Schlein leggiti cosa dice Reichlin su spese militari

LUCREZIA REICHLIN L’economia di guerra alla prova (Corsera)

(…) A fronte di queste considerazioni è vero che il pacchetto messo a punto dalla Commissione è deludente. Non solo i 150 miliardi messi in campo non sono sufficienti, manca anche un indirizzo strategico su come spendere. Tuttavia, il primo passo è stato compiuto e questo è importante. Ricordiamo che le resistenze a fare di più a livello federale vengono dagli Stati membri, non da Bruxelles. Gli interessi dei Paesi sono differenti e questo crea resistenze. Vale per le spese militari come per le banche e il mercato dei capitali. Il progetto europeo va costruito politicamente e non esiste bacchetta magica. Se si pensa che l’autonomia strategica dell’Europa sulla Difesa sia necessaria, bloccare oggi il piano della Commissione significa rallentare e non aiutare il processo di europeizzazione del progetto.

Inoltre, se la spesa nella Difesa si focalizzasse sull’innovazione e sull’ambizione di medio periodo di una leadership tecnologica, questo costituirebbe un’opportunità per l’Europa in quanto le permetterebbe di colmare il gap di competitività individuate dal rapporto Draghi, ambizione largamente condivisa.

L’Italia, anche con finanziamenti europei limitati, e pur nella frammentazione esistente, beneficia dell’aumento della spesa militare per via della sua leadership nel settore della Difesa. La necessità di un approccio europeo alla Difesa è da tempo sostenuta da Roberto Cingolani. Altri pezzi dell’industria europea si muovono su idee simili. Il consenso e le idee per costruire un’iniziativa europea ambiziosa, che metta al centro gli investimenti in tecnologia e le sinergie con l’industria civile, si costruisce anche e forse soprattutto da qui e non solo a Bruxelles. Governo e opposizioni, se interessate a un progetto europeo più ambizioso, dovrebbero sostenere e orientare queste iniziative, inserendole in un quadro strategico di lungo periodo.