Vedo ieri sera 5 minuti Calenda che parla su Rai1 con Storace fascista ormai riciclato in giornalista che ora compare spesso in Rai. Il dialogo è impossibile (Antonioni aveva anticipato l’incomunicabilità 60 anni fa e si è risparmiato i social) quindi ad un certo punto Calenda fa:
Ma che ti pensi, che col tuo atteggiamento da fascista mi metti paura?
Storace risponde: Bene, adesso che ti sei guadagnato la tua clip per i social, cominciamo a ragionare.
Storace aveva ragione. Calenda come tutti ormai cerca di procurarsi la clip per essere ripreso sui social e poi dai social finire sui siti giornalistici. La popolarità non passa più dalla tv, dal cinema, dal teatro, dai libri. Da quello che fai o sai fare. Solo da clip sui social. Uno dei primi in tv a capirlo fu Diego Bianchi con Gazebo su Rai3 ora passato a La 7.
La Fagnani che intervista in Belve su Rai 2 adopera ormai solo clip, le sue interviste a cani e porci sono una ricerca continua di clip per i social. Gli ascolti tv dipendono molto dalla visualizzazione di clip, che creano aspettative come i trailer dei film in uscita. Che senso ha intervistare minuscoli insignificanti personaggi come Flavia Vento, Fabio Volo, Teo Mammuccari, se non per ottenere una clip? Cosa hanno da dirci tutti questi se non le cose su cui campano da una vita, la notte con Totti di Flavia Vento, Fabio Volo ammalato di sesso…
Lo stesso Pier Silvio Berlusconi che compare davanti la moglie Silvia Toffanin incredula nella peggior interpretazione di sorpresa che io ricordi (Thi is me, Canale 5), aveva in mente solo la clip, e infatti oggi tutte le testate giornalistiche pubblicano articoli sull’evento. “Pier Silvio Berlusconi e la sorpresa per Silvia Toffanin: «Sono orgoglioso di te, sei il mio amore»” (Corsera).
Il Corriere, avendo riscontrato sui social milioni di visualizzazioni della clip in cui il culturista Pier Silvio pronuncia alla moglie la frase “Sono orgoglioso di te, sei il mio amore”, ci scrive un articolo come se un frangente di un programma tv fosse un evento. Come la caduta del muro, l’omicidio di Olof Palme, il 7 ottobre in Israele.
Tutti ormai viviamo e parliamo e ci filmiamo per ottenere una clip che finisce sui social, ottiene visualizzazioni e like.
Una volta contavano gli incassi, le recensioni, gli applausi. Oggi i like e le visualizzazioni. E’ cambiato il mondo e il concetto di successo e popolarità ha assunto un significato inedito. Può arridere e capitare ad un illustre imbecille che se lo trova per caso scendere dal cielo. E tutti gli altri attraverso la costruzione di una clip cercano di imitarlo.