Cominciamo dal calcio, talvolta maestro di vita. L’Inter perde con il Milan la Supercoppa e i tifosi interisti, come tutti i tifosi, sanno solo parlare dopo che conoscono il risultato. Affermano quindi l’esatto contrario di quello che hanno sostenuto sino al giorno prima. Una sconfitta fa vedere il bicchiere mezzo vuoto mentre poche ore prima era mezzo pieno. Il Milan invece sembra avere tutte le qualita’ che 90 minuti prima si attribuivano all’Inter.
Questo modo di ragionare purtroppo non riguarda solo i tifosi di calcio ma l’umanita’ in generale che, dopo aver conosciuto un evento, dannoso o favorevole, parla a ruota libera. L’umanita’ e’ incapace di pre-vedere, ma sa solo parlare dopo che ha visto, dopo che e’ successo. La pandemia l’hanno prevista in pochi ma dopo che e’ scoppiata tutti ne parlavano in tv come se ne sapessero gia’ tutto.
Il poeta Fernando Pessoa (Il mio sguardo e’ nitido come un girasole) ci ha spiegato che noi non sappiamo amare, ma assumiamo la posa di pensare, di capire. Dovremmo amare prima di voler capire. Amare di piu’ e pensare di meno.
Il Mondo non si e’ fatto perche’/ noi pensiamo a lui,/(pensare e’ una infermita’ degli occhi)/ma per guardarlo ed essere in /armonia con esso/ Io non ho filosofia: ho sensi
Se parlo della Natura, non e’/perche’ sappia cio che e’/ma perche’ l’amo, e l’amo per/questo/ perche’ chi ama non sa mai/quello che ama/ ne’ sa perche’ ama, ne’ cosa sia/ amare…/ Amare e’ l’eterna innocenza/ e l’unica innocenza e’ non/pensare