Il Super Bowl è dei Philadelphia Eagles: Kansas City Chiefs annientati.
(Giovanni Marino, Repubblica) Ai più attenti appassionati della Nfl non sarà sfuggito, spesso, quella bandiera italiana sui cappellini o cucita sulle maniche delle polo sulla sideline dei Philadelphia Eagles. Che sia un allenamento o una partita. Un tricolore sfoggiato con orgoglio, primo tra tutti, dal suo head coach, Nick Sirianni, ma anche dal gigantesco Dom DiSandro, ufficialmente chief security officer e senior advisor del general manager, uomo ovunque del team e dal coordinatore del pass-game Kevin Patullo. Chiara la ragione: le origini dei tre nel Belpaese. E non sono i soli: anche il “genio” della difesa verde, Vic Fangio e Joe Pannunzio, che si occupa degli special team hanno solide radici tricolori. Che hanno felicemente “contaminato” lo spogliatoio delle Aquile.
Proprio poche ore fa la National Italian American Foundation (NIAF) ha celebrato “L’incredibile risultato del capo allenatore Nick Sirianni, del capo della sicurezza Dom DiSandro e dell’intera organizzazione degli Eagles” sottolineando che “la loro dedizione ed eccellenza sul campo è abbinata al profondo impegno per la tradizione italiana che ha creato e favorito un senso di famiglia che unisce la squadra e i suoi appassionati sostenitori”. E ancora: “Come ha detto Frank Mattei, membro del consiglio di amministrazione della NIAF, quando ha premiato Sirianni e DiSandro nel 2023 con il NIAF Colangelo Sports Excellence Award: ‘Stasera non sarai celebrato solo per ciò che hai realizzato nello sport, ma davvero, per come hai raggiunto il tuo successo’. Estendiamo le nostre più sentite congratulazioni agli Eagles e alla comunità italoamericana di Filadelfia”.
“Ovviamente (la famiglia di mio padre) viene dall’Italia… Siamo molto orgogliosi di questo come famiglia, dal cibo che mangiamo alle riunioni di famiglia, al parlare molto con le mani, tutte quelle cose diverse,” ha detto Nick di la sua decisione di indossare l’adesivo della bandiera italiana, per Volare Il giornalista Zach Berman. “Quindi, ancora una volta, questo è qualcosa che possiamo semplicemente mostrare il nostro apprezzamento per i nostri antenati”.
Nick Sirianni è di origine italiana attraverso suo padre Fran, originario della soleggiata terra di Calabria, situata sulla punta meridionale dello stivale italiano. Il padre di Fran, Frank, era un americano di seconda generazione, e i suoi genitori, i nonni di Nick, erano volati negli Stati Uniti dall’Italia quel giorno.
E sapete come gli Eagles hanno festeggiato le numerose vittorie della stagione che sono culminate con play off e Super Bowl? Con uno storico successo di Domenico Modugno, mettendo ad ato volume “Volare” e cantando “Nel blu, dipinto di blu” a bordo del megabus della franchigia di football americano. L’idea, manco a dirlo, è venuta a Vic Fangio, la cui famiglia si è trasferita negli Usa nel 1919 dalla Toscana, Castiglione. Sempre Fangio, ricorda Sport Illustrated, è custode di una “magica” ricetta di polpette italiane molto apprezzata in casa Eagles – che non vuol rivelare neppure alla moglie. E Patullo a New Orleans, città che ha ospitato il Super Bowl, se ne è andato in giro con un giubbotto, procuratogli da DiSandro, con la scritta Italian Stallion che richiama il film Rocky.
C’è spazio ovviamente anche per la scaramanzia. i componenti del coaching staff nelle varie festività si sono regalati ciabatte rosse, bianche e verdi, portachiavi con corno portafortuna made in Naples e bottiglie di vino rosso, una tradizione che ormai si ripete e che, visti i risultati, è destinata a continuare.
Nick, fresco vincitore del Super Bowl, è diventato ora l’allenatore italoamericano di maggior successo dai tempi di Vince Lombardi ma va detto che sino alla netta vittoria di New Orleans è stato spesso criticato e ha dovuto fare i conti con una overdose di pregiudizi e scetticismo nelle sue capacità di tecnico.
Un destino condiviso con il suo quarterback, Jalen Hurts. Ma la notte del Super Bowl ha spazzato via tutto questo e ora per l’italo americano si aprono prospettive economiche davvero interessanti: in arrivo un prossimo (molto) ricco rinnovo di contratto. L’Italian-way a Philadelphia va particolarmente di moda…
ANDREA CRESTA La forza di essere se stessi
Ci sono stati diversi momenti chiave nella cavalcata che ha condotto gli Eagles fino alla conquista del Superbowl LXI, ma uno in particolare si può considerare il punto zero, il primo, fondamentale, mattone, su cui Philadelphia ha costruito la straordinaria stagione 2024, conclusasi tra coriandoli, fuochi d’artificio e festeggiamenti sul palco del Caesars Superdome di New Orleans.
Momento che potrebbe avere le sembianze della scena inziale di uno di quei film che narrano di leggendarie storie di Sport, registrata a 1217 miglia di distanza dalla Louisiana, con l’auditorium del NovaCare Complex, il training center della franchigia presieduta da Jeffrey Lurie, come sfondo; si accendono le luci nella sala, la telecamera inquadra un palco con alcune persone che si apprestano a parlare ad una platea chiassosa, sistemata alla rinfusa tra le varie file di sedie, si sente il classico click che attiva i microfoni, e dopo una richiesta di silenzio generale si ascoltano queste parole “l’anno scorso era su di me, la responsabilità era sulle mie spalle. Non sono stato all’altezza”.
Poche parole, semplici, umili, oneste, pronunciate da una voce conosciuta da tutti i presenti, quella di Nick Sirianni, che in pochi secondi, all’inizio di un incontro tra coach, staff dirigenziale e giocatori degli Eagles, in una pausa nel corso del training camp, si è assunto la piena responsabilità della fallimentare stagione 2023, indicata da molti come quella della possibile rivincita dopo la sconfitta rimediata nel precedente Super Bowl, ma conclusasi con un nuovo, cocente, stop, dopo il 32-9 con cui i Tampa Bay Buccaneers li avevano estromessi dalla corsa playoffs nel Wild Card weekend.
“E’ stata una boccata d’aria fresca”, così venne definito, da una fonte anonima vicino al team in una chiacchierata con un reporter della ESPN, l’episodio che aveva avuto come protagonista l’head coach di Philadelphia, evento che si è tramutato in una sorta di “sliding door” per la storia recente della franchigia della Pennsylvania e che ha segnato un deciso cambio di passo nella preparazione della regular season successiva, appianando, in pochissimi istanti, giusto quelli necessari a concludere il virgolettato, tutte le divergenze e i malumori nati nel corso del 2023.
“E’ necessario imparare dai propri errori“, questo uno dei mantra del HC di Philadelphia, e in quest’ottica gli innesti di due nuovi collaboratori sono stati fondamentali per togliere un po’ di pressione dalle sue spalle e rendere più sereno l’ambiente.
Passionale, emotivo a tal punto da accendersi facilmente in diverse occasioni divenute celebri, come i battibecchi con il LB dei 49ers Dre Greenlaw e l’ex TE di Phila Zach Ertz o il bollente confronto faccia a faccia con il rookie DT Jalen Carter, con il suo carattere latino che ricorda chiaramente la sua discendenza italiana, i suoi bisnonni sono originari della zona del Reventino, in Provincia di Catanzaro, è stato il motore della cavalcata vincente degli Eagles, un viaggio iniziato molti anni fa, nella piccola Southwestern Central High School di West Elicott, nello Stato di New York.
The Sirianni Family: Jay, Fran, Nick e Mike
Nick Sirianni è nato a Jamestown, NY, il 15 Giugno del 1981, in una famiglia dove si masticava Football ogni giorno grazie all’impegno del padre Fran come coach in vari licei, è stato lo stesso genitore a crescere Nick i tre fratelli Sirianni con la passione per il coaching, tanto da gettare le basi per i loro futuri impieghi nei vari livelli del football statunitense, il primogenito Mike in NCAA con Washington & Jefferson College, il secondogenito Jay in NFHS con la stessa Southwestern Central HS e Nick, il piccolo di casa diventato improvvisamente il più grande, entrato nel panorama NFL nel 2009.
Al centro di tutto la sua “connection philosphy” che lo rende uno dei coach più innovativi della National Football League, non tanto sotto il profilo del gioco, dove non ha costruito un suo personale sistema a differenza di molti suoi colleghi, quanto più a livello gestionale, cercando di costruire un clima positivo all’interno e intorno alla franchigia; una filosofia nata probabilmente durante la sua esperienza da giocatore in NCAA, quando in seguito ad un brutto infortunio che rischiava di porre fine anticipatamente alla sua carriera ha fortemente apprezzato l’interesse e l’incoraggiamento ricevuti dai coaches e dai membri del programma di football della Mount Union.
In quel periodo Sirianni ha imparato quanto sia fondamentale essere parte di un ambiente di lavoro sano, di un’organizzazione nella quale non rappresenti solo un numero su una maglia o un nome scritto nel “coaching tree” ma che mostra un reale interesse nei tuoi confronti, fornendoti supporto nei momenti più complicati o esprimendoti apprezzamento quando si offre un contributo alla causa; diffondere positività, offrire critiche costruttive, riconoscere l’impegno di coach e giocatori, lavorare con un occhio rivolto al futuro per dare continuità alla franchigia, questi i 4 punti principali del suo programma e della sua filosofia di coaching, gli stessi che sono alla base di uno dei periodi più vincenti nella storia degli Eagles.
Sesto nella storia ad aver conquistato una qualificazione ai playoffs in ognuna delle prime stagioni da head coach, Sirianni, mentre attendeva di ricevere il suo adorato sigaro Black & Mild seduto all’interno del suo spogliatoio privato, dopo aver alzato verso il cielo stellato di New Orleans il Vince Lombardi Trophy, si è raccontato con queste parole: “Sai, questa cosa del capo allenatore, penso che le persone abbiano un’opinione su come pensano che dovrebbe essere un capo allenatore. Tu però devi essere ciò che sei. Ciò non significa che non cerchi di migliorare. Ciò non significa che io stesso non cerco di controllare le mie emozioni, a volte perché so che, nonostante siano uno dei miei più grandi punti di forza, possono anche essere un ostacolo.”
“Per questo sono davvero grato per le avversità che abbiamo dovuto superare e per le critiche che ho ricevuto. Le avversità ti rendono ciò che sei, rendono la squadra ciò che è, e ne sono orgoglioso. Semplicemente non mi sono conformato a ciò che la gente voleva che fossi. Sono stato fedele a me stesso, a chi sono, una cosa che ho fatto da sempre, fin da quando ero al liceo. E quindi, sono grato per le avversità. Sono grato per le critiche. Sono grato perché mi hanno permesso di essere, e restare, sempre fedele a me stesso.”
Essere sempre se stessi, con le gambe allungate su una sedia e le mani intrecciate dietro la testa, rilassandosi con un sigaro mentre si tende l’orecchio ad ascoltare le urla festose dei propri ragazzi, con un sorriso che traspare dal volto e la consapevolezza di aver raggiunto un traguardo inseguito per una vita intera.
Essere, semplicemente, Nick Sirianni.
NB= I bisnonni erano del Reventino, dunque non erano di Catanzaro. In attesa di capire di quale paese, si possono ipotizzare Conflenti, Soveria Mannelli, Decollatura, Platania. La cima del Reventino (m 1417 s.l.m.) ricade nel territorio di Platania, mentre l’anticima (m 1410 s.l.m.) è posta nel territorio di Conflenti.