Una volta c’erano i partiti, la dc, il pci, il psi. Adesso ci sono sigle, marchi, brand. Una volta vedevamo la tv, noi eravamo spettatori e in tv c’erano i divi. Adesso la tv la fa l’uomo comune, uomini e donne, isole dei morti di fame, commesse dell’Upim diventate famose, Barbara D’Urso, Maria De Filippi. Allo stesso modo oggi uomini senza nè arte nè parte, invece di trovarsi un lavoro, come tutti, si sono dati alla politica. Quando parliamo del M5S, di cosa parliamo? Di un movimento politico? No, di un formicaio. Ve lo spiego. Ci sono almeno tre livelli, dall’alto in basso: l’Imperatore e la sua azienda; la politica e il circo che le gira intorno; gli iscritti e gli attivisti. L’unico a contare davvero è il capo, e non il leader politico. Tanto più oggi che Beppe Grillo, l’istrione su cui una volta poggiava tutto, si è ripreso il blog omonimo e interviene giusto ogni tanto nei panni del Garante, così come da nuovo statuto M5S. Grillo ora può togliere il nome. Per esempio. Un giorno si bisticcia con d’Ippolito? L’avvocato non potrà usare più il marchio M5s.
L’imperatore è Davide Casaleggio. È lui il presidente della Casaleggio Associati (oltreché dell’Associazione Gianroberto Casaleggio) ed è presidente, amministratore unico e tesoriere della Associazione Rousseau. Cioè ha le chiavi del cuore del Movimento, e dell’azienda che, fra le altre cose, gli ha sviluppato la piattaforma: gli iscritti, i dati , le decisioni, i soldi che arrivano al Movimento Cinque stelle. Che già non sono pochi e che saranno sempre di più: finora quasi 600 mila euro alla Associazione Rousseau (per non parlare dei contributi pubblici che pioveranno sui numerosi gruppi parlamentari), e adesso i 300 euro al mese che dovrà versare ciascuno dei 339 parlamentari eletti (227 alla Camera, 112 al Senato), per un totale di 1,2 milioni l’anno, 6 per l’intera legislatura.
La teoria delle formiche-formicaio, raccontata dallo stesso Davide Casaleggio nel giovanile “Tu sei rete”, ed evidenziata nel suo libro su M5S da Iacoboni (il giornalista che l’Imperatore ha messo alla porta), spiega il funzionamento di M5S: «I formicai rappresentano il miglior esempio di auto-organizzazione. Le formiche seguono una serie di regole applicate al singolo, attraverso le quali si determina una struttura molto organizzata, ma non centralizzata». Affinché questo sistema resista è necessario che le formiche non sappiano mai quali sono le regole: «Una formica non deve sapere come funziona il formicaio, altrimenti, tutte le formiche ambirebbero a ricoprire i ruoli migliori e meno faticosi, creando un problema di coordinamento».