Fumo negli occhi, Smoke Gets in Your Eyes. Il braccio di ferro tra Salvini e Tajani sulla riduzione del canone Rai è una pantomima. Salvini vuole fare demagogia. Togliere 20 euro dal canone, per compensarlo poi con un assegno del Tesoro, è una penosa partita di giro che ricadrà su chi paga le tasse e pensare di alzare i tetti pubblicitari, quando la pubblicità è scarsa, è follia.
In realtà, queste bagatelle non avvengono per caso. Sollevare un polverone significa non affrontare con responsabilità due temi fondamentali: chiedersi cosa rappresenti ancora il servizio pubblico e come tagliare i costi, anche in Viale Mazzini.
È ormai assodato che la Rai fa servizio pubblico solo al governo di turno. Salvo alcune lodevoli sacche di resistenza, l’idea di una tv che elevi il livello culturale dell’audience è ormai una reliquia di buone intenzioni. Oggi è difficile capire le ragioni di questa Rai, del suo Cda, dei suoi programmi. Ma quale governo rinuncerebbe mai a un megafono così potente?
Le liti condominiali distraggono da un altro problema: entro agosto 2025, una legge europea, Media Freedom Act, impone che i servizi pubblici siano indipendenti dallo Stato, vietando qualsiasi forma di ingerenza nelle decisioni editoriali, e dispongano di risorse certe.
Quando il saggio indica il prezzo da pagare lo stolto chiede lo sconto.