(Open) Una sigaretta elettronica fumata in bagno, la sospensione da scuola, il post virale su Facebook e le minacce in chat. Prima ancora, il furto dei dati personali e la preoccupazione di un gruppo di genitori che si alimenta, cresce ed esplode in maniera violenta. C’è tutto questo, e altro, nella folle spedizione punitiva nella scuola media C. Salvati di Scanzano, frazione di Castellammare di Stabia, nel Napoletano. Una trentina di persone tra papà, mamme e nonni degli studenti dell’istituto giovedì mattina, in orario scolastico, si è introdotta nella scuola a caccia dell’insegnante di sostegno. «Questa violenza per me è una sconfitta», ha dichiarato la dirigente Donatella Ambrosio. I carabinieri stanno eseguendo tutti gli accertamenti del caso. Nell’aggressione violenta la docente ha rimediato un trauma cranico, il padre la frattura del polso in seguito a una spinta. E poi oltre agli schiaffi e alle botte, sono volati insulti e minacce di morte. Il tutto nei corridoi dell’istituto, mentre i circa 140 studenti erano nelle classi e assistevano attoniti all’accaduto.
Il post con le accuse
Cosa abbia scatenato l’ira senza freni dei familiari dei bambini è al vaglio degli inquirenti. La preside ha assicurato che la scuola lunedì sarà regolarmente aperta e ha chiesto l’intervento dei carabinieri per garantire la serenità di tutti. Ma intanto si cerca nel recente passato della professoressa per capire cosa sia successo. Diversi gli elementi emersi già nelle prime ore dall’inizio degli accertamenti. Ad agosto i profili social dell’insegnante di sostegno sono stati hackerati, qualcuno è riuscito a entrare nell’account della docente. Negli ultimi giorni avrebbe poi ricevuto svariati messaggi con insulti e minacce di morte. Gli investigatori devono verificare se vi è qualche collegamento con la sospensione di uno studente, 12 anni, beccato a fumare una sigaretta elettronica con i compagni nei bagni della scuola. La docente ha chiesto e ottenuto la sospensione per due giorni del giovane. È sempre in questi ultimi giorni poi che su Facebook è diventato virale un post, L’urlo di una madre, in cui si fa riferimento a presunti abusi su bambini. Non vengono fatti nomi ma è stato condiviso da diversi genitori stabiesi. «Nemmeno ora , l’urlo di quelle madri è stato sentito, quando hanno dovuto scoprire che una docente ha abusato di quei figli che loro mandano in quell’istituto, pensando che lì fossero al sicuro con i loro insegnanti», si legge nel post ricondiviso come una catena di Sant’Antonio.
Le chat con gli studenti
Chi sta investigando sull’aggressione alla docente sta verificando anche il contenuto dei messaggi e delle chat della professoressa. Per capire innanzitutto chi si è introdotto nei suoi account e chi le ha mandato le minacce. Ma anche da dove è nata la preoccupazione dei genitori. Se da una macchinazione, una diceria messa in giro per screditarla, magari come vendetta per quello che si è ritenuto un torto subito. Coinvolgendo anche un ragazzo con disabilità, che sarebbe stato minacciato per sostenere le accuse contro di lei. Oppure se vi è dell’altro. In questa nebulosa di accuse e controaccuse, la preside prova a fare chiarezza: «Ci sono solo delle chat che questa docente, purtroppo in maniera improvvida, ha tenuto con questi ragazzi, perché noi lavoriamo tanto in questo quartiere così difficile. I carabinieri mi hanno detto che non ci sono video. Questi genitori avrebbero potuto passare prima da me». E invece no: «Hanno sfondato la porta, sono saliti fino a sopra a cercarla, hanno urlato e strepitato come degli ossessi». Secondo il Messaggero, un gruppo di genitori preoccupati mercoledì scorso sarebbe andato in caserma a riferire quello che sapeva. Ma non si ha notizia di denunce. Intanto sono stati sequestrati pc e tablet di tutte le persone coinvolte, con la speranza che emergano le informazioni utile a chiarire tutta la vicenda.