Perchè sto con Mattarella e i socialisti europei

In questo mondo dove la menzogna non fa più allungare il naso al burattino (Collodi è ormai superato dai tempi) ma al contrario lo rende ricco, potente ed ascoltato, ciascuno di noi ha bisogno di una bussola funzionante. Di qualche punto di riferimento, e allora ciascuno si sceglie i propri, liberamente. Io più passa il tempo e più mi sento vicino ad una persona che consideravo in altri anni troppo silente, troppo distante. Mi riferisco a Sergio Mattarella, ormai la voce più credibile e affidabile che tiene unito questo paese spaccato e frantumato. Per me lui rappresenta il mondo giusto che per tutta la vita abbiamo sognato, la sinistra che riesce a coniugare la libertà con la giustizia, l’uomo europeo che crede e difende lo stato di diritto. Poi, visto che tutti ormai, nessuno escluso, hanno all’improvviso riscoperto l’Europa che non è più matrigna e maligna nell’imporci quella cosa che si chiamava austerità, mi sento vicino ai socialisti europei, che nel parlamento europeo formano il gruppo S&D. Sono anche vicino ai liberal americani e considero la Nato essenziale per difendere le nazioni europee. Insomma, per capirci, non ho nessuna nostalgia per quella famosa ricerca della terza via di berlingueriana memoria che cercava l’araba fenice, un modello alternativo sia a quello sovietico che a quello socialdemocratico. Schlein col suo gruppo mi sembra ancora impegnata in questa ricerca (ha solo sostituito i proletari e gli sfruttati con tutte le minoranze discriminate), decisa a prendere le distanze dai socialdemocratici che per i comunisti italiani sono sempre stati dei servi dei capitalisti  da guardare con sussiego e dall’alto in basso. Insomma, nel 2025 tutto quel percorso politico che, per capirci, per tutta la vita un Eugenio Scalfari ha stimolato per traghettare i comunisti fuori dall’orbita sovietica e nel campo liberal socialista mi sembra ancora messo in discussione (nella storia spesso si torna indietro) da tutti questi anticapitalisti che ci circondano (in genere li definisco gruppettari), contrari alla globalizzazione, al libero mercato e a tutto quello che ha consentito di sottrarre alla miseria più nera miliardi di persone. Nel 2025 conoscete nella storia un sistema economico più efficace del capitalismo per battere la povertà? Capitalismo e stato di diritto basato sulla separazione dei poteri a me pare che siano stati strumenti formidabili per ottenere il progresso.

A differenza di un sistema ideato a tavolino, il capitalismo, o, se si preferisce, l’economia di mercato, è piuttosto l’esito di una serie di condizioni emerse spontaneamente che hanno dato vita a un modo di produrre e consumare molto più libero e più prospero di quelli precedenti. Per non dire, peraltro, dell’eguaglianza di consumi che esso crea: quelli che un tempo erano lussi esclusivi per élites, oggi possono essere a disposizione delle persone qualunque. Come notava l’economista austriaco Joseph Schumpeter (1883-1950), «il meccanismo produttivo capitalistico» crea una generale condizione egualitaria nel poter godere di alcuni beni un tempo inimmaginabile. E che nessun potere accentrato ha mai potuto determinare (se non nel rendere tutti più poveri, come i vari esperimenti comunisti dimostrano).

Magari mi sbaglio, non sono uno storico, ma per me gli unici politici che ho riconosciuto capaci di governare e aumentare il benessere dei loro popoli sono stati (a mò di esempio) Olof Palme e Willy Brandt. Due che possiamo chiamare socialdemocratici, appunto.

Non si tratta di riarmare l’Europa per fare la guerra alla Russia, ha scritto Aldo Cazzullo; “si tratta di riarmare l’Europa per dissuadere la Russia dal farci la guerra.

Si illudono coloro che pensano che Putin si fermerà qui, una volta spartita l’Ucraina con Trump. Il suo intento è palesemente quello di ricostruire la tradizionale sfera di influenza russa, quando l’Europa era divisa tra il blocco occidentale, guidato dagli Stati Uniti, e quello orientale, in mano all’Unione Sovietica. La vittoria ringalluzzisce i dittatori e i criminali; e Vladimir Putin è entrambe le cose. Se Trump non intende farlo, dovrà essere l’Europa a fermarlo. Non muovendogli guerra, ma dandosi una forza di deterrenza; che inevitabilmente dovrà anche essere nucleare. Macron ha offerto alla Germania l’ombrello nucleare francese; esattamente come Merz aveva chiesto in campagna elettorale. Il Regno Unito a guida laburista, non a caso aspramente combattuto da Musk, si riavvicina all’Unione europea e non abbandona l’Ucraina. Al consiglio europeo l’uomo di Putin, Viktor Orbán, è rimasto isolato”.

Concludo riportando le considerazioni che un intellettuale ancora con la testa sulle spalle, Adriano Sofri, ha svolto con quel suo modo paradossale ma denso di acuta intelligenza che utilizza nello spiegarci il mondo in cui viviamo

“Con i soldi di un solo caccia-bombardiere si potrebbero costruire 143 asili nido, e dare lavoro a oltre 2.150 persone. Si potrebbero creare ospedali, scuole, biblioteche”.
Volta la carta.

“Con un solo caccia-bombardiere si potrebbero distruggere 143 asili nido, e togliere il lavoro a oltre 2.150 persone. Si potrebbero demolire ospedali, scuole, biblioteche”.
Volta la mappa.

Così, tante volte quante volete, tutte le volte che volete.

A proposito di scelte, esiste uno spazio politico tra Donald Trump e Ursula von der Leyen?

Prima o poi, Giorgia Meloni dovrà scegliere. E forse si renderà conto che oggi il vero sovranismo è quello europeo. Se non altro perché l’Italia può permettersi un debito pubblico da tremila miliardi di euro solo in quanto garantito dall’Europa, cioè dai tedeschi (Aldo Cazzullo).