Avevo auspicato di affidare a Draghi e Vittorio Colao il paese invece quest’ultimo è stato nominato capo della task force (non 4 persone, 17!) che deve pensare a impostare l’Italia del futuro. Una sorta di ufficio studi (vi ricordate il commissario alla spending review?) che sforna idee che poi i burocrati buttano nel cestino. Perchè siamo così idioti noi italiani?
C’ è la Protezione civile, c’ è la task force di Arcuri, c’ è il comitato tecnico-scientifico, quello del ministero dell’ Innovazione che si sta occupando delle app ( quella Paola Pisano, non pervenuta in questi mesi), il ministero della Salute e l’ Istituto superiore di sanità, poi i tavoli sull’ export e il made in Italy voluti da Luigi Di Maio e coordinati da Manlio Di Stefano. Infine le Regioni. Una semplice baraonda. Ma qual è la catena di comando? Io vorrei invece Draghi capo del Governo e Colao ministro della Ricostruzione. Quello che non manca al nostro paese sono i cervelli, scienziati e manager che tutto il mondo ci invidia e che pertanto vanno a lavorare all’estero in grandi multinazionali (v. sotto Andrea Guerra) o centri di ricerche. Colao è uno di questi. Lo seguo da quando era manager di Omnitel, poi passò alla Rcs (editoria) ma durò poco perchè approdò a Vodafone dove in 10 anni la fece diventare un colosso internazionale delle telecomunicazioni. E’ un Bilancia, è nato il 3 ottobre 1961 a Brescia ma i suoi genitori sono calabresi, di Fossato Serralta, un minuscolo paesino vicino Albi e Taverna, in provincia di Catanzaro. Finalmente una buona notizia, ma rebus sic stantibus, i suoi interlocutori politici sono Conte, Di Maio, Boccia. Se ci fosse un governo serio il compito principale che gli darebbe è il seguente: dobbiamo diventare in 15 giorni come la Svizzera. Che fa la Svizzera? Un industriale svizzero stando a casa, compilando al pc il modulo di una pagina, che deve scannerizzare e inviare via mail, riceve entro 2 giorni sul suo c/c il finanziamento che lo Stato gli ha garantito. Se Colao riuscirà a operare questo miracolo con questi politici e soprattutto le nostre banche, deve essere fatto santo. Ma per mettere in riga le banche italiane occorre che presidente del consiglio diventi Draghi, il quale saprebbe come farle il pelo e contropelo per farle diventare efficienti come quelle svizzere.
FEDERICO FUBINI INTERVISTA ANDREA GUERRA (manager internazionale del colosso del lusso Lvmh) «Lo Stato oggi dev’essere il regista: deve capire al più presto quanti soldi ha a disposizione, senza politiche di piccoli passi. Deve dimostrare che non lascerà nessuno senza reddito. Deve garantire la vita sotto il ghiaccio». Si sta già però ponendo una questione più importante: come uscire, in base a quale piano e — anche — con quale squadra di comando. «Chiudere tutto è più facile che riaprire — avverte Guerra —. Ora abbiamo davanti 24 mesi in cui c’è bisogno di un gruppo di persone diverso. La task force guidata da Vittorio Colao è una buonissima notizia: un cittadino del mondo, in grado di sviluppare ed eseguire piani strategici complessi». Ma il manager avverte: «Dobbiamo andare verso una discontinuità».
La nostra industria è molto integrata a quella tedesca. Non sarei sorpreso di una moral suasion sulla cancelliera
Sa già, Guerra, che questa è la sua affermazione politicamente più impegnativa e chiarisce subito che non ha niente a che fare con la sua passata collaborazione con Renzi. Ma soprattutto Guerra sa che il suo suona come un accenno a Mario Draghi come guida per la ricostruzione del Paese. «Certo, lo è», conferma.