Con Tonino Piacente abbiamo lavorato insieme, prima insegnando nelle stesse classi e poi sempre nella stessa scuola che io dirigevo. Ancora oggi nella mia testa lui resta un modello di insegnante di lettere ideale per tutti gli alunni. Le doti necessarie per essere un bravo docente le aveva tutte, dalla cultura di base al modo di far lezione, dal saper tenere la classe al modo in cui si relazionava con alunni, colleghi, preside. Quando insegnavo accanto a lui mi apparve ben presto affidabile nei suoi giudizi, nel senso che di ogni studente riusciva a trovare la chiave giusta per accenderlo sotto l’aspetto didattico ed umano (alcuni la chiave o non la cercano o non la trovano mai) . Quando divenni preside come solevo fare chiesi ad un alunno in confidenza un giudizio su di lui e ricevetti questa risposta semplice: è il migliore. Io commentai: allora siamo d’accordo. Andato in pensione la sua vita non è stata facile a causa di problemi di salute e della tragica perdita di un figlio al quale era molto legato. Ma ha trovato una forza d’animo incredibile, aiutato dalla sua grande passione verso la poesia. Mi ha nel tempo fatto leggere anche delle sue opere e siccome io non so nulla di poesia ripetevo a lui quel che diceva un grande intellettuale che si chiamava Beniamino Placido: la poesia non si fa con i sentimenti ma con le parole. A me le parole che usava sono sempre piaciute, quelle che utilizzava nelle poesie ma anche quelle che adoperava dialogando con me. Tonino, che adesso ha raggiunto lassù un altro amico comune, Emilio Vescio, col quale ha intessuto un rapporto continuo, è stata una persona che ha arricchito la mia vita e quella di tanti che lo hanno incontrato.