Lamezia, le giovani Anna e Maria morte in un incidente ricordate in un cammino dagli studenti e docenti dell’Einaudi

“Un gruppo di alunni dell’Einaudi di Lamezia Terme, accompagnati da un loro insegnante, in un’attività extrascolastica, ha deciso di ricordare la loro compagna di classe Anna Pileggi perita tragicamente la Vigilia di Natale assieme alla sua amica Maria Sonetto, attraverso un “cammino” iniziato in una giornata particolare: il 21 marzo, primo giorno di primavera e giorno simbolo della rinascita della natura. “Abbiamo dovuto affrontare – riferiscono – una tragedia che ci ha letteralmente travolto. È inutile dirvi che è stato molto difficile affrontare questa perdita e ancora adesso facciamo fatica ad immaginare la nostra vita senza questa preziosa compagna”. Ma la Vita insegna che bisogna andare avanti, nostro malgrado, cercando di impegnarci nel tenere viva la memoria di queste due giovani donne, troppo presto strappate alla Vita e alle loro famiglie”.

“È stato un inizio di anno di grande riflessione personale e collettivo, alla ricerca di un conforto che alleviasse questo immenso dolore. Abbiamo immaginato varie situazioni, ma alla fine siamo arrivati alla conclusione che bisognava pensare ad un qualcosa che portasse in sé un grande messaggio di speranza per continuare il cammino della vita. Ecco, il “cammino”! Quale migliore metafora del cammino per ricordarle. “Camminando si apprende la vita, – recita un vecchio adagio – camminando si conoscono le persone, camminando si sanano le ferite del giorno prima. Cammina, guardando una stella – nel nostro caso due -ascoltando una voce, seguendo le orme di altri passi”.

“Partendo da questa riflessione – precisano – abbiamo pensato di organizzare una tre giorni di Cammino che avesse come inizio il primo giorno di primavera. Un Cammino di tre giorni del Kalabria Coast to Coast, un percorso naturalistico da assaporare a passo lento tra distese di ulivi secolari, filari di vite, campi di grano, boschi di castagni e faggi secolari, pittoresche pietre granitiche modellate dal tempo e la magnifica oasi naturalistica del lago Angitola”.

“Un viaggio emozionale e sensoriale all’ interno di una Calabria lontana dalle consuete rotte turistiche, alla scoperta di quegli antichi valori che sono le radici di questa meravigliosa Terra, ricca di storia e cultura millenaria e dove il tempo sembra essersi fermato. Un viaggio dove i ragazzi e le ragazze hanno avuto modo di “sentire” il loro corpo attraverso la fatica del camminare, sperimentando concretamente cosa voglia dire porsi un “meta” come obiettivo e raggiungerla con determinazione, conoscendo i propri limiti e le proprie risorse. Sessanta chilometri da Soverato a Pizzo, dallo Ionio al Tirreno costellato da tanti incontri e confronti. Abbiamo fatto tappa a Petrizzi dove abbiamo ascoltato, sotto il monumentale pioppo della piazza, Pietro memoria storica del paese, a San Vito sullo Ionio c’è stato un bellissimo scambio con gli abitanti sui loro soprannomi e a Monterosso Calabro dove vive Rosario Chimirri massimo esperto dell’abitare in “terra cruda” in Calabria”.

“L’ultimo giorno di cammino è stato denso di significati. Quasi profetiche le parole di un grande scrittore che dice: “Le persone giungono sempre al momento giusto nei luoghi in cui sono attese”. L’incontro casuale sulle mulattiere che sovrastano il lago Angitola con Angelo, guida ambientale esperta e sensibile, apre scenari geologici e naturalistici di questa nostra regione straordinaria. I ragazzi sono rapiti dalla sua voce e dalla sua narrazione. Ma poi lui va oltre, parla della memoria dei luoghi. Della potenza che la memoria dei luoghi può sprigionare. E questi luoghi improvvisamente ci fanno vibrare all’unisono. Sgorgano le emozioni. Qui, gettiamo un primo seme per ricordare queste due Stelle. Del resto, è primavera!”.

(FS) Un cammino di 60 km in tre giorni lungo il Kalabria Coast to Coast, un percorso naturalistico dallo Jonio al Tirreno, per fare scuola. In fondo insegnare e apprendere vuol dire porsi un “meta” come obiettivo e raggiungerla con determinazione, conoscendo i propri limiti e le proprie risorse. Studiare costa fatica, non è un divertimento, ma poi anche lavorare per guadagnarsi da vivere presuppone la fatica. Sono concetti questi che le nostre scuole hanno dimenticato, se è vero che continuano a trattenere per 6 ore ogni giorno nei banchi alunni sottoposti a docce continue, prima ora lettere, seconda ora matematica, e così via. L’esercizio fisico al quale eravamo sottoposti noi bambini della scuola dopo la guerra consisteva in una costrizione, star seduti per ore e ore ad ascoltare, facendo silenzio. E’ cambiato tutto il mondo attorno ma tale costrizione di ragazze e ragazzi dentro il luogo chiamato classe continua con tutte le conseguenze che conosciamo. Tali effetti li ho sempre racchiusi in quel patto tacito e segreto che accomuna docenti e studenti: voi alunni meno venite a scuola meglio è per tutti. Una volta si faceva un intervallo al mattino, ora se ne fanno due, tre, ogni doccia, ogni ora, comincia sempre più tardi, ci sono i 10 minuti accademici importati dalla università, poi ci sono le zone franche, i bagni, i corridoi, le palestre, le macchinette per snack e caffè. Non può funzionare una scuola organizzata così, o meglio tenta di farlo con lo stesso metodo adoprato da genitori che mangiano al ristorante con figli piccoli al seguito. Ai bambini vengono permessi cellulare e videogiochi così si isolano come se fossero a casa. La scuola migliore al mondo, quella finlandese, come tutte le scuole innovative, da svariati decenni ha capito che il corpo degli alunni non può essere costretto in luoghi angusti, imprigionato nei banchi per ore e ore a sorbirsi lezioni frontali. Nella nostra Italia autarchica dove non abbiamo mai nulla da apprendere dagli altri, al massimo abbiamo sostituito la lezione del docente con quella di un esperto oppure facciamo sorbire film invece che conferenze. Ogni scuola dovrebbe avere innanzitutto un auditorium e una palestra, poi tutto il resto, da noi è vero il contrario. Il cammino che il prof. Gianni Orlando Muraca dell’istituto professionale di Lamezia ha intrapreso con le sue classi è dunque l’intelligente e necessaria risposta a tutto questo. Oltre che metafora dell’impervio viaggio che è la Vita. Certo, non è che ogni giorno tutte le classi possano fare trekking, ma l’importante è far muovere gli studenti, lasciare le aule e riappropriandosi del proprio corpo usare il cervello per visitare le città, i luoghi, la natura. Solo muovendosi si può meditare sulla bellezza della vita e sulla ineluttabilità della morte che non è la fine ma un nuovo inizio.

Finisco con la lettera che Abraham Lincoln (repubblicano come Trump) scrisse nel 1830 all’insegnante di suo figlio. L’ho trovata sul Corsera,

«Caro maestro la prego di prendere per mano mio figlio e di insegnargli le cose che dovrà conoscere. Gli trasferisca l’insegnamento, ma con dolcezza, se può. Gli insegni che per ogni nemico c’è un amico. Dovrà sapere che non tutti gli uomini sono giusti, che non tutti gli uomini sono sinceri. Gli faccia però anche comprendere che per ogni farabutto c’è un eroe, che per ogni politico disonesto c’è un capo pieno di dedizione. Gli insegni, se può, che 10 centesimi guadagnati valgono molto di più di un dollaro trovato; a scuola, o maestro, è di gran lunga più onorevole essere bocciato che barare. Gli faccia imparare a perdere con eleganza e, quando vince, a godersi la vittoria. Gli insegni a esser garbato con le persone garbate e duro con le persone dure (…)».