La politica italiana è come la crisi dei produttori di auto, incomprensibile a tutti. Nel futuro ci saranno solo auto elettriche? Nessuno dei produttori lo sa. Nessun commentatore, nessun scienziato, nessuno può spiegare, per fare un esempio politico semplice, come mai il lider maximo Massimino D’Alema sia andato (Il Foglio) “al corteo della Cgil e abbia detto a Schlein: “Tienimi da conto Conte”.” Che c’azzecca l’ex premier, il totus politicus, con Giuseppi, ovvero con uno che Trump o Harris pari sono? In un’intervista al Corriere l’ex premier ora fa il moderato e dà lezioni su come gestire i conflitti. Eppure è quello che nel 1999 ha portato l’Italia in guerra con la Nato senza comunicarlo al Parlamento. D’Alema è amico dei 5Stelle come Bettini e come Bersani? Ha la stessa sindrome di Stoccolma di Bersani che non si è più ripreso dalla mortificazione dei grillini Crimi e Lombardi inflittagli il 27 marzo del 2013 in streaming?
Nessuno è in grado di spiegare la politica italiana nel 2024. Se scendiamo in basso sino a parlare di Lamezia e osserviamo, noi che non siamo del pd, le vicende del pd lametino leggendo quel che pubblicano i siti web, non capiremo nulla di nulla.
Il pd lametino deve scegliere chi sarà il candidato a sindaco e a novembre 2024 le truppe si sono mosse in ordine sparso. Premesso che Lo Moro e Speranza non hanno detto chiaramente cosa intendono fare ma soltanto che sono a disposizione per una eventuale chiamata dello Spirito santo, la prima mossa sulla scacchiera (che io ricordi, e tralasciamo la comica del sondaggio) l’han fatta gli alfieri di Speranza assumendo il nome di ex amministratori del centrosinistra. Tra i firmatari, Pina Abramo – Cancelliera al Tribunale; Franco Amendola – Deputato, Consigliere Regionale; Gianni Arena – Avvocato; Eugenio Carnovale – Avvocato; Giandomenico Crapis – Medico; Antonino Costantino – Commercialista; Demetrio De Benedetto – Professore; Giovanna De Sensi – Docente Universitaria; Elvira Falvo – Medico; Aldo Ferrise – Commercialista; Gianni Gallo – Funzionario INPS; Giovanni Gallo – Imprenditore; Fernando Miletta – Professore; Antonio Palmieri – Direttore Camera di Commercio; Vittorio Paola – Imprenditore; Nicola Palazzo – Medico; Andrea Perri – Medico; Rosario Piccioni – Avvocato, Consigliere Comunale; Antonello Sdanganelli – Avvocato; Gianfranco Vasta – Medico.
Poi, bando alle ciancie, si muove la “Direzione” dell’avv Masi, grillino almeno quanto Bersani, che invece propone Lo Moro. I giovani democratici, che sono per Speranza, protestano in quanto dal 22 settembre per superare le divisioni era stato formato (credo con l’avallo di Irto) un “Coordinamento” formato dal segretario cittadino, Gennarino Masi, da quello provinciale Domenico Giampà, dalla consigliera regionale, Amalia Bruni e da Luigi Muraca, responsabile regionale giustizia. Come se non bastasse il 30 novembre arriva il commissariamento del Pd: nominato Domenico Giampà attuale segretario provinciale del partito, nonchè favorevole a Lo Moro. A stretto giro di posta una nota di Occupy Pd 2.0 richiede un intervento immediato da parte dei vertici nazionali e regionali del partito. “È giunto il momento di commissariare il circolo lametino, affidandola a una figura esterna e super partes, in grado di riportare trasparenza, equità e dialogo“. Dal momento che il comunicato è stato firmato da Gallo Giovanni, Paola Vittorio, Crapis Giandomenico, Vescio Lidia, Carito Francesco, Curcio Angelo, Miletta Fernando, Falvo Elvira, Arena Gianni, Gigliotti Laura, Alessio Tommaso, Laganà Enzo, Di Benedetto Demetrio, Vescio Ninfa Marilena, Turco Maurizio, è chiaro come ci siano amici di Speranza e di Amalia Bruni già espostisi a muovere i pezzi per fronteggiare la mossa del binomio Masi-Giampà. Come dicevo non si capisce granchè, nessuno di noi può capire perchè mai Crapella di Confesercenti si espone per Lo Moro; o per quale motivo l’avv. romano Basilio Perugini, presidente dell’associazione 4 gennaio, definisca Lo Moro figura di indubbie qualità. Come aveva già fatto Eugenio Guarascio, e la cosa non è parsa vera al cosentino Iacchitè (Lamezia 2025. Doris Lo Moro “sindaca” per… 24 ore. E lo scherzo continua) per preannunciare “Ma come diceva il saggio: qui comincia l’avventura del signor Bonaventura. O se preferite: e lo scherzo continua. Alla prossima“. Par di capire dunque che Iacchitè propenda per Speranza se il nemico del mio nemico è amico mio. Se Guarascio è amico di Lo Moro, Iacchitè è nemico di Guarascio e dunque amico di Speranza. Per completare il quadro debbo dar conto di una nota della federazione provinciale di Catanzaro del PSI la quale ha detto no «a fughe in avanti o a metodi democratici apparenti», proponendo «un rilancio del dialogo tra le componenti politiche» e in caso di mancato accordo «l’utilizzo delle primarie».
Ribadendo che nessuno può capire se e quando ci saranno le primarie, che sono un noto metodo democratico (almeno quanto le votazioni online dei 5Stelle) come ha dimostrato la vittoria di Schlein voluta da grillini e Franceschini per fregare Bonaccini che aveva vinto tra i tesserati, avevo accennato giorni fa al film “Sapore di mare” per segnalare quanto e come il pd lametino viva di e sui ricordi (20 anni di Lo Moro e Speranza sono un’era geologica). Oggi però vorrei rammentare un film famoso tratto da un racconto di Joseph Conrad, intitolato appunto Il duello. I duellanti rappresenta l’esordio cinematografico del regista inglese Ridley Scott, e venne accolto con grande entusiasmo al Festival di Cannes nel 1977.
“I duellanti” è ambientato in Francia nei primi anni del XIX secolo, ed è incentrato sulla feroce rivalità fra due ufficiali di cavalleria dell’esercito di Napoleone: Armand D’Hubert e Gabriel Feraud, interpretati rispettivamente dagli americani Keith Carradine e Harvey Keitel.
L’intera trama della pellicola è costituita dall’incessante antagonismo fra questi due uomini, impegnati in una singolar tenzone che durerà per ben 17 anni: iniziato all’alba dell’Ottocento, quando Napoleone si era appena insediato sul trono di Francia assumendo il titolo di Imperatore, il duello fra D’Hubert e Feraud cesserà soltanto molto tempo dopo, quando ormai il regime napoleonico è tramontato e Bonaparte è in esilio a Sant’Elena. Le ragioni che hanno provocato il duello, in realtà, sono decisamente futili e legate ad un’assurda questione di “onore militare”; del resto, l’odio fra i due protagonisti non si basa su motivazioni precise, ma su una folle irrazionalità che li spinge a battersi con violenza finché uno dei due non prevarrà sull’altro uccidendolo. Il duello lametino fra i nostri D’Hubert e Feraud (Lo Moro e Speranza) ha compiuto quest’anno 30 anni e non è ancora terminato.