglierla da quell’edificio terribile di S. Maria, cominciarono a costruirla vicino il ponte Bisantis. Successivamente, credo per opera di Loiero, si convinsero di lasciare i cocuzzoli e realizzarla in una zona dimenticata che allora era contrada Germaneto.  I catanzaresi guardando sempre e solo verso lo Ionio, Soverato e Botricello, e mai verso la pianura centrale di Lamezia, hanno dimostrato con i fatti non solo egoismo, che e’ connaturato con la politica, ma visioni ristrette. Ma ve lo ricordate quel grande progressista che e’ Fiorita che si lamentava di Gratteri che aveva voluto l’aula bunker a S. Pietro Lametino? I lametini, da sempre sudditi felici e servi sciocchi non solo dei catanzaresi, ma di tutti, abbiamo fatto la fine che ci meritiamo. Per andare a Paola o Cosenza o Crotone ci mettiamo in auto un’ora, poco meno adesso per arrivare a Soverato, poco piu’ per arrivare a Reggio. L’unico asset che abbiamo, l’aeroporto, dove un socio privato lametino aveva -pagando – ottenuto un ruolo, ce lo ha sfilato la Regione e noi, come al solito, stiamo a guardare le stelle e a girarci i pollici. Contenti di come veniamo trattati. Da dove abbia origine questa allegria gli antropologi (ma non della restanza) prima o poi dovrebbero indagarlo.