Siamo tutti d’accordo che nella vita chi riesce a far diventare un proprio hobby un lavoro col quale ci campa è persona fortunata? Significa che il lavoro non è una fatica ma un divertimento. Ami il giardinaggio? Ami i cani? Ami i viaggi? Ami cantare? Se ti affidano in tv un programma sul giardinaggio, o sui cani, oppure una rubrica di viaggi, oppure ti fanno un contratto per fare canzoni, ecco il sogno della tua vita che diventa realtà. In tv e sui giornali è pieno di persone che giurano di esser fortunate perchè vengono pagate per fare cose che farebbero gratis. Al contrario di tutti i comuni mortali che sono scissi in due tra vita privata e lavoro, tra famiglia e impiego per pagare le bollette, tutti i personaggi popolari, quelli ai quali si chiede l’autografo, giurano di non lavorare ma di star solo realizzando il sogno che avevano da bambini.
Una serie tv (su Apple tv) che sta ottenendo grande successo potrebbe farci capire il meccanismo, il confine tra lavoro e vita privata, al centro di dibattiti ed esperimenti come quelli sulla settimana corta. Scissione (Severance), una delle serie tv più ambiziose, originali e costose degli ultimi tempi, è ambientata in un universo distopico ed esplora i limiti pratici ed etici di confini così netti, dove la separazione tra dentro e fuori è portata all’estremo.
Parla di un gruppo di impiegati che accettano di sottoporsi a un intervento chirurgico che divide le loro coscienze in due, di modo che quando lavorano non ricordano nulla della vita privata e viceversa. Nella loro versione fuori dall’ufficio vengono soprannominati “esterni”, mentre sul lavoro “interni”; ogni giorno si occupano di compiti apparentemente senza senso per la Lumon, un’azienda piuttosto misteriosa, poi riprendono la loro vita, e via dicendo. È tra un ufficio abbastanza spoglio, corridoi anonimi e stanze bizzarre che si svolge la gran parte della trama della serie: a poco a poco gli “interni” mettono in discussione il loro ruolo lì dentro e cercano di capire cosa abbia portato i rispettivi “esterni” a voler rimuovere tutti i loro ricordi pur di fare quel lavoro, una questione che viene approfondita nella seconda stagione.
Certamente se uno lavorasse senza avere alcun ricordo (o assillo) della vita privata, produrrebbe meglio, ma se nel privato non ricordassimo nulla di quel che facciamo in fabbrica, nello studio professionale, nell’ufficio, la nostra vita sarebbe più arida.
Ecco, l’aggettivo giusto è proprio questo, arido. Tutti i cantanti, gli attori, gli artisti, che nelle interviste giurano di fare non un lavoro per il quale vengono pagati ma un hobby, e che lo farebbero pure gratis, secondo me sono aridi. Non solo e non tanto per gli inconvenienti della notorietà, tanto che qualcuno (vedi Mina o Battisti o J.D. Salinger) si nasconde e rinuncia ad una vita pubblica, ma proprio perchè far coincidere hobby e lavoro è come voler mischiare acqua e olio. Immaginiamo che l’impiegato Tizio dopo un anno di lavoro parta per le vacanze con la famiglia. Quelle vacanze se le gode proprio perchè rappresentano uno stacco dal lavoro (una separazione più che una scissione). Se al contrario le vacanze diventano un altro lavoro (tipo quello che fa Licia Colò in tv) uno non se le gode. Io posso disegnare per divertirmi nel tempo libero una vignetta, ma se diventa un lavoro e sono obbligato da un contratto a sfornarne una al giorno, non credo che mi divertirei più. Finanche la cosa più piacevole di tutte, il sesso, se uno lo fa per lavoro per cui in una giornata deve fare x amplessi essendo una pornostar, nessuno mi convincerà mai che sia da considerarsi una fortuna piovuta dal cielo.
Voglio dire che la serie Scissione indaga i due settori della nostra vita, il privato e il lavoro, ma io trovo che un confine c’è ed è bene che ci sia tra il dovere e il piacere, tra quello che dobbiamo fare e quello che vogliamo fare. E allora tutti quelli che hanno cominciato per piacere a cantare, suonare, disegnare, scrivere, amare i cani, la natura, i viaggi, la fisica (l’amore può avere tantissimi oggetti), nel momento in cui hanno firmato un contratto e questo piacere lo hanno trasformato (in cambio di denaro) in dovere, si sono sentiti in gabbia. E allora hanno cercato l’unico rimedio possibile, di mettersi in proprio, di diventare il proprio datore di lavoro. I Beatles hanno fondato la propria casa discografica (la Apple Records) pensando di avere più libertà nelle scelte, e di guadagnare di più lavorando quando volevano. Ma ben presto, come tutti, han capito che l’unica vera libertà nel nostro mondo l’aveva ottenuta San Francesco liberandosi di tutti i suoi averi. Amministrare i propri beni non è facile, devi trovare qualcuno di cui puoi fidarti, e che sia non solo fedele ma anche esperto (e le due cose insieme sono difficili). E quindi, nella vita, non si può fare sempre e solo quello che ci piace, ecco la verità.