Se tu apri una falegnameria senza assumere nessun falegname, non è una impresa destinata al fallimento? La vicenda di questo Carrozzone chiamato Fondazione Terina andrebbe studiato (magari lo faranno Milena Gabanelli, o Report) come caso di scuola di come funziona il Mezzogiorno d’Italia. Dove i soldi si spendono (come per i falsi invalidi, le L.104, i bonus), e son pure tanti perchè le finalità e le causali per ottenerli sono mirabolanti, ma poi manca il lavoro. I carrozzoni sono scatole vuote che non intendono operare nel mercato ma solo ricevere soldi pubblici, riempite (con gente senza competenze) con le chiacchiere dei politici, poi degli amministratori, con tanti farabutti che ne approfittano senza che mai uno solo venga scoperto,e quindi si risolvono nel “prendi i soldi e scappa” che ben conosciamo. Per chi fosse interessato, una rassegna stampa a ritroso della vicenda, come è stata trattata sui siti web (per quello che son riuscito a trovare), con una menzione particolare a Pablo Petrasso, Tiziana Bagnato e Pasqualino Rettura che hanno cercato di informarsi e di informare.
(27/11/24 Corriere della Calabria) La Fondazione Terina dichiarata “estinta”: liquidazione da chiudere entro il 30 giugno 2025.
La deadline per la cancellazione di un ente che doveva essere un’eccellenza ma alla fine si è rivelato un “carrozzone”. Ecco i compiti del liquidatore.vNella relazione di novembre il commissario della Terina ha scritto nero su bianco che sulla Fondazione «pesano gravemente: 1. la situazione debitoria che si accumulata nel corso degli anni» (e, più di ogni altra cosa, un consistente pignoramento avanzato dal Mur); «2. la sperequata dotazione di personale non di ricerca che svolge funzioni non proprie della Fondazione (guardiania in primis); 3. l’assenza di un direttore con funzioni tecniche e di management e di un responsabile della ricerca con qualifica di ricercatore di livello unitario; 4. la mancanza di domanda di servizi di ricerca sia da parte di soggetti pubblici che dal mondo imprenditoriale, a causa dello Statuto che prevede che la Fondazione sia ad esclusivo servizio del socio unico; 5. la non elevata qualificazione del personale di ricerca in servizio; 6. l’indisponibilità di risorse per la manutenzione ordinaria delle attrezzature e dei locali; 7. la difficoltà di configurare stabilmente l’attività di ricerca e di trasferimento tecnologico tramite rapporti strutturati, in termini anche contrattuali e di mercato, con un numero sufficiente di istituzioni e di imprese». Ciò posto – chiosa il commissario liquidatore – «l’estinzione della Fondazione ai sensi della normativa vigente appare la strada più praticabile per le sorti dell’ente. Idem dicasi per quanto attiene la percorribilità dell’articolo 28 cc sulla trasformazione dell’ente, in quanto ricorrono i requisiti della insufficienza del patrimonio che rendono lo scopo praticamente impossibile.
(Ago 24, Amalia Bruni, pd) «La decisione di liquidare la Fondazione Terina, realtà importante per la città di Lamezia Terme, è una sconfitta per il governo, incapace di salvarla nonostante le opportunità di intervento. La mala gestione della Fondazione, nota da anni, ha portato a un deterioramento finanziario e operativo». La Fondazione, nata nel 2007 con veri ricercatori ha visto un progressivo deterioramento. Non possiamo che chiederci se è stato fatto tutto il possibile per il suo risanamento, cercando partner o investitori e sviluppando un piano di rilancio concreto. Temo che la risposta sia negativa, e la liquidazione rappresenta una sconfitta pesante».
(16/3/24 La C news ) Terina nel limbo, appalti milionari per Calabria Film commission: gli incroci tra le fondazioni che si “contendono” l’area Sir.
(23/2/24 La C news, Petrasso) «Quando sono arrivato qui nel 2018 – ha spiegato l’avv. Masi – ho trovato una situazione allarmante, con una forza lavoro di 40 dipendenti e una dotazione economica della Regione di 1,3 milioni di euro. Il costo del personale era superiore ai fondi disponibili». Debiti accumulati e finanziamenti insufficienti: Masi ha lavorato per garantire al personale la retribuzione.
Tra i debiti «c’era di tutto». Ma il problema principale «era l’avvio dei laboratori, che necessitavano di figure qualificate: mentre mi trovavo un esubero di personale dal punto di vista amministrativo e della vigilanza, c’era una carenza sotto l’aspetto della qualità necessaria a rendere produttive le apparecchiature. Abbiamo tentato il trasferimento del personale in esubero in altri enti sub-regionali: ci siamo riusciti con una sola dipendente per la quale è stato disposto il comando in Arcea. Tutti gli altri enti sub-regionali al momento di concretizzare non si sono resi disponibili a prendere il personale». Con i 40 dipendenti sul groppone e così pochi fondi «non si potevano fare investimenti per prendere un direttore scientifico o dei ricercatori». Ecco spiegato il paradosso: i 14 milioni di euro investiti dal Miur erano fiches puntate su una struttura che non avrebbe potuto metterli a frutto perché aveva più amministrativi e guardie giurate che tecnici e ricercatori. E invece bisogna «assumere ricercatori, un direttore scientifico, affinché la strumentazione nel laboratorio possa funzionare non un giorno a settimana per tutto l’anno».
Questa anomalia strutturale si somma a un’indagine iniziata nel 2016, quando Masi non era ancora arrivato. L’inchiesta della Guardia di finanza, dice l’ex presidente di Terina, «riscontrò una serie di criticità per il progetto Food@Life e queste vennero poste all’attenzione del Ministero dell’Istruzione», che aveva finanziato con oltre 14 milioni di euro il piano operativo e l’acquisto dei macchinari. Arriva così una prima ispezione ministeriale: il Miur chiede inizialmente la restituzione di circa 900mila euro (Masi parla nella sua relazione del 2019 di una cartella esattoriale di 973mila euro) come revoca parziale del finanziamento per spese non riconosciute.
«In un secondo momento – ha evidenziato ancora Masi – è arrivata la contestazione di tutto l’importo erogato perché si riteneva che non erano stati raggiunti una serie di obiettivi del progetto finanziato. C’era tutta una serie di contestazioni alle quali ci siamo opposti, tant’è che durante la mia gestione fu dato anche l’incarico per impugnare il provvedimento del ministero che chiedeva la restituzione di tutte le somme: penso che la causa sia ancora in corso».
(22/2/2024 La C news) Sono passati dieci anni: in Calabria si sono avvicendati cinque governatori (tre eletti più due reggenti), a Roma, invece, cinque premier. Eppure nessun governo ha mai trovato il tempo di rispondere a un’interrogazione proposta dall’ex parlamentare del Movimento Cinquestelle Dalila Nesci sul futuro della Fondazione Terina. Domande rimaste in sospeso, come i progetti affidati a quella che, in teoria, era nata per essere la punta di diamante nel settore agroalimentare in Calabria.
Altri tempi, stessi dubbi. Nesci, nel settembre 2014, chiedeva chiarezza sul futuro dei lavoratori della Fondazione istituita dalla Regione Calabria: 40 dipendenti i cui stipendi erano perennemente appesi al filo delle erogazioni della Cittadella. Tra le pieghe dell’atto ispettivo della parlamentare grillina emergono le contraddizioni tra la «pesante crisi finanziaria» dell’ente e i fondi Pon gestiti dalla Fondazione «per un importo complessivo di 13.321.704,00 euro», per «un progetto di alta formazione del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca denominato Food@Life». Un paradosso: milioni in pancia della Fondazione che, all’epoca, non riusciva a pagare i propri dipendenti. Risposte dal governo: nessuna, nonostante tre solleciti arrivati nel 2015.
(14/3/24 Corriere della Calabria) Fondazione Mediterranea Terina, Cauteruccio resta commissario per altri sei mesi
La Giunta regionale ha prorogato l’incarico per la dirigente generale del Dipartimento Turismo: si tratta del terzo rinnovo dell’incarico da fine 2022
(19/2/24 La C news) Fondazione Terina, il grande spreco: i laboratori iper tecnologici da 10 milioni prendono polvere. E il ministero perde la pazienza. Un gioiello iper tecnologico (e costosissimo) prende polvere da anni nel cuore dell’area industriale di Lamezia Terme. Costati circa 10 milioni di euro, i laboratori della Fondazione Terina sono un’anomalia così luminosa da accecare gli occhi di politica e opinione pubblica. Tornano al centro della scena ciclicamente, per poi sparire, inghiottiti da soluzioni tampone che lasciano tutto com’è. Da anni, appunto. Nel 2015 si gridava al grande spreco: nel centro internazionale di ricerca nel campo alimentare era arrivato, un anno prima, una delle due Rmn (Risonanza magnetica nucleare) tecnologicamente più avanzate in Italia. Già a quei tempi il gap tra fondi investiti e inerzia amministrativa era stridente: quell’apparecchio, costato circa 1,5 milioni di euro, era rimasto inutilizzato nei laboratori. Unica attività: la manutenzione ordinaria. L’investimento, tanto per restare alla genesi dello spreco, era stato ingente: 15 milioni di euro nel progetto “Research infrastructure for food life and safety” (Food@Life).
(22/3/2022 Corriere della Calabria) La decisione. Appalti alla Fondazione Terina, «non luogo a procedere» per cinque persone.
Decisione del gup del Tribunale di Lamezia Terme. Nel mirino dell’inchiesta una falsa relazione tecnico scientifica
(5/1/21 Quotidiano del Sud, Pasqualino Rettura) Procedure irregolari negli appalti della Fondazione Terina, chiuse le indagini per sette indagati.
(18/12/20 Tiziana Bagnato) Nel cuore della Calabria, nell’area industriale intitolata a Papa Benedetto XVI dal 2007 opera la Fondazione Mediterranea Terina onlus, ente in house della Regione, definita più volte come l’ennesimo carrozzone, nei suoi tredici anni di vita ha attraversato tempeste di ogni genere e, ancora oggi, fatica ad avere una vera e propria identità e a mettere a frutto le sue potenzialità. Per anni i suoi dipendenti hanno protestato sui tetti contro la mancata erogazione degli stipendi e per la mai avvenuta applicazione della riforma del 2013 che prevede il trasferimento di parte dei lavoratori in altri enti regionali.
Dopo la disdetta del fitto di alcuni locali da parte dell’Abramo Customer Care, Masi ha proposto al ministero di realizzare proprio lì l’aula bunker per ospitare il processo Rinascita Scott e non solo. I riflettori si sono, quindi, accesi, a livello nazionale e non solo, su quegli oltre 3300 metri quadrati di superficie trasformati in una manciata di mesi nell’aula bunker più grande d’europa.
Nell’area si trovano anche il Centro Inail Asp, il Cnr Isaac, il Corap, il ministero dell’Agricoltura, gli ispettorati anti sofisticazione per i prodotti alimentari, il Crati che collabora con le università, il Centro Agea. Ma la mission fondamentale, quella della ricerca sull’agroalimentare, è incuneata tra la presenza di macchinari da milioni di euro e difficili da trovare sul territorio italiano e la mancanza di ricercatori per utilizzarli e di commesse.
Tra questi l’Nmr 850 una risonanza magnetica nucleare rarissima. Fermo da anni il macchinario potrebbe ripartire a breve con l’assunzione di un ricercatore italiano ingaggiato all’estero, poche infatti le figure capaci di utilizzare queste strumentazioni. Diversi poi i laboratori, anche questi al momento quasi fermi a causa della mancanza di commesse e con il personale in cassa integrazione. Un accordo recentemente siglato con lo spinoff universitario Net4Science nel Campus dell’Università Magna Graecia di Catanzaro potrebbe portare nuova linfa. Tante, insomma, le potenzialità ma pochi i canali in cui farla confluire.
(6/8/2014) Su proposta dell’assessore all’Agricoltura Michele Trematerra la Giunta ha nominato Pasqualino Scaramuzzino presidente della Fondazione mediterranea “Terina”