Può sembrare incredibile che una presidente del Consiglio, per giunta di destra, se la prenda nel 2025 con un gruppo di oppositori di Mussolini — uno dei quali, Eugenio Colorni, medaglia d’oro al valor militare, assassinato dai criminali fascisti della banda Koch — che nel 1941, quando l’Europa era devastata dalla Seconda guerra mondiale e i soldati italiani cadevano sul fronte greco e nel deserto africano, sognavano un’Europa unita e un mondo in pace. In realtà le parole di Giorgia Meloni sono perfettamente inserite nella logica e nella tattica dell’anti-antifascismo: la palla va sempre gettata nel campo degli altri. Certo, la dittatura, le leggi razziali, l’alleanza con Hitler, la Seconda guerra mondiale non sono state grandi idee. Però, anche gli altri… Non volevano la democrazia, ma la rivoluzione, la dittatura. E poi le foibe, le vendette partigiane… Ora, è vero che delle foibe e delle vendette partigiane per decenni si è parlato poco. Ma la lettura che Giorgia Meloni fa del Manifesto di Ventotene è oggettivamente sbagliata. Colorni, Rossi, Spinelli, Hirschmann non volevano abolire la proprietà privata. La frase va letta per intero: «La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso, non dogmaticamente in linea di principio». La Costituzione — non quella sovietica; quella italiana, su cui la Meloni ha giurato — stabilisce che la proprietà privata possa essere limitata «allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti», e financo «espropriata per motivi di interesse generale».
Ma l’aspetto più interessante è un altro. Sembra quasi che l’idea dell’Europa sia diventata di sinistra. Ma l’Europa fu fatta dai moderati. Da tre leader cattolici, Konrad Adenauer, Robert Schuman, Alcide De Gasperi, oltretutto dalla formazione decisamente conservatrice, al contrario di quanto si afferma oggi. De Gasperi votò la fiducia al primo governo Mussolini, che poi lo fece mettere in galera. Schuman votò i pieni poteri a Pétain. Che ora l’Europa unita sia diventata un’«idea rossa» fa capire quali siano i limiti non solo politici ma anche culturali della nuova destra che sta andando al potere in mezzo mondo.