Ecco le 5 migliori Asl in Italia e le 5 peggiori: la classifica di Agenas

Le migliori 5 sono: Azienda Ulss n. 8 Berica, Ats Bergamo, Azienda Ulss n. 6 Euganea, Azienda Ulss n. 1 Dolomiti, Azienda Usl Bologna.
Le peggiori 5 sono: Napoli Asl 1 Centro, Asp Crotone, Asl Matera, Asp Enna, Asp Vibo Valentia.

Se la salute è un diritto fondamentale dell’individuo stabilito dall’articolo 32 della Costituzione, chi lo garantisce sul territorio? Il Servizio sanitario nazionale (Ssn) prevede l’equità d’accesso a tutti i cittadini nella prevenzione, cura e riabilitazione (legge 833 del 1978). Poi sulla base del Titolo V della Costituzione del 18 ottobre 2001 lo Stato fa le leggi per assicurare i livelli essenziali di assistenza, e le Regioni hanno autonomia nell’organizzazione e nella gestione dei servizi sanitari. Il loro braccio-armato sul territorio sono le Aziende sanitarie locali (Asl), enti autonomi guidati da un direttore generale, un direttore sanitario e un direttore amministrativo, direttamente responsabili del buon funzionamento dei servizi.

Il ruolo delle Asl
Oggi le Asl sono 110, si chiamano in modo diverso a seconda del luogo, e come avviene per ogni azienda la capacità di chi le gestisce impatta sulla qualità dell’assistenza e delle cure offerte ai cittadini. Vediamo come.
Le Asl devono garantire in particolare:
– le campagne di screening per la prevenzione del tumore al seno, alla cervice uterina e al colon;
– il rispetto dei tempi di attesa per visite ed esami sulla base di quanto richiesto dal medico nella prescrizione;
– un servizio territoriale efficiente che riduca gli accessi inappropriati in Pronto soccorso e le ospedalizzazioni per complicazioni per diabetici, malati di Bpco, cardiopatici;
– il numero di strutture e di posti letto fissati dagli standard normativi (come prevede il decreto ministeriale 77/2022 conosciuto come «Riforma territoriale»), il che vuol dire un consultorio ogni 20 mila abitanti, il 10 per cento di over 65 assistiti a domicilio, 8 posti letto negli hospice ogni 100 mila abitanti, ecc;
– i ricoveri programmati per interventi chirurgici per evitare che i propri assistiti si spostino fuori regione,
– bassi tassi di mortalità evitabile (tra i 0 e i 74 anni), che significa limitare il più possibile i decessi che possono essere contrastati da un Sistema sanitario ben funzionante e che possono essere ridotti sia attraverso campagne di prevenzione (in questo caso si parla di mortalità prevenibile) sia attraverso i trattamenti precoci delle patologie tempo-dipendenti (infarto, ictus).
Per la prima volta l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) stila una pagella per capire dove la popolazione è meglio assistita e dove invece bisogna correre ai ripari. Lo fa sulla base di circa 40 indicatori suddivisi in 6 aree e 12 sotto-aree che tengono conto dei compiti delle Asl che abbiamo elencato. Ecco i risultati che vedono complessivamente 30 Asl promosse, 53 così così e 27 bocciate.

La classifica generale
Le tabelle con le prime 5 e le ultime 5 Asl sono il risultato dei calcoli statistici che tengono conto del mix di indicatori di tutte le aree esaminate (che in gergo tecnico si chiamano «prevenzione, distrettuale, ospedaliera, sostenibilità economica-patrimoniale, investimenti e mortalità evitabile).

La responsabilità politica
Fra le Asl migliori e le Asl peggiori c’è di mezzo la salute dei pazienti, che dipende dalla competenza di chi le dirige e amministra. Il direttore generale, il direttore sanitario e il direttore amministrativo sono nominati dal governatore e dall’assessore. La politica che li sceglie ha, dunque, una responsabilità enorme. Fare meglio è un dovere di tutti. Perché solo la competenza può fare la differenza.