Lamezia/Lo Moro e Murone nella cittadina dove il tempo si è fermato

C’è un romanzo comico del 1973, “La cittadina dove il tempo si è fermato”, dello scrittore ceco Bohumil Hrabal in cui le vicende narrate hanno una unicità e singolarità tale da farle diventare vicende “mitiche”. Ogni episodio, ogni circostanza della vita dei protagonisti, oltre che i loro caratteri e i loro comportamenti, si ricordano per la loro particolarità e “teatralità”. Tutte le persone rivelano infatti una natura che non ha nulla di ordinario e di regolare. Sono tutti personaggi che, per un motivo o per l’altro, si rivelano assolutamente fuori dagli schemi per il loro modo d’essere talora un po’ pazzoide che suscita un spontaneo effetto di intensa comicità. Bene, a me pare che Lamezia assomigli molto a Nymburk, la cittadina di quel romanzo. Anche da noi da almeno mezzo secolo il tempo si è fermato e per restare alla politica, pur non essendoci più i partiti della prima repubblica, i discorsi che si fanno sono gli stessi degli anni ottanta o novanta. Se uno di una certa età assiste oggi ad un consiglio comunale, pur essendo cambiata la location, si chiederà: ma in che anno viviamo? Nei convegni politici è la stessa cosa, età media dei partecipanti 60 anni. La premessa è stata lunga ma era necessaria, perchè ora voglio dar conto di una cosa che mi ha detto un amico che ho incontrato dopo tanti anni. Gli avevo chiesto se Piccioni si presenterà nella lista pd della Lo Moro o se faceva una sua lista e lui mi ha detto: a Lamezia vogliono far scomparire il mio gruppo, quello di Speranza, di Piccioni, di Miletta, ma non ci riusciranno. Siccome, come dicevo, il tempo per un fatale sortilegio da noi si è fermato, siamo ancora ai tempi quando c’era il pci e Democrazia proletaria. Siamo ancora al noi contro loro, i puri contro gli impuri.

D’altra parte se Lo Moro fu eletta la prima volta nel 1993 e torna a voler far il sindaco dopo 32 anni, la metafora del tempo credo sia comprensibile. Passati la bellezza di 32 anni, chi sono quelli che (anc)ora vogliono far scomparire il gruppo di Gianni Speranza, alcuni dei quali hanno ripreso la tessera pd e altri, come Piccioni e Speranza, no? Vediamo. La cosa curiosa, dal mio punto di vista una cosa comica, ne ho già scritto, è che Schlein avrebbe presentato a Lamezia, se fosse dipeso da lei, Speranza, Murone, Pincopallo e non Lo Moro. Ha tentato di farlo, in modo concreto, attraverso le azioni nientemeno che della catanzarese Jasmine Cristallo (hanno interpellato in giro decine di lametini proponendo loro la candidatura) illudendo il gruppo entrista lametino con tessera pd il quale ha lanciato da lontano la volata a Gianni convinto che fosse il momento buono. A riprova che come sempre nella sua storia la nostra cittadina dove il tempo si è fermato subisce le decisioni prese altrove, è stato il M5S (Orrico) che alla fine ha costretto il Pd a puntare su Lo Moro, bloccando Murone già opzionato dal pd. Schlein (ovvero Taruffi) per mantenere l’alleanza tragica Pd-Populisti ha accettato.

Mentre Gianni Speranza ha sempre manifestato solo disponibilità, Lo Moro ancora una volta (dopo le lezioni del 2019 quando lei impose Guarascio) è riuscita, -non so come, perchè tutta l’operazione, come sempre...si è svolta fuori di Lamezia- a spuntarla, e adesso il gruppo Speranza non sa, mentre scrivo, se riesce a farsi una lista oppure se deve riuscire a far mettere Piccioni in lista pd. L’avv. Rosario Piccioni è consigliere comunale da 15 anni, adesso insegna fuori e quindi è pure pendolare. In tutti gli anni di Mascaro si è rivelato unica voce di opposizione, occorre dirlo, anche se spesso i suoi interventi più frequenti lo hanno visto perorare la causa dei precari dell’aeroporto, ma insomma, uno che è stato sempre a rompere le uova nel paniere del pd, prima con Vendola poi con Bersani & Roberto Speranza, poi alle regionali con De Magistris, solo col comitato studentesco di Schlein & Taruffi poteva ricevere oggi udienza e accoglienza.

Ancora l’11 febbraio 2025 (Lamezia informa) chiedeva “Primarie del centrosinistra a marzo” (Schlein segretaria docet) “altrimenti vorrà dire che ognuno si determinerà di conseguenza, non escludendo nessuna ipotesi”. Voglio dire che la nostra cittadina dove il tempo si è fermato vede in azione gli stessi personaggi dell’altro secolo, talvolta le stesse sigle, democrazia cristiana, partito liberale, e quindi uno spettatore si rende conto che si è trasformata la politica nazionale mentre quella comunale procede con gli stessi attori, le stesse pratiche, metodologie, rituali.

A destra, per fare un bignamino, la candidatura Murone è uscita fuori attraverso l’accordo Pino Galati- Filippo Mancuso. Come sempre, e come dicevamo, le decisioni vengono assunte fuori Lamezia, sia pure da un lametino non residente come Galati e da un catanzarese, il leghista al quale Salvini ha affidato la regione. Quelli che hanno subìto tale designazione sono dunque Wanda Ferro, la quale riteneva che dovesse essere Forza Italia ad indicare il candidato, Mascaro, il quale voleva designare il suo amico Jonà, e Frugiuele che non ha preso palla. Cannizzaro e Occhiuto di Forza Italia se ne sono infischiati perchè sullo scacchiere regionale appunto Lamezia vale zero e quindi a loro interessano altre designazioni, altre caselle, altri nomi.

A sinistra vale lo stesso, la svalvolata Schlein ha aperto una fase congressuale in Calabria, per vedere quanto conta Irto (senza muovere una foglia magari vince anche Lamezia, dopo Vibo), e di Lamezia si è occupata, com’è giusto, attraverso interposta persona. Insomma, mentre a Lamezia a sinistra continuano ad esistere il pci e i gruppettari proprio come negli anni ottanta-novanta, in Regione il gruppo regionale pd procede in ordine sparso perchè ciascun consigliere segue i suoi interessi di bottega, e a Roma fino a quando ci saranno elezioni col sistema bipolare, Supercazzola Schlein deve tallonare Giuseppi affinchè pacifinti e trumputiniani non le sottraggano consensi. A Lamezia è andata così e infatti oggi l’ex segretario cittadino, il grillino in sonno Masi (proprio quello che in anni lontani con tutta la sezione di Bella chiamava Lo Moro “la zarina”), si toglie qualche sassolino: «Una parte del partito ha cercato di ostacolare la candidatura di Doris Lo Moro fino alla fine»; c’è chi vuole che in lista entrino solo quelli del pd, e non benicomunisti come Rosario Piccioni; e mancano del tutto i giovani, essendo quelli che giovani si autodefiniscono suggeriti da tanti vecchi. Si veda il caso di Lidia Vescio e Curcio portaborse di Amalia Bruni. Come ci ha insegnato Alberto Arbasino “In Italia c’è un momento stregato in cui si passa dalla categoria di bella promessa a quella di solito stronzo. Soltanto a pochi fortunati l’età concede poi di accedere alla dignità di venerato maestro.” Ora a Lamezia come in tutta Italia la brillante promessa è una rarissima rarità: in troppi hanno promesso e brillato in passato, si sono chiusi i rubinetti delle croci. Si comincia dal secondo livello: soliti stronzi. Col rischio concreto di restare Solito Stronzo a vita. Il pubblico poi s’è fatto aggressivo, suscettibile, pronto a tirare sberle. Arriva già nervoso da casa. L’ultima cosa da aggiungere riguarda le liste, da sempre il vero punto di forza della destra. La sinistra masochista e comica di cui abbiamo parlato da decenni gioca a perdere perchè non forma le liste mettendo dentro tutti i grandi portatori di voto, come fa la destra. Si pensi che i soli 10 consiglieri comunali uscenti che si ripresentano portano già di loro almeno 6 mila voti, Guarascio nel 2019 ne prese 5806. Costantino, Zaffina, Lorena, Saullo, Gatto e Gallo si presentano tutti con FdI. No, a sinistra si fa così: si decide che consiglieri comunali con Lo Moro dovranno essere Tizio e Caio. Pertanto nelle liste oltre a Tizio e Caio si mettono solo gregari non in grado di far loro ombra. Il masochismo di tutti quelli che fanno riferimento alla sinistra di un tempo è ormai l’unica cosa che li accomuna. Per il resto si procede in ordine sparso.