(6/5) Il mio ricordo personale di Agostino Porchia, scomparso all’inizio dell’anno, in occasione dell’incontro organizzato nel Maggio dei libri.
1) Vorrei ricordare Augusto attraverso un film e un libro. Quali siano stati i suoi film preferiti e amati lo ha scritto nel suo libro del 2011. L’introduzione l’ ha intitolata “…forse soltanto Sogni…”, dove Sogni è scritto con la maiuscola e la frase è scritta dentro i punti sospensivi. Quindi è come se dicesse: Siamo proprio sicuri che i film siano solo sogni? Forse sono sogni. E se non sono sogni che cosa sono? Forse sono veri.
Ci dice poi che il film più recente che ha visto è stato Woody Allen, Midnight in Paris, appunto del 2011 e lo inserisce nella sua lista del cuore, dove ci sono le sue predilezioni da cinefilo, accanto a due Fellini, due Germi, ai maestri Kubrick, Spielberg, Antonioni, Risi, Scola, Comencini, Visconti.
Ecco, se ognuno di noi ama alcuni film o libri più di altri, significa che sogniamo in modo diverso. E allora mi sono chiesto: quanto c’è di Augusto in quei film? Per non farla lunga, mi soffermo solo sull’ultimo citato di Woody Allen.
In quel film c’è la nostalgia dei tempi andati. Quelli che non abbiamo mai vissuto, che sono stati mitici e che mitizziamo ancor di più per non averli toccati con mani, occhi, cuore.
Un film sul senso della nostalgia e dell’illusione: da un lato continuando ad esaltare il sogno romantico, la (momentanea) fuga fantastica, come necessario carburante propulsivo del vivere; dall’altro rimarcando come il confronto col presente sia non solo necessario, ma inevitabile. Fondamentale.
E’ realista chi ha voglia di sognare e ha il coraggio di portare il sogno nel presente, nella vita vera. Che riesce a capire che se una donna è sbagliata, e un’altra è solo utopia, ce ne deve essere una terza che è giusta, che condivide i nostri sogni ma che sogno non è. Che riesce a vivere la vita con idealismo, ma senza velleitarismi. Augusto perciò ha sognato ma non è stato un velleitario.
Proprio Allen in quel film inserisce una riflessione sulla morte.
“Tutti gli uomini temono la morte. È una paura naturale che ci consuma tutti. Temiamo la morte perché sentiamo che non abbiamo amato abbastanza o non abbiamo amato affatto, che alla fine sono la stessa cosa. Comunque, quella paura della morte sparisce completamente quando condividi il tuo corpo ed il tuo cuore con una donna eccezionale, il mondo svanisce. ” (dice Ernest- l’attore Corey Stoll, nel film)
“A Primula, mio tenero dolcissimo unico Amore”, dedica il libro Augusto
2) Woody Allen in quel film ci fa ‘sentire’ in modo quasi tangibile la profonda verità di un “classico” francese, anche se il suo autore nel film non compare: Antoine de Saint Exùpery. Il Piccolo Principe è la sua opera più conosciuta, fu pubblicata nel 1943. È fra le opere letterarie più celebri del X secolo e tra le più vendute della storia
E’ un racconto molto poetico che appare come un’opera letteraria per ragazzi, e invece affronta temi come il senso della vita e il significato dell’amore e dell’amicizia. E’ la mia opera preferita e adesso tento di spiegare perché in quell’opera, che in un certo senso costituisce una sorta di educazione sentimentale, ho sempre riconosciuto Augusto.
Ciascun capitolo del libro racconta di un diverso incontro che il protagonista fa con diversi personaggi e su diversi pianeti e ognuno di questi bizzarri personaggi lascia il piccolo principe stupito e sconcertato per la stranezza dei “grandi” (I grandi non capiscono mai niente da soli, ed è faticoso, per i bambini, star sempre lì a dargli delle spiegazioni). Augusto l’ho immaginato al posto del controllore: Il controllore è una persona addetta allo smistamento delle persone. E’ molto paziente verso il piccolo principe, dando spiegazioni alle sue ripetute domande. Il controllore dice anche che gli uomini non sono mai contenti dove stanno e vorrebbero sempre raggiungere un posto nuovo, ma non sanno neanche loro qual è questo posto.
Verso la fine del colloquio con il piccolo Principe, anche lui ammette la fortuna dei bambini che hanno la mente piena di buoni pensieri e vivono tranquilli, “con il naso appiccicato ai vetri”.
Augusto nel suo libro inserisce questa citazione : Sarebbe molto facile essere felici. Noi però vogliamo essere più felici degli altri, ma questo è impossibile perché li immaginiamo sempre più felici di quanto lo siano. Talvolta Augusto l’ho immaginato con il naso appicicato ai vetri.
Nel “Piccolo Principe” ci sono delle verità. Quelle che Agostino ha fatto proprie e ha perseguito in tutta la sua vita
1) ‘Non si vede che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi’. Ecco la citazione più nota che possiamo trarre da questo libro.
Ma cosa significa veramente? Possiamo interpretarla così: la vera bellezza delle persone risiede in ciò che tengono segreto dentro. Sono le cose nascoste a renderle davvero speciali, quelle cose che non sono immediate e nemmeno facili da raggiungere e che possiamo scoprire davvero solo se vogliamo approfondire il rapporto con una determinata persona e se ci impegniamo ad esserle amici.
2) Ognuno di noi è unico al mondo e molti aspetti che rappresentano ciò che siamo sono determinati dalle nostre relazioni con gli altri. Ognuno di noi ama ed è amato da persone diverse, ha amici e gusti differenti. Ogni persona va rispettata nella propria unicità, nel proprio desiderio di compagnia o di solitudine. Quando ha presentato il suo libro I MIGLIORI FILM DELLA NOSTRA VITA in sala c’erano tutti gli amici di Augusto. La sala era stata riempita con le sue relazioni. Le relazioni con gli altri non nascono dal nulla. Siamo responsabili di ciò che addomestichiamo. Quando Augusto convocava per le Letture, ognuno rispondeva SI’ perché eravamo addomesticati
3) In un mondo che corre rischiamo di lasciarci sfuggire i dettagli. Sono i piccoli dettagli che possono distinguere il disegno di un cappello da quello di un boa. Approfondire e badare ai dettagli ci mette al riparo dalle illusioni. Agostino amava i dettagli. La prima volta l’ho capito quando tanti anni fa si presentò alla Tipografia La Modernissima e si mise a parlare col suo amico Poldo Gigliotti. Gli disse che aveva formato un’associazione podistica. Poi disse il nome Road Running…. Lo guardammo io e Poldo incuriositi: ma da dove lo hai preso questo nome?
4) È il tempo che hai dedicato alla tua rosa ad averla resa così importante’, spiega la volpe al piccolo principe. È il tempo che dedichiamo agli altri ad aiutarci a creare un vero legame con loro. Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici.
5) La libertà è il dono più grande Vorremmo sempre avere vicine le persone che amiamo ma per il loro bene dobbiamo imparare a lasciarle libere. A volte dobbiamo lasciare andare via le persone perché trattenerle con noi significherebbe intrappolarle. Lasciarle andare può essere la più grande dimostrazione d’amore nei loro confronti. Ecco perché alla fine della storia il pilota e narratore permette al piccolo principe di abbandonare la Terra e di tornare sul suo pianeta.
Così noi dobbiamo permettere ad Agostino di tornare al suo pianeta e riabbracciare Primula e i suoi genitori.