Affezionarsi al personaggio, da Breaking bad alla politica

La riflessione dalla quale vorrei partire è molto semplice e concerne le serie televisive (ma anche i romanzi di Montalbano o di Sherlock Holmes). Chiunque ne abbia visto qualcuna può rendersi conto che se non ci sono personaggi ai quali ti affezioni una serie non funziona. Ha senso proseguire a vedere puntate e puntate se ti affezioni a Walter White di Breaking Bad, a Saul Goodman, Gus Fring, Mike Ehrmantraut di Better Call Saul. Finanche se ti affezioni ai cattivi come Hector Salamanca. Anche in Games of Thrones (Il trono di spade), 73 episodi in 8 stagioni, le vicende di almeno quattro personaggi, John Snow, Cersei Lannister, Tyrion Lannister, Sansa Stark, ti interessano a tal punto che perdi il conto di tutti quegli altri che escono di scena. Una serie è costruita in modo tale che se un personaggio ti piace, sei curioso e vuoi conoscere tutto, il suo passato e le sue vicissitudini future. Ecco allora che nel mosaico le tessere si accumulano sino a consentire una visione d’assieme sempre più chiara. O, come in Beautiful, sempre più appiattita sul presente. Nei film o in un romanzo il personaggio principale talvolta non sai neppure chi sia, magari scompare o vene meno dopo un pò.

Posso fare l’esempio di un film del mio prediletto regista Michael Mann, Heat-La sfida (1995). Mann si trovò a lavorare con due mostri sacri, De Niro e Pacino. Nel copione De Niro era il bandito Neil, Pacino il poliziotto Vincent. I due si conoscono da tempo. Neil, nevrotico, crudele, non vuol tornare in prigione, preferirebbe uccidere e morire. Vincent, estroso, intelligente, vessato da moglie ed ex mogli, è uno che non molla. Ci si confronta, si spara, ci si insegue in macchina in una Los Angeles mai così protagonista di un film. I protagonisti di questo film solo in due sequenze si confrontano direttamente e il regista Mann è riuscito, con dei controcampi e senza farli mai incontrare sul set, a tenere a bada la loro voglia di competizione. Un film pertanto dove i due mostri sacri (ovvero il motivo per cui sei andato al cinema) non compaiono mai insieme, procedono su linee parallele essendo in competizione, e quindi non sai per chi parteggiare. Chi vincerà, il poliziotto o il criminale? Vinca il migliore, ti dici, non ti sei affezionato a nessuno dei due.

Nelle serie no, questo non succede. Se una serie non funziona, non è vista, significa che non ci sono personaggi e attori che ti intrigano. Le vicende, le storie, possono essere anche scadenti o ripetitive, ma i protagonisti diventano familiari degli spettatori e questi sono fidelizzati. Se vedete Beautiful (o le serie turche) oggi gli sceneggiatori (o l’IA) sono capaci di far durare un dialogo tra due persone una intera settimana, non succede praticamente niente per giorni e giorni (una sorta di terribile surplace, posizione nel ciclismo di quasi immobilità), ma gli ascolti non diminuiscono perchè a casa amano i protagonisti, molto meno le loro vicende.

Questo meccanismo delle serie tv va compreso perchè consente di capire meglio altre situazioni che avvengono nel mondo reale. Consente di capire per quale motivo uno come Fabio Fazio, o Diego Bianchi, o Crozza, possa cambiare canale senza perdere il (suo) pubblico. Al contrario Amadeus passando a Discovery ha perso il pubblico perchè egli non ha un pubblico affezionato a lui ma al format che conduce (i pacchi o Sanremo). Se il format non gli piace non viene seguito.

Consente di capire che la stessa cosa avviene in politica dove ormai ci sono personaggi che hanno un pubblico affezionato anche se essi cambiano partito o posizionamento. Una volta tutto si spiegava con il clientelismo, per cui l’impiegato del comune o dell’Asl occupato dal politico vita natural durante serviva il suo benefattore per l’intera sua carriera. Adesso no, ci sono i fedelissimi di Conte o Renzi o Travaglio senza che nessuno dei tre abbia loro trovato un lavoro. Conte è un personaggio di una serie tv che si sta svolgendo in varie stagioni e quello che fa di buono, di cattivo, quello che fa o non fa, insomma le sue azioni, sono ininfluenti. C’è gente che lo ama e lo segue e lo difende e lo stima. Come se fosse Walter White di Breaking bad, o il dottore Jack Shephard di Lost. A prescindere, sempre per sempre, come canta di continuo De Gregori per l’Enel