E’ possibile che, a livello nazionale o locale, si reciti sempre lo stesso rosario da settant’anni? Mi riferisco a quelle espressioni logore ed abusate che ricorrono quando a sinistra si tratta di scegliere un leader di partito o un candidato. Prima il programma, poi il nome. Come se, fatto il programma (la cosa più facile da fare in un paese dove si pubblicano 282 libri al giorno, 12 all’ora), il nome uscisse fuori come un bambino dalla pancia della mamma. Finora a sinistra si è adoperata sempre questa presa in giro dell’opinione pubblica nel frattempo che la politica, con i suoi metodi, scelga il candidato. Per capirci, chi dovrà contendere a Meloni il governo del paese? Schlein? Bene, che questo sia pacifico sin da ora, 2024, e poi Lei prima della campagna elettorale 2027 ci farà conoscere il suo programma. Giuseppi che faccia quel che vuole nel frattempo, fatti suoi.
Veniamo a Lamezia, dove la scelta del candidato sindaco della sinistra è in alto mare. I conformisti intendono, prima di scegliere, conoscere il mitologico programma, ma nel frattempo i candidati sono già scesi in campo. La mia opinione resta sempre la stessa, quella che inascoltato argomento da decenni e che quindi ripropongo ad ogni elezione. Io vorrei che Tizio presentandosi come candidato sindaco per lo schieramento di sinistra facesse conoscere prima (allo scopo) di chiedere il voto agli elettori i nomi e cognomi della sua squadra: il segretario comunale; gli assessori; i dirigenti; il capo ufficio stampa; il city manager…
Se facessero un altro sondaggio oggi si scoprirebbe che in tutti i comuni il nome degli assessori resta sconosciuto perchè tutti conoscono solo e soltanto il sindaco. Si usa infatti fare la campagna elettorale per farsi votare, parlando del più e del meno, con le solite promesse di marinaio (il programma), e poi, solo se eletti, si comincia la lotteria della ricerca degli assessori. Passa molto tempo prima che -dovunque- si trovino le persone che accettano l’incarico, e prima che i partiti presenti nel consiglio diano il loro assenso, di modo che la giunta si insedi e cominci a lavorare. La politica della coalizione vincente pretende che ogni partito indichi il suo rappresentante in giunta e il sindaco eletto deve solo dire signorsì. Poi ci sono altre indicazioni provenienti dal Vescovo, da un amico al quale non puoi opporre un rifiuto, insomma gli assessori non servono a nulla ma fanno perdere troppo tempo per sceglierli. Una volta cominciato il lavoro ogni assessore si caratterizza poi per la frase che ripete come un mantra a chiunque ponga una questione concreta: “ne parlerò con il sindaco“.
A mio parere, avere un ottimo segretario, un ottimo dirigente degli affari finanziari, un ottimo assessore al bilancio, un ottimo city manager, vale molto più che avere un ottimo sindaco, solitario e autocrate. Ma è un semplice parere il mio, non condiviso da nessuno e smentito dalla prassi di decenni. E dico questo se vogliamo parlare seriamente di politicy (di politiche concrete) e non di politics (strategie per acquisire il consenso). Se invece si tratta solo di scegliere un candidato sulla base dell’amicizia e dell’amichettismo, il discorso cambia.
Non è un caso se il mio articolo più cliccato di questo blog si intitola ” Che cos’è l’amichettismo e perchè è la nostra rovina”.