Galli della Loggia insiste sui mali della scuola:”Destra e Sinistra insieme, d’accordo nel riempirla di scartoffie e di burocrazia, di lavagne digitali, di famiglie saccenti, di democraticismi demagogici, di «successo formativo» obbligatorio, di circolari insulse in anglo-italiano. Per tenere lontano i «Barbari» forse sarebbe bastato a suo tempo lasciare nei programmi la storia e la geografia invece di ridurre entrambe ai minimi termini o di cancellarle del tutto. Forse sarebbe bastato insistere con qualche riassunto, con qualche mezzo canto della Divina Commedia mandato a memoria, con qualche ora di matematica in più e qualche gita scolastica a Barcellona in meno. E sarebbe bastato anche che qualcuno dei tanti intellettuali che oggi soltanto scoprono il disastro accaduto avessero impiegato un po’ di tempo a occuparsi della scuola del proprio Paese anche cinque o dieci anni fa, spingendosi magari, dio non voglia, fino a fare le bucce a qualche ministro dell’istruzione Pd. Peccato che agli Ottimati, ai Buoni per definizione, quel campo di battaglia però allora non interessasse, non si accorgessero di quanto lì stava accadendo.” Per della Loggia l’importante è dunque “cosa” si insegna a scuola. Per me le cause dei mali sono invece il “quanto” e il “come”. Innanzitutto il “tempo effettivo” di scuola, essendosi nel frattempo dimezzati i 200 giorni annui obbligatori di lezione. Il “tempo-scuola” annuale (cioè il tempo di ascolto delle lezioni in classe) di fatto è molto diminuito nei decenni. Essendo il prodotto finale della scuola la produzione di “voti” (e non di competenze) , il tempo effettivo diminuisce negli anni progressivamente per l’interesse convergente di alunni e docenti. Non c’è (così come avviene per l’evasione fiscale ) il “conflitto di interessi”. Un fenomeno analogo sta avvenendo da anni con i medici di famiglia, i quali, per far fronte ai sempre più numerosi ed invadenti pazienti, hanno cominciato a produrre cure basate su ricette cartacee ed elettroniche affidate a segretarie in mega-studi associati, diminuendo il tempo di “ascolto” ed “esame” del cliente. La differenza più importante tra uno studente della scuola di ieri e uno studente di quella di oggi è, secondo me, il tempo di ascolto concentrato di una lezione. Il rapporto è, per dire, dieci a uno. La didattica “breve” di oggi non consente di ottenere apprendimenti solidi e duraturi. Infatti gli istituti che promettono il recupero degli anni perduti (le bocciature), se ci fate caso, una sola cosa promettono: pagami e ti farò recuperare tempo. Tanto, quel che conta è un pezzo di carta.