Se qualcuno dei lettori ha mai seguito una serie tv (come Beautiful) ma di quelle longeve, si sara’ reso conto che ci sono alcuni personaggi i quali nel corso del tempo diventano altro da se’. Certi cattivissimi diventano pian piano buoni e viceversa. Questi cambiamenti ai quali sono affezionati gli sceneggiatori delle serie hanno un nome, in quanto il meccanismo e’ derivato dal wrestiling, quella specie di spettacolo che si svolge su un ring con i lottatori che fingono di darsele di santa ragione. Turn è un termine inglese utilizzato nel mondo del wrestling professionistico per indicare il passaggio dell’allineamento morale di un lottatore da face (buono) a heel (cattivo) o viceversa; il cambiamento può avvenire in modo veloce e inaspettato (hard turn) o in maniera più graduale (soft turn).
Un turn viene generalmente deciso nelle storyline scritte dagli sceneggiatori di una federazione per destare stupore nel pubblico o per rendere plausibile l’avvio o il termine di una determinata rivalità; a volte prevede anche il cambio della gimmick o dell’aspetto di un lottatore, come accaduto ad Hulk Hogan nel 1996. In alcuni casi può accadere che un turn non porti all’effetto sperato dagli sceneggiatori e che un personaggio continui ad essere apprezzato dal pubblico nonostante sia diventato heel o viceversa: è questo il caso, per esempio, di Steve Austin nel 2001.
Redemption arc
Non tutti gli antagonisti sono destinati a restare cattivi fino al termine di un libro o di una saga. In alcuni casi l’autore decide di far compiere a questi personaggi un percorso di redenzione (noto in inglese come redemption arc). Che cosa lo differenzia dalla semplice crescita del personaggio? Quest’ultima può riguardare tutti, dai protagonisti ai personaggi secondari, e prevede il miglioramento individuale di chi ha già una moralità poco distorta. Si parla di redemption arc, invece, quando il personaggio che deve riscattarsi ha compiuto delle azioni malvage e/o distruttive, di cui ha iniziato a pentirsi nel corso della storia.
Per esempio un ladro potrebbe scoprire che uno dei suoi furti ha rovinato la vita a un bambino innocente e decidere, dopo un periodo di riflessione, di fare qualcosa per provare ad aiutarlo.
Attenzione! Non tutti i tipi di personaggi malvagi si prestano a un percorso di questo tipo. Per dare il via alla redenzione ci dev’essere qualche caratteristica su cui far leva per impedire all’antagonista di essere al 100% malvagio. Questo “punto debole” può essere un legame affettivo, un vecchio ideale mai rinnegato del tutto, un sogno nel cassetto o altro ancora. Per fare un esempio chiaro e semplice, in Star Wars ha senso che a redimersi sia Anakin Skywalker e non Sheev Palpatine.
Esistono due tipi principali di redemption arc: “il punto di rottura” e “la crescita lenta”.
Il primo si verifica quando la redenzione dell’antagonista avviene in seguito a un evento talmente grave da non poter essere ignorato nemmeno da chi si è macchiato di omicidi e altri crimini. Tornando all’esempio di Star Wars, Darth Vader si ribella all’imperatore solo quando quest’ultimo inizia a torturare Luke di fronte a lui. Si tratta di un momento molto potente, in cui Anakin torna per un attimo a credere nei valori con cui è cresciuto e sceglie di sacrificarsi per permettere al bene di trionfare.
Quando la redenzione avviene in modo così veloce, serve sempre un qualche tipo di sacrificio per darle il giusto impatto. Il personaggio che passa dalla parte del bene può morire per salvare qualcuno a cui tiene (come nel caso di Darth Vader), rinunciare a qualcosa a cui tiene moltissimo, subire una mutilazione o altro ancora. Inoltre, il cambiamento dev’essere menzionato in modo esplicito dai personaggi positivi. Quest’ultimi, infatti, sono la “bussola morale” della storia e rappresentano un punto di riferimento importante per il lettore.
Nel caso della “crescita lenta”, invece, l’antagonista deve maturare il desiderio di “cambiare rotta” con gradualità. Gli eventi che vive devono aiutarlo a riflettere sulla propria condotta e a mettere in dubbio il cammino che ha seguito fino a quel momento. Le motivazioni che lo inducono a cercare un cambiamento devono essere molto chiare, così come “il punto debole” (o virtù incrollabile, se preferite) che gli impedisce di diventare malvagio al 100%. Verso la parte finale del percorso di redenzione, l’ex antagonista deve guadagnarsi la fiducia dei protagonisti (dando prova della propria trasformazione) e affrontare una prova che, in un modo o nell’altro, simboleggia le tendenze distruttive che sta cercando di lasciarsi alle spalle.
La “crescita lenta” è perfetta per i personaggi che hanno tanto spazio all’interno della trama, mentre “il punto di rottura” funziona meglio per gli antagonisti che compaiono poco o sarebbero difficili da redimere in altri modi.
Sia la Redemption arc che il turn sono meccanismi ben presenti nella politica e nella societa’ italiana. La sinistra e’ specialista nel far assumere a certi personaggi cambiamenti che sembrano davvero frutto dell’inventiva di sceneggiatori all’opera. Un caso molto noto di redemption (ma da crescita lenta) da citare e’ quello di Indro Montanelli, giornalista sempre anticomunista il quale, entrato in rotta di collisione con Berlusconi, venne adottato dalla sinistra che ne ammiro’ la coerenza e il non piegarsi ai diktat del cattivo Berlusconi. Ma proprio per quest’ultimo sembra, con l’avvento al governo di Meloni, che sia iniziata la fase di redemption post-mortem: in fondo, qualcuno dice, e’ stato un liberale (e l’editto bulgaro del 2002 ce lo siamo scordato?). Per Berlusconi si sta in questi ultimi tempi tentando di individuare il suo “punto debole” che la figlia Marina ha inteso specificare (sui diritti civili sto con la sinistra). Il problema e’ che la sinistra fa diventare buoni tanti nemici o avversari solo applicando la massima “al peggio non c’e’ mai fine”. Bossi ha avuto la sua redemption (da processo lento) ad opera del solito D’Alema quando defini’ la Lega costola della sinistra, e ora, confrontato con Salvini, e’ considerato il buono rispetto al truce sovranista trumpiano. In fondo lo stesso Berlinguer con la strategia del compromesso storico ricorse alla redemption per far diventare i democristiani piu’ buoni di come erano stati dipinti sino a quel momento. E le BR, pur imprigionando e uccidendo Aldo Moro, considerandolo il nemico che stava neutralizzando la spinta rivoluzionaria dei comunisti, ne fecero, magari senza volerlo, un santino, un personaggio letterario che resiste e accetta di essere sacrificato in nome dei suoi ideali ai quali non ha mai rinunciato senza piegarsi ai suoi carnefici (che volevano una sua piena confessione).
Insomma, la politica italiana sembra scritta da sceneggiatori che si sono ispirati al wrestiling, e Matteo Renzi sembra davvero incarnare il “turn” se dal 40% alle Europee e’ stato fatto diventare, da uno schieramento composito che va da Travaglio e Conte sino all’estrema sinistra anticapitalista e antisionista, il cattivo malvagio per antonomasia. Un buono (che nasce rottamatore) e diventa ( e neppure solo, ma insieme con genitori e amici) sempre piu’ cattivo, sino a far perdere voti alla sinistra nelle elezioni, sino a farsi pagare dagli arabi e a impedire la costituzione del terzo polo. Se avete seguito sin qui, Renzi sta diventando cattivissimo attraverso un soft turn graduale ma inesorabile. Solo che la bussola morale ce l’avrebbero i buoni, Travaglio, Conte, Fratoianni, Bettini e personaggi di tal fatta.