Gli universi paralleli di Travaglio e Michele Serra

(F. Cundari) Secondo Marco Travaglio l’Ucraina dovrebbe accettare «un negoziato che prenda atto della guerra persa», che già come inizio non è male. Ma il seguito del suo editoriale di oggi sul Fatto quotidiano è anche meglio: «Cioè a condizioni più pesanti di quelle che avrebbe potuto spuntare a Istanbul nel ’22. Se davvero l’Ue fosse amica di Kiev, avrebbe dovuto spingerla a farlo allora. E, a maggior ragione, dovrebbe spingerla oggi, ammettendo di avere sbagliato tutto e fatto morire inutilmente centinaia di migliaia di soldati e ringraziando Trump che rianima il negoziato sempre sabotato da Bruxelles». C’è dunque un universo parallelo in cui gli ucraini avrebbero potuto fermare l’avanzata russa semplicemente chiedendolo con gentilezza, a Istanbul nel ’22, e in cui soprattutto è Donald Trump, oggi, a correre in loro soccorso con il suo negoziato. Negoziato da cui li ha tagliati fuori, trattando direttamente coi russi, che nel frattempo hanno potuto intensificare i loro bombardamenti, resi ancora più letali dal fatto che lo stesso Trump, oltre alle armi, ha tagliato agli ucraini pure le informazioni d’intelligence. E secondo Travaglio, proprio come diceva J.D. Vance nel famoso scontro dello studio ovale, dovrebbero pure ringraziarlo.

Su Repubblica, Michele Serra torna sulle ragioni della manifestazione a favore dell’Europa da lui lanciata per sabato prossimo, e scrive quanto segue: «Credo che nessuna delle persone che saranno in piazza ignori che la risposta armigera formulata da von der Leyen cozzi tristemente contro i valori fondativi dell’Unione europea. E al tempo stesso, trascuri la necessità di una difesa comune europea che avrebbe dovuto essere pensata e messa in campo dieci (venti? trenta?) anni fa, ma è l’oggi che ci costringe a discuterne». Se vi sembra di faticare a cogliere il punto, non preoccupatevi: lo avete colto in pieno.