Può darsi, ovviamente, che io sia vittima delle mie fissazioni e delle mie idiosincrasie. Sinceramente però farei fatica a trovare un esempio migliore, per spiegare il concetto di «bipopulismo», e anche per dimostrare le tremende conseguenze del modo in cui in questi anni la sinistra italiana ha inseguito l’alleanza con il Movimento 5 stelle, dell’attuale dibattito sulla finanziaria, e in particolare sulla sanità. Anzitutto perché, di tutte le cose che il centrosinistra e il Pd possono rimproverare a Giorgia Meloni, lo stato in cui versa la sanità italiana dovrebbe essere proprio agli ultimissimi posti, considerato che a governarla sono stati loro, per gran parte degli ultimi dieci anni, con la sola eccezione del governo gialloverde, tra 2018 e 2019, in cui comunque al ministero della Salute c’era una esponente del Movimento 5 stelle (Giulia Grillo). Ragion per cui sarebbe più saggio, da parte loro, evitare di agitare troppo in giro numeri e tabelle sullo storico sottofinanziamento del settore. Non parliamo dell’argomento spesso utilizzato da Roberto Speranza, ministro della Salute dal 2019 al 2022, sul fatto che lui sia stato l’unico ad alzare la spesa sanitaria rispetto al pil, non tanto perché c’era la pandemia, e la spesa sanitaria la aumentavano per ovvie ragioni tutti i governi del mondo, quanto perché, in seguito alla pandemia, il pil era precipitato sotto zero.
Difficile dare torto a Meloni quando ricorda lo sperpero del Superbonus
Il punto centrale, e davvero imperdonabile, è che è difficile dare torto a Meloni quando accusa l’opposizione (cioè sinistra e Movimento 5 stelle) di avere sperperato centinaia di miliardi, aprendo una voragine nei conti pubblici, per ristrutturare con i soldi di tutti le case, e spesso anche le seconde case, della fascia di popolazione meno bisognosa. O meglio, sarebbe facilissimo darle torto, se qualcuno a sinistra avesse titolo per farle notare come lei stessa, il suo partito e tutto il centrodestra abbiano fatto a gara con i cinquestelle nel difendere il Superbonus fino all’ultimo, e nel chiederne anzi la proroga e l’estensione, anche quando i suoi perversi effetti sul bilancio dello stato erano ormai evidenti. Una larghissima coalizione della spesa – vedi alla voce: bipopulismo – che ha più volte impedito allo stesso Mario Draghi, quando era a Palazzo Chigi, di intervenire con la forza e la tempestività necessarie per fermare l’emorragia. Ma ovviamente tutto questo non può dirlo una sinistra che quelle scelte rivendica ancora oggi orgogliosamente. E continuerà a non poterlo dire, e a non poter dire quasi niente, a parte slogan generici e insinceri, fino a quando non troverà la forza di aprire una seria riflessione autocritica sulle scelte passate, primo indispensabile passo per potere almeno sperare di cambiare direzione in futuro.