SCUOLA/Quel folle di Galli della Loggia che abbaia alla luna

In prima pagina il Corriere mette un articolo di Galli della Loggia “Lo strapotere esercitato dai sindacati della scuola“. La cosa più interessante è capire perchè una autorevole opinione espressa nel 2020 su un grande quotidiano è un buco nell’acqua.

Una premessa è necessaria: ciò che ha scritto della Loggia è pleonastico dire che sia la verità, perchè sin dagli anni sessanta la cogestione politico-sindacale del Miur è un’evidenza di cui tutti sono a conoscenza, come per dire se piove o non piove basta guardare fuori dalla finestra. Non sono in discussione i sindacati (quelli di Carniti, Lama, Trentin) ma soltanto i sindacati della scuola. Non il loro potere ma lo strapotere. E’ una evidenza, come l’altra che solo un italiano su 10 paga il 59% di tutta l’Irpef (e quindi quasi tutti i servizi alla collettività) ma nessuno si indigna. Ci abbiamo fatto il callo, tutto qui. Lo storico che si espone godendo della visibilità datagli dal direttore Fontana, infatti, viene ben presto non solo insolentito (cosa che con la sua reputazione può ben sopportare) ma isolato. Da chi? Da tutti. Vediamo. I primi che dovrebbero appoggiare la sua opinione, vale a dire gli oppositori del governo, Lega, FdI e Fi, gente di destra che con i sindacati sulla carta non dovrebbe andare troppo d’accordo, notatelo bene, restano in silenzio, per la semplice ragione che quando andranno al governo sanno benissimo che il Miur lo dovranno cogestire con i sindacati. Perchè inimicarseli adesso se poi ci dovrai fare i conti in futuro? Si chiama realpolitik.

E veniamo alle forze di governo. Il pd è sin da quando si chiamava Pci e c’era un certo Togliatti, ostaggio dei sindacati. La sua sovranità limitata che prima facevamo risalire a Mosca, oggi è frutto della necessità di dover sottostare ai sindacati (che portano i voti dei pensionati e del pubblico impiego alle elezioni) e alla magistratura (che con Mani Pulite ha salvato il partito). La sinistra comunista italiana ha nella “concertazione” con i sindacati il suo fondamento ontologico. Simul stabunt simul cadent. Landini ancora oggi ha un potere che lo Zingaretti di turno si sogna, figuriamoci nel secolo scorso quanto hanno pesato. Il M5S ha parlato per mezzo del suo ministro all’Istruzione e più di questo non può fare, ma è il resto che conta. La politica mira ai voti e fa il suo gioco, ma per esempio, gli intellettuali no, perchè, dopo tutto questo tempo, considerano la questione così ininfluente da non doversene occupare per nulla?

C’è un solo intellettuale italiano di valore (a parte Luca Ricolfi) che abbia denunciato non ieri ma nel corso di 70 anni lo strapotere dei sindacati-scuola? No, i vari ( i primi che vengono in mente) Cacciari, Saviano, Veronesi, Asor Rosa, tutti quelli che scrivono su Repubblica, sul Fatto, i giornalisti che si occupano di scuola a tempo pieno su tutti i quotidiani, tutti si schierano come una sola falange contro della Loggia liquidato come “destra” (“voleva reintrodurre il predellino nelle aule, vergogna!”). Eppure il ministro della PI più bravo di tutti, Luigi Berlinguer, comunista, fu costretto dagli stessi sindacati-scuola a dimettersi senza che sino ad oggi abbia voluto dire una sola parola sull’accaduto e senza che nessun rivoluzionario si sia alzato per chiedergli: compagno Luigi, perchè? Forse è stato più facile denunciare le crudeltà dei campi gulag come fece il premio Nobel Solženicyn.  I giornali di carta è vero non li legge più nessuno per cui non è il popolo o l’opinione pubblica che isolano Galli della Loggia: è la casta, la classe dirigente, la politica, il ceto intellettuale, oltre che quello burocratico da sempre teleguidato dai sindacati di categoria.

Il nostro dramma nazionale è che solo uno in cerca di guai può denunciare il gretto corporativismo indifferente a tutte le tematiche educative e che ora vede nella emergenza della pandemia l’occasione storica per spostare ingenti risorse sul comparto scuola ma distribuite dall’elicottero, mentre andrebbero attentamente selezionate.

Lo strapotere viene raccontato come il grido disperato del folle che urla nella notte per le vie deserte della città. Il folle, vien detto in politichese, se la prende con i “corpi intermedi”, vuole annullarli per far avanzare “l’uomo solo al comando”. Perchè, osservate bene l’inganno, la co-gestione (o con-certazione che dir si voglia) è spiegata e giustificata come l’alternativa democratica all’uomo solo al comando (che altro non sarebbe che la dittatura)

Intanto di giorno la vita scorre e ogni ministro della PI, come avveniva già ai tempi di Gonella (1947), di Gui (1963), di Malfatti (1974) della Falcucci (1983), di Russo Iervolino (1993), deve concordare con i sindacati ogni suo singolo atto. Un do ut des infinito. Vogliamo essere buoni? Chiamiamoli “baratti”. I ricatti di semplici associazioni private, perchè di questo senza giri di parole si tratta, la nostra vivace intellighenzia italica così pronta a denunciare ogni giorno le ingiustizie nel mondo, la violazione dei diritti umani e la globalizzazione, dopo 70 anni ancora non riesce a vederli. Ricatti, minacce, se non mi dai questo allora io mi metto di traverso. Scusate, ma non assomiglia al pizzo mafioso o mi sbaglio? Altro che cultura del baratto prima della moneta. Anche il pizzo si può raccontare come una “assicurazione sulla tranquillità”, o no?

Se di un problema, dunque, non si intende discernere la causa, per eliminarla alla radice, quel problema è irrisolvibile. Ma la scuola italiana diventata i problemi matematici di Hilbert non ha futuro se qualche coraggioso non si oppone ai ricatti, alle minacce, alla co-gestione “in nome e per conto dei lavoratori”. Solo che il manzoniano coraggio chi non ce l’ha…