OTTOBRE 2010 L’azionista di maggioranza del Liverpool diventa John W. Henry II, un magnate americano i cui successi sono dovuti in larga parte all’uso dell’intelligenza artificiale (per le fluttuazioni del prezzo dei semi di soia). Pensa così di estenderne l’adozione al calcio e ai Reds: nell’immediato, acquista per 16 milioni di sterline un 20enne del Sunderland (la mezzala Jordan Henderson (1990) in quanto leader nella statistica del recupero palloni
2012- Viene allestito uno staff di ricerca capitanato da Ian Graham, un giovane fisico con dottorato a Cambridge, e composto da altri scienziati: l’astrofisico Tim Waslett, il matematico Dafydd Steele e il fisico delle particelle Will Spearman, che al Cern ha contribuito allo studio del Bosone di Higgs. Graham e i suoi studiano gli avversari (pregi e punti deboli) e fanno lo scouting, coi giocatori selezionati (entro un database mondiale di 100.000 unità) in rapporto alle loro caratteristiche atletico-tecniche e alla loro compatibilità-integrabilità nel sistema-Reds.
ESTATE 2013 Dall’Inter arriva Coutinho, che pagato 13 milioni, verrà rivenduto al Barça (gennaio 2018) per 160.
ESTATE 2014 Il Liverpool che nel 2019 vincerà la Champions nasce con la faraonica cessione di Luis Suarez al Barcellona per una cifra record di 75 milioni di sterline, un bottino che permette al Liverpool di intervenire in maniera massiccia sul mercato. Vengono spesi in tutto ben 150 milioni di euro, ma i risultati sono piuttosto deludenti. La maggior parte di quei calciatori provenienti dai soldi di Suarez sono stati da tempo venduti, fatta eccezione per due riserve (Lovren e Origi).
PRIMA DI KLOPP Ancora non c’è Klopp. Il capolavoro fatto da questo straordinario allenatore è meraviglioso: l’undici titolare lo ha costruito lui, ha saputo valorizzare talenti del calibro di Alexander-Arnold e Robertson; ha voluto una squadra priva di un centravanti fisico e d’area di rigore inventandosi Firmino attaccante e ottenendo grandi performance offensive; ha modificato le caratteristiche tecniche di Salah rendendolo un vero e proprio bomber da 20-25 goal a stagione insieme a Manè; ha reso Milner un vero e proprio jolly di lusso capace di giocare terzino, mezzala di centrocampo e anche esterno del suo camaleontico 4-3-3.
2015/16 A giugno dall’Hoffenheim arriva il centravanti brasiliano Firmino per 42 milioni di euro. Nell’ottobre 2015 arriva Jurgen Klopp, tecnico tedesco che tanto bene ha fatto in Germania sulle panchine di Mainz e soprattutto Borussia Dortmund. Il paradosso dei paradossi è che Klopp è un tecnico (lo ricordano tutte le biografie) a lungo duramente scettico verso i contributi statistico-analitici applicati al calcio. Al momento del suo approdo, la squadra si trova al 10º posto, al termine il Liverpool chiude il campionato all’8º posto, mancando la qualificazione alle competizioni europee, mentre in Europa League raggiunge la finale, dove viene però sconfitto per 1-3 dal Siviglia.
2016/17 Nella stagione successiva arrivano i primi sintomi di rinascita: un mercato studiato e ragionato, con gli acquisti di Manè dal Southampton (41 milioni di euro), sogno impossibile di Corvino che lo voleva alla Fiorentina, l’olandese Wijnaldum (30 milioni di euro dal Newcastle), Karius, Klavan e Matip, jolly proveniente dallo Schalke 04 a costo zero. Non a caso quel Liverpool centrò il 4º posto in campionato.
2017-18 Pochi acquisti ma buoni nella stagione 2017-18: follia di mercato (75 mil. sterline) per assicurarsi il centrale olandese Virgil Van Dijk (maestro nel difendere in quell’«uno contro uno» che è di pochi difensori, e anche di lanci precisi) così come per Momo Salah (42 milioni + 8 bonus) dalla Roma e Chamberlain dall’Arsenal. L’acquisto mirabile che passa sotto silenzio resta quello di Robertson dall’Hull City, terzino sinistro pagato solamente 9 milioni di euro, ma fu lo stesso Klopp a voler puntare sul ragazzo scozzese. Al quarto anno alla guida tecnica del Liverpool, il tedesco raggiunge la sua seconda finale di Champions di fila dopo una rocambolesca, storica, romantica ed emozionante rimonta per 4-0 al Barcellona compiuta il 7 maggio dopo che la gara di andata era terminata 3-0 per gli spagnoli. In campionato con 97 punti arriva 2º dietro al Manchester City di un solo punto.
2018-19 La rosa viene ancora integrata da morfologie diverse: da brevilinei «skinny» dell’Academy come l’incredibile Trent Alexander-Arnold, a lungo ritenuto «troppo fragile» per complessione e corsa; infine Alisson (62,5 milioni dalla Roma) e Fabinho (45 milioni dal Monaco): il primo preso come soluzione definitiva al Karius portiere causa prima della sconfitta Champions col Real, ovvero del «trauma di Kiev» (26/5/2018) ; il secondo come surplus di centrocampo in quanto sintesi unica di corsa, tecnica e razionalità nella distribuzione.
Tutta questa storia serve per riassumere e far capire quanti anni di progettazione ci son voluti al Liverpool per ritornare a vincere sui campi internazionali.
LIJNDERS Un segreto dei Reds è l’olandese Pepijn «Pep» Lijnders, 36enne addetto al training «didattico», il quale dal giugno 2018 si affianca a Klopp e al suo ventennale secondo Peter Krawietz. Lijnders indirizza certe esercitazioni specifiche: il rondo 5 contro 2 detto «Milly» (nickname di Milner, il giocatore che lo esegue meglio), in cui 2 giocatori devono intercettare la palla fraseggiata dai 5 «entro 6 passaggi»: o il metamorfico 3 contro 1, in cui il pressatore che intercetta diventa uno dei 3 palleggiatori e il palleggiatore che l’ha persa diventa subito il pressatore. Sono esercitazioni – la seconda in particolare – che invitano il giocatore «a non soffermarsi sull’aver perso il pallone, quanto a concentrarsi sùbito sulla riconquista», e che spiegano – riassume Lijnders – la vera matrice del «gegenpressing», «attitudine» che i giocatori devono metabolizzare – individualmente e collettivamente – «non con la testa» ma con l’adesione emotiva.
LA STRATEGIA DI GIOCO Le tre punte chiudono le linee di passaggio dei difensori avversari ma solo Firmino arriva sino al centrocampo per cucire l’azione. Salah e Manè restano davanti sulle rispettive ali e il primo non è costretto, come gli chiedevano nella Roma, a coprire tutta la fascia destra. Il Liverpool non opera il tiki taka (o possesso palla) di Guardiola ma la palla corre veloce verso avanti, alla ricerca di una «ripartenza permanente» condotta al limite del parossismo, coi tempi di recupero-palla ridotti dai 6 secondi del Pep a 5, poi addirittura a 2. Non ci sono mai passaggetti di pochi metri al compagno, il passaggio tipico è almeno di 20 metri. Frequenti i lanci in verticale di Henderson e dei due terzini, i quali spesso e volentieri si cercano e in ogni caso sono i due migliori crossatori del mondo per distacco. Corsa e intensità, certo, ma in certi momenti l’intensità ora è per così dire «diffusa», distribuita (nel senso che la pressione sulla palla è estesa ai possibili sviluppi dell’azione) e quei momenti possono essere alternati ad altri: non sempre è necessario recuperare la palla «il più velocemente e il più in alto possibile» (come recita il dogma-Klopp), ma anche in tempi meno frenetici e più in basso; così come la ripartenza non deve essere per forza chiusa in 15-20 metri, ma può distendersi in linee più larghe e solenni.
(grazie al grande Sandro Modeo, Corsera 31/12/2019)