CI VUOLE MARIO DRAGHI Così capisco e condivido il senso delle parole di Mario Draghi: usare la crisi drammatica non per aggrapparsi ai brandelli del vecchio mondo, ma per governare l’alba del nuovo. Usare il debito, oltre l’emergenza, non per assistere ma per creare lavoro, ricchezza, equità, modernità giusta. Cose difficili, che richiedono la verità di una missione alta, totalmente depurata dal più suadente e velenoso dei linguaggi, quello della demagogia.
LA SINISTRA HA SEMPRE UN ORCO CATTIVO DAVANTI Populismi di varia natura si intrecciano con l’antico desiderio di occupare potere, a ogni costo. E in Italia questo avviene da decenni perché l’alternativa è sempre costituita dalla figura dell’orco cattivo. Sia essa incarnata dal babau del comunismo perfino dopo la caduta del Muro o da Berlusconi prima demonizzato e poi addirittura da qualcuno rimpianto.
IL GOVERNO CONTE IN CARICA «Tutto ma non lui» è sempre l’alibi di una politica che non rischia, che non si propone grandi cambiamenti, che gestisce alla giornata, che prescinde da analisi del reale e competenza. In buona sostanza «tutto ma non lui» è l’alibi della conservazione.
IL PD A VOCAZIONE MAGGIORITARIA Un Paese con due grandi poli che si confrontano alle elezioni. Uno vince, governa e attua il programma presentato agli elettori e l’altro fa opposizione e si prepara alla nuova sfida. È questo, ne sono convinto da sempre, l’unico modo per fare riforme coraggiose e non per passare il tempo a misurare i rapporti tra partiti e partitini di maggioranza e opposizione, le loro convulsioni spesso legate a ragioni di potere e non di coscienza.
ABBIAMO BISOGNO DI STABILITA’ Siamo un primatista continentale di instabilità. Abbiamo avuto 67 governi dal dopoguerra, sei anni trascorsi tra crisi e verifiche politiche. In media, in Italia, un governo dura un anno e due mesi. E la cosa non è migliorata nella cosiddetta seconda Repubblica: negli ultimi dieci anni ci sono stati sette gabinetti diversi. La stabilità costringe la politica a parlare di contenuti e i governi a fare le riforme promesse.
IL PD NON DEVE ESSERE TRASFORMISTA Sono due modelli che si confrontano, non da oggi. In fondo la questione è sempre quella: la scelta tra trasformismo e populismo o democrazia dell’alternanza e riformismo.