(Aldo Grasso. Padiglione Italia) C’è una parola che ci vergogniamo di pronunciare, sicuri che non ci appartenga più: ignoranza. Eppure, in settimana ci sono stati pericolosi avvertimenti di una generale decadenza: l’Oxford Dictionary ha scelto «brain rot» (marcescenza mentale) come parola dell’anno, il rapporto Censis avverte che troppi studenti arrivano al termine degli studi sapendo a mala pena leggere e far di conto e, infine, il rapporto Ocse certifica che in Italia un terzo degli adulti è analfabeta funzionale (sa leggere e scrivere ma non capisce un articolo di giornale).
Da quando l’ignoranza è diventata un punto di vista dominante? L’ignoranza è una grande tragedia sociale che ci rende tutti prolissi: facile dare la colpa alle nuove tecnologie, ai social, più difficile parlare del fallimento della scuola, delle politiche governative, della crisi del pensiero.
Qualcosa nel nuovo secolo è andato storto: ormai l’ignoranza dilaga in tutto il mondo. C’è un clima diffuso di regressione, di negazionismo, di falsità che ricorda gli anni Venti del secolo scorso: diffidenza verso la scienza (quanti No Vax, cui vengono persino cancellate le multe!), verso la democrazia (autocrazie, sovranismi, fanatismi, populismi…), verso la cultura (contro le competenze e i principi etici).
Così, per nascondere la nostra ignoranza, siamo diventati tutti opinionisti.
Crotone. Chi ha “coperto” per anni la direttrice regionale Inps senza titoli? Oggi vince la tenacia della funzionaria mobbizzata (da Iacchitè)
“Una funzionaria Inps della carriera direttiva da cinque anni è pagata per non far nulla, con un danno da 200mila euro. E quella funzionaria, signor giudice, sono io”. Era iniziata così, in un’aula di tribunale di Crotone, la surreale vicenda di Maria Teresa Arcuri, funzionaria dell’Inps che veniva mobbizzata perché aveva scoperto che il suo diretto superiore non aveva mai fatto un concorso per accedere ai ruoli della dirigenza pubblica e tuttavia prendeva 10 mila euro al mese, cagionando un danno allo Stato da quasi 2 milioni di euro. Una storia rivelata dal Fatto.it nel 2017 che sette anni dopo presenta un conto pesante. Ieri il Tribunale di Crotone ha condannato a 4 anni per truffa Alessandra Infante, vale a dire la dirigente senza titoli, a capo dell’Inps di Crotone per diversi anni.
La vicenda nasce dalla denuncia presentata nel lontano 2010 dalla funzionaria Arcuri al magistrato della Corte dei Conti interno all’Inps, al Comitato di Vigilanza e dalla sua richiesta di accesso ai dati concorsuali delle risorse umane, dalla quale risultò che la Infante effettivamente era una dirigente senza concorso, transitata da un ente privato afferente alla provincia (Copross) ai ruoli del Mef prima e dell’Inps poi, senza mai partecipare e superare la prova selettiva che è titolo abilitativo per l’accesso alla dirigenza pubblica. La Infante cercò di negare e contrattaccare, la Arcuri tenne il pallino ricevendo per contro solo dinieghi, ben tre disciplinari, la rimozione da direttore dell’agenzia di Cirò Marina e un progressivo isolamento negli uffici fino a indurla a una sostanziale inattività. Pure la sua segnalazione all’Anac finisce in nulla. Finché la vicenda raccontata dal Fatto provoca interrogazioni parlamentari e l’attenzione della stampa. Persino de Le Iene.
Il ministro Marianna Madia risponde facendo spallucce (“è tutto regolare”) ma l’Inps non poté più negare l’evidenza e finì per licenziare la dirigente che stipendiava da anni senza titolo. Il procedimento penale scaturito da questa vicenda era stato archiviato, ma la Arcuri (assistita dall’avvocato Antonio Ingroia) si è opposta e l’istanza è stata accolta. Così è iniziato il processo di primo grado, che ieri si è concluso con la condanna dell’imputata.