IL RICHIAMO AL VITTIMISMO NAZIONALE E IL RITORNO DEL COMPLESSO MATERNO

MAURO MAGATTI (Corsera) In primo luogo si è riusciti a convincere gli italiani che il Paese è nello stato in cui si trova fondamentalmente a causa di una congiura internazionale. Se siamo messi male, se abbiamo problemi con la nostra economia, se le nostre istituzioni non funzionano, ciò dipende in minima parte da noi, dai nostri difetti, dai nostri fallimenti. La causa principale va cercata all’esterno e in particolare nelle politiche europee. Ciò produce un «vittimismo nazionale» che, oltre ad alimentare una diffusa deresponsabilizzazione, favorisce la progressiva chiusura rispetto al mondo.

Il secondo effetto va nella direzione di rafforzare un’idea tradizionalmente molto radicata nella cultura del nostro Paese. Dove lo Stato non ha quasi mai saputo incarnare la figura paterna — che costringe all’impegno e allo sforzo del guardare avanti — esercitando piuttosto il ruolo di «madre accudente» sempre pronta a essere comprensiva nei confronti dei propri figli. Uno Stato, quindi, che dispensa benefici, anche indipendentemente dalle possibilità reali. Creando in questo modo un legame di dipendenza tra coloro che controllano i cordoni della borsa e chi riceve i benefici, trasformato da cittadino a suddito. Questo «complesso materno» dello Stato — che per una serie di ragioni storiche tende a essere particolarmente forte nel Centro Sud — deprime le energie imprenditoriali e tende a rafforzare la passività dell’economia e della società civile.

Rimane il fatto che il Paese non riesce a interrogarsi su ciò che è necessario per navigare nell’oceano della globalizzazione. E tanto meno riesce a scrivere un patto tra le forze sociali capaci da un lato di soddisfare i vincoli che il quadro internazionale pone in tema di efficienza e produttività e dall’altro di garantire condizioni eque di inclusione sociale e nella distribuzione della ricchezza prodotta.