Ieri, 23 febbraio, era dunque il terzo anniversario anche di questo memorabile incipit, tratto da un editoriale di Marco Travaglio sul Fatto quotidiano: «L’altra sera, mentre tg e talk rilanciavano l’ennesima fake news americana dell’invasione russa dell’Ucraina (ancora rinviata causa bel tempo…)».
E’ stato confermato il disastroso risultato della Spd (su cui personalmente non avevo dubbi sin da quando, un paio di anni fa, sentii una brillante collega definire Olaf Scholz «il Bersani tedesco»);
Da questo punto di vista, la notizia migliore è forse il fiasco del partito personale di Sahra Wagenkneckt, la sinistra filoputiniana, no vax e anti-immigrazione presa a modello dal Movimento 5 stelle e dal Fatto quotidiano, l’esperimento finora di maggior successo prodotto dal populismo rossobruno (ma noi forse dovremmo chiamarlo gialloverde): non ha superato la soglia di sbarramento per entrare in parlamento.
Non per niente il principale argomento usato da Giuseppe Conte contro il sostegno all’Ucraina è di fatto lo stesso di J.D. Vance.
L’impossibilità di «sconfiggere la Russia», come ripete Conte, o il fatto, per usare le parole di un recente tweet di Vance, che «né l’Europa, né l’amministrazione Biden, né gli ucraini avevano alcuna possibilità di vittoria». Non entro nel merito dell’imbroglio retorico – cosa significa vittoria? – fondato su una sorta di gioco delle tre carte attorno agli obiettivi di chi chiedeva semplicemente di difendere gli aggrediti, non certo di marciare su Mosca. Mi basta il cinismo contrabbandato per realismo di un vicepresidente americano secondo il quale, in pratica, il più forte ha sempre ragione e tentare di difendere il più debole è sbagliato per principio. Siamo davanti alla legittimazione, per non dire all’esaltazione, della legge della giungla. Cioè al fascismo, puro e semplice. E tentare di spacciarla per una posizione di sinistra, fortunatamente, si fa ogni giorno più difficile.